Nei giorni scorsi Ivo Poli, presidente dell’Associazione Città del Castagno, ha parlato della prossima stagione delle castagne dichiarando che sarà un annata record e che forse, la sua era una battuta ed anche una provocazione per riflettere sulla questione, non ci sarebbe stata gente a sufficienza per raccoglierle.
Dunque facciamola oggi questa riflessione, su quale sia l’esatta situazione per quanto riguarda i castanicoltori presenti sul territorio della Valle del Serchio e sul loro futuro.
Ce ne parla proprio Ivo Poli in questo lungo intervento.
“La mia ovviamente era una battuta, nel senso che oggi saremmo comunque tornati a una produzione in percentuale di alberi di castagno da frutto come un tempo – ci dice Poli – La diversità è però che 50 anni fa c’erano ancora tanti castagneti ben curati e oggi ne sono rimasti pochi”.
“Il problema sta nel fatto che nonostante tutto, anche se le castagne stanno spuntando buoni prezzi non ci sono più giovani che fanno questo tipo di lavoro. Di pari passo con la mancanza di nuova forza lavoro per questa produzione va il fatto che in questi decenni è drasticamente scesa anche la superficie dei castagneti da frutto
Da un censimento del 1847 fatto dagli Stati Estensi in Garfagnana, esistevano 2.052.157 piante di castagno da frutto con una resa di 76.135 quintali di farina di castagne. Secondo la statistica effettuata nel 1977 in Garfagnana dal Corpo Forestale dello Stato, avevamo 14.975 ettari di castagneto da frutto, e quantità simile nel territorio della Media Valle del Serchio. Per quanto riguarda la presenza di castagni da frutto, abbiamo raggiunto comunque i minimi storici nell’ultimo censimento castanicolo da frutto in Garfagnana nel 2004: risultavano allora 3000 ettari di castagneti da frutto, situazione molto simile anche nella Media Valle.
C’è poi la questione cinipide. Dopo circa 8 anni di mancanza prodotto castagne, causa l’arrivo del Cinipide galligeno del castagno, i castanicoltori avevano abbandonato questa coltura ormai non più redditizia. Le cose, almeno per quanto riguarda il problema cinipide, ora sono cambiate. Grazie alla lotta biologica intrapresa principalmente dal 2012 con l’antagonista Torymus sinesis, già dal 2017 abbiamo raggiunto un equilibrio fra insetto parassita e parassitoide e i castagni sono tornati alla loro bella fogliazione e fioritura.
Va detto, tra le note positive che, grazie a contributi da parte della Comunità Europea, negli ultimi 10 anni sono stati ristrutturati qualche centinaio di vecchi castagneti abbandonati in tutta la valle.
Quest’anno, debellata definitivamente la questione cinipide e grazie anche alla stagione che dalla primavera a oggi ha ben accompagnato il ciclo produttivo del castagno, si prevede dunque una produzione che non si ricorda da ormai qualche decennio.
Peraltro è tornata in auge una grande richiesta nel prodotto farina e trasformati, ma dopo il progressivo abbandono e l’assenza della produzione a causa del cinipide degli anni passati c’è bisogno di ripartire in questo settore. Questo lo si può fare con l’associazionismo, con corsi di formazione in potatura tree climbing, corsi di innesto, ed anche con un forte interesse da parte delle istituzioni. Certo non giova, a favore della ripresa del settore, ad esempio, il fatto che la Regione Toscana abbia inserito il castagno da frutto non più come bosco ma come frutteto; questo vuol dire che non può più accedere a fondi comunitari per il ripristino dei castagneti come fino a tre anni orsono. Questo farà sì che difficilmente verranno effettuati nuovi interventi di potatura e ripristino nei vecchi castagneti della nostra valle”
“Quante sono le aziende che vivono di castanicoltura in Valle del Serchio? Non ci sono aziende agricole che vivono di solo castanicoltura ma è tutto a part time, sia privati che agricoltori. I nostri boschi e castagneti sono molto frazionati in piccole parcelle; per questo è difficile quantificare quanti castanicoltori ci sono. Posso azzardare a fare un pronostico sui metati che potrebbero seccare castagne quest’anno nella valle: si potrebbe arrivare forse a cinquanta metati oltre a diversi quintali vendute fresche fuori zona. Comunque la maggior parte di castagne rimarranno a terra senza essere raccolte”.
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