Giovanni e Maria Pascoli confratelli dell’Arciconfraternita di Misericordia di Barga

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Giovanni Pascoli – con la sorella Maria – arriva tra noi nell’ottobre del 1895, entrando ad abitare nella bella e spettacolare villa presa in affitto dalla famiglia Cardosi-Carrara di Barga sul colle dei Caproni a Castelvecchio.
Da allora inizia a vivere con la società barghigiana tra alterni stati d’animo nei rapporti con i nuovi concittadini, specialmente con quelli più vicini alla villa, e così come la sua biografia ci insegna, anche con i livelli politici di Barga, particolarmente per le sue sofferte e negative candidature a un seggio a Palazzo Pancrazi, il locale consiglio comunale.

Comunque la totalità della comunità di Barga e il suo essere in ogni aspetto, soavemente entra in maniera caratteristica nella sua vita, tanto da prendervi quegli spunti che innalzeranno la sua poesia a faro per tutti quelli che in Italia intraprendono la via del monte Parnaso: la sede di Apollo, delle Muse e specialmente sacro alla Poesia.

Pascoli, questa tanto ricercata nuova vita barghigiana, intende viverla nel modo più pieno e lo vediamo stringere rapporti con diverse associazioni ed enti locali: Società Artigiana, Società Colombo, Ospedale S. Francesco, tra cui l’Arciconfraternita di Misericordia, l’antica istituzione rifondata nel 1817 sull’esempio di precedenti esperienze che affondano le radici nel rinascimento barghigiano. Una delle sue sicure sedi fu la chiesa di S. Maria Novella del convento agostiniano nell’Aiaccia, oggi piazza Angelio, poi la chiesa del SS. Crocifisso, per venire alla chiesa di S. Felice Cappuccino, dove ha di sua proprietà anche il palazzo di via della Speranza, adiacente alla stessa chiesa.

Ora siamo agli inizi del 1897, quando al provveditore dell’Arciconfraternita, Pietro Simonini, giunge la richiesta dei fratelli Pascoli intenzionati a iscriversi.
La domanda d’iscrizione dal Provveditore è annunciata al Governatore Egisto Piacentini che la inserirà all’ordine del giorno della prima riunione magistrale, ossia dell’organo dirigente l’istituzione. Se fatta a voce o per scritto non lo sappiamo, è pensabile fosse scritta, ma non possiamo affermarlo perché, di questo atto, non esiste memoria nell’archivio dell’Arciconfraternita.

Il Governatore Egisto Simonini è una delle figure più in vista di Barga; è un possidente che ha un caffè sul Fosso davanti a Porta Reale, ha fatto il segretario del consiglio d’amministrazione dell’Ospedale e ha lavorato alle Regie Poste, inoltre, quando occorrono persone di senno per assolvere delicati incarichi locali è tra i designati, diremo, quasi d’ufficio. La sua successiva storia ci dice che fu insignito del cavalierato e che diresse l’Arciconfraternita sino al 1928, per poi essere eletto Governatore Onorario a vita.

Pietro Simonini, il Provveditore incaricato dal Pascoli della sua domanda d’iscrizione, è persona altrettanto rispettata. Ha fatto parte del consiglio d’amministrazione della Società Artigiana, retta dall’onorevole Antonio Mordini -l’ex prodittatore di Garibaldi in Sicilia- ha una bottega in Barga -una specie di emporio-, dove commercia diversi articoli, come fece per le moderne macchine per cucire Singer, inoltre vende cera, fa anche il sarto, modellando anche i costumi per le carnevalate barghigiane e per il teatro dei Differenti. Il suo incarico di provveditore dell’Arciconfraternita è un ufficio dei più delicati, tanto da doversi rinnovare ogni anno; questi ha il controllo di tutti i beni mobili dell’Opera Pia, redige l’inventario di tutti i beni, accetta ogni elemosina, questue, lasciti, tassoline degli iscritti per poi versarle al Camerlengo.

Ora è sabato 16 gennaio 1897, sono circa le quindici, e da sopra e sotto la via della Speranza si vedono arrivare diverse persone che per il freddo spariscono nei baveri alzati dei cappotti e sotto il cappello ben calzato in testa. Alla spicciolata varcano in fretta la soglia della chiesa di S. Felice, al cui interno si apre l’accesso alla sede dell’Arciconfraternita di Misericordia, dove è convocato il Magistrato per discutere e votare gli argomenti iscritti all’ordine del giorno; tra questi l’accettazione delle nuove iscrizioni.

Dopo l’appello e la consueta invocazione a Dio che ispiri prudenza tra gli adunati – preghiera condotta dal Cappellano Correttore- ecco che Egisto Piacentini apre l’adunanza che al termine prevede anche il voto sulle nuove adesioni. A quest’occorrenza Pietro Simonini illumina i presenti circa la ricevuta richiesta dei fratelli Pascoli, poi si passa al voto che, come di prassi, è favorevole all’unanimità, ma leggiamo il verbale di quell’adunanza del 16 gennaio 1897:
“Previo avviso… sono intervenuti Piacentini Egisto Governatore, Salvo cav. Avv. Salvi, Arrighi Pietro, Bonaccorsi Valentino, Castelvecchi Antonio consiglieri; Giannotti Giovacchino cassiere; Simonini Pietro provveditore; Galli Everardo segretario… Il consiglio poi, sempre deliberando a voti unanimi, ammette, sopra loro istanza, a formar parte di questa Arciconfraternita i signori:
Pascoli cav. Prof. Giovanni del fu Ruggiero, Castelvecchio.
Pascoli Maria fu Ruggiero, Castelvecchio”. (Libro delle Delibere -Arch. Arci. Mis. Barga.)

Domenica 14 febbraio 1897, Giovanni Pascoli, seduto a una delle sue scrivanie di villa Cardosi-Carrara a Castelvecchio, scrive a Pietro Simonini il suo compiacimento per l’accettazione nel sodalizio barghigiano, unendovi anche quello della sorella Maria:
“Egregio Signore,
la ringrazio a mio nome e a quello della mia sorella Maria della gentilezza colla quale volle farci accogliere in codesta benemerita Arciconfraternita della Misericordia. La prego ora di ricevere la nostra tassa di ammissione e quelle annuali. Sono di lei, egregio signor Provveditore, devotissimo Giovanni Pascoli del fu Ruggero, anche per Maria Pascoli del fu Ruggero”.

Giovanni Pascoli rimane iscritto all’Arciconfraternita sino alla morte che avverrà a Bologna il 6 aprile 1912, mentre Maria sino al 1953, anno in cui si ricongiungerà con il fratello.
Il 9 aprile 1912, giorno delle esequie bolognesi a Pascoli, l’Arciconfraternita di Misericordia di Barga non sarà presente, delegando a rappresentarla, tramite lettera, un personaggio rimasto anonimo, probabilmente il commissario prefettizio al Comune di Barga Giovanni Salerni; affermazione plausibile per l’uso nel testo -una brutta copia di lettera scritta a lapis e conservata tra i documenti storici dell’Arciconfraternita- della forma allocutiva di rispetto Vostra Signoria. Le parole sono le seguenti:
7 aprile 1912,
Il Consiglio d’Amministrazione di questa Arciconfraternita ha nominato V.S. a rappresentare il nostro sodalizio ai funerali che saranno fatti a Bologna al Confratello Illustre Prof. Pascoli.
Il Governatore.

Da Bologna, il 9 aprile 1912, a tarda sera, il corpo di Giovanni Pascoli arriva alla Stazione di Fornaci di Barga su un treno speciale, così come fu alla partenza per Bologna il 17 febbraio di questo stesso anno.

Ora piove a dirotto e infuria un vento che scompiglia le ghirlande di fiori. Il feretro è sceso e caricato sul carro funebre tirato da cavalli dell’Arciconfraternita di Misericordia di Barga che, per la via di Loppia, lo condurrà alla provvisoria sepoltura al cimitero di Barga, in un loculo nei forni sotterranei che, ancora oggi, dopo cent’anni, reca il suo nome ed è vuoto. Il 6 ottobre 1912, presente il grande fratello d’arte Giacomo Puccini in pianto, la salma, con un lungo corteo funebre a piedi da Barga a Castelvecchio, giunge alla cappellina di villa Cardosi-Carrara, ormai da qualche tempo, per acquisto dei fratelli, Casa Pascoli, e lì tumulata nel sarcofago scolpito dall’amico Leonardo Bistolfi.

In precedenza, era il 22 maggio 1912, nella chiesa di S. Felice Cappuccino dell’Arciconfraternita di Misericordia di Barga, i sacerdoti don Bernardoni e don Bibolotti, avevano celebrato una Messa all’anima dell’Illustre Confratello Giovanni Pascoli.

A cent’anni dalla morte del Poeta, l’Arciconfraternita di Misericordia di Barga, in ricordo dell’Illustre Confratello e con lui di Maria, il 18 agosto 2012 allestirà uno spettacolo in piazza Verzani, vicino alla chiesa di S. Felice, incentrato sulla sua Poesia, dove non mancheranno arie pucciniane, ma di questo riparleremo in seguito.

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