Marie Equi, un personaggio poco conosciuto

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(dal giornale di Barga del settembre 2016)

 

Un personaggio poco conosciuto, quello di cui andiamo a parlare, ma che racchiude in sé tutti i fermenti di un’epoca di cambiamento. Si tratta della statunitense Marie Equi (1872-1952), medico, suffragetta, attivista politica e sindacale, nonché una delle prime donne a vivere liberamente la propria omosessualità. Una biografia così particolare sembra molto lontana dalla storia barghigiana, se non fosse per il fatto che le radici della famiglia Equi affondano proprio nel nostro territorio.

Marie era infatti la quinta degli undici figli di Giovanni Equi di Fornaci di Barga, il quale nel 1853, appena dodicenne, emigrò negli USA; stabilitosi a New Bedford, dove si impiegò come scalpellino, vi sposò un’emigrante irlandese. La figlia Marie, nata nel 1872, frequentò con profitto i primi anni scolastici fino a quando dové abbandonare la scuola per impiegarsi in una fabbrica tessile. Dopo alcune vicissitudini il padre mandò Marie a lavorare dallo zio a Fornaci di Barga, dove rimase per un paio d’anni; in questo periodo imparò a parlare fluentemente italiano. Alla fine, dopo aver litigato coi parenti, Marie fece ritorno in America, raggiungendo l’amica Bessie Holcomb in Oregon; qui si distinse subito per la sua combattività, arrivando a colpire con un frustino da cavallo il soprintendente scolastico che si rifiutava di pagare lo stipendio d’insegnante a Bessie, impiegata nella scuola locale. Intanto anche Marie cominciava a maturare idee sul proprio futuro professionale, decidendo di diventare medico. Dopo la laurea all’Università di Portland, avviò il praticantato prima a San Francisco e poi a Pendleton, dove si occupò della riserva indiana di Umatilla. Fece poi ritorno nella più popolosa Portland per aprire un proprio studio, dedicandosi principalmente alla cura di donne della working class e all’ostetricia; nascostamente procurava anche aborti, allora perseguiti dalla legge. Nel frattempo si avvicinò al locale movimento femminista, diventando un’accesa sostenitrice del voto alle donne.

Nel 1905 Marie avviò una relazione con l’ereditiera Harriet Speckart; il rapporto subì gli attacchi della stampa locale oltre all’opposizione della famiglia Speckart, che riteneva la Equi un’approfittatrice.

Il destino di Marie cambiò decisamente al momento in cui abbracciò la causa dei lavoratori: durante uno sciopero alcune sue pazienti, operaie presso un conservificio, le chiesero assistenza sanitaria; in breve diventò la loro portavoce. Soffocato lo sciopero, la polizia arrestò Marie e la sottopose ad una perizia psichiatrica. “Era fuori dall’immaginazione di quella gente” ricordava con rabbia la Equi “che una donna professionista, di riconosciuta pratica e reputazione, benestante, con un certo ruolo nella comunità, potesse uscire e impegnarsi per i suoi sfortunati fratelli e sorelle… per questo dovevo essere malata!”. Liberata su cauzione, la Equi non si arrese, continuando a partecipare alle agitazioni e a  tenere conferenze.

Nel 1915 la Speckart contrasse un brevissimo, disastroso matrimonio con un ingegnere che lasciò appena lo scoprì affetto da una malattia venerea. Il desiderio di famiglia tuttavia si faceva sentire, e le due donne decisero di adottare una neonata, alla quale fu dato il nome di Mary. Mentre Harriett ricopriva il ruolo materno, Marie si occupava del mantenimento della famiglia; la bambina le chiamava rispettivamente “Ma” e “Doc”, il “Dottore”.

Marie aveva intanto ingaggiato una nuova campagna politica contro l’ingresso degli USA nella Prima Guerra Mondiale. Nel giro di pochi mesi fu nuovamente arrestata, una volta per aver attraversato le strade di Portland con un cartello che recitava “Preparatevi a morire, lavoratori”, un’altra per aver distribuito opuscoli a sostegno del controllo delle nascite. Dalla metà del 1916 Marie decise di abbandonare il lavoro medico per dedicarsi a tempo pieno all’attivismo, tanto che fu definita dalla polizia locale “il peggior agitatore che abbiamo in città”.

In conseguenza ai drastici provvedimenti promossi dal presidente Wilson, Marie fu condannata a un anno di detenzione, trascorso nella prigione di San Quentin in California. Uscita dal carcere in pessima salute e molto provata dal punto di vista psicologico, riprese l’attività medica e di fatto non si ricongiunse con la famiglia. Nel 1927 Harriet morì improvvisamente; la figlia Mary, che era diventata una ragazzina vivace e con la passione per il volo, fu accolta da Marie e dalla sua nuova compagna Elizabeth Gurley Flynn, attivista che si era molto spesa per la causa di Sacco e Vanzetti.

Colpita da un infarto, Marie visse i suoi ultimi anni come nonna ed accanita lettrice, morendo ottantenne nel 1952.

 

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