Storia del Teatro Differenti. 1795: la storia del nuovo Teatro. (ottava parte)

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Con il nostro racconto circa il Teatro dell’Accademia dei Differenti siamo arrivati al 1792, quando giunge agli stessi accademici la risoluzione del problema sorto con il Motuproprio Granducale dell’anno 1785. Lo apprendiamo chiaramente da una lettera che gli stessi, loro volta, faranno arrivare sul tavolo del Magistrato Comunitativo di Barga. In pratica, dal contenuto della missiva dell’Accademia, si apprende che la stessa ha avuto il nulla osta, una Grazia Granducale, per intervenire materialmente al Teatro, in pratica è fuori da quel limbo in cui era stato posto, cioè è salvo e potrebbe riprendere la sua attività ma, appunto, forse si è imposto di metterci mano, da ciò l’ingrandimento quasi allo stato attuale.

È questa una bella sterzata granducale, di Ferdinando III, che nei fatti rimette in discussione il Motuproprio del defunto suo padre Leopoldo I del 1785, con l’inizio di un’epoca nuova circa il futuro teatrale della Toscana. Noi possiamo dire che ci fu un cambiamento di rotta nel Granducato perché in quello stesso tempo della novità per Barga, anche in altri luoghi toscani, sta avvenendo qualcosa di molto indicativo.

Infatti, dall’anno 1793 sino al 1795, si lavorerà anche al nuovo Teatro di Pescia, dove sarà ampliato il numero dei palchi sino a raggiungere il quinto piano. Era quello, come a Barga, un teatro già esistente in precedenza, iniziato nel 1717 dall’Accademia degli Affiliati, prima di questa ce n’era un’altra detta dei “Cheti”. Poi, fu la volta del nuovo Teatro di Fucecchio, di cui l’anno 1794 se ne getterà le fondamenta (16).  Per venire, infine, all’anno 1795, quando rinasce a Montecarlo il teatro dell’Accademia dei Rassicurati (prima degli Assicurati). Come esempio si è riportato questi tre casi, ma ce ne potrebbero essere anche altri e tutto ciò ci chiarisce che veramente ha preso avvio una nuova stagione per la cultura in Toscana.

Per la Valle del Serchio, come nota di colore locale, precisamente ai Bagni a Corsena, oggi Bagni di Lucca, si ricorda che l’anno 1790, dopo aver creato un’Accademia detta dei Provvidi, questa realizzò il Teatro Accademico. Va detto ancora che, se questo era un luogo espressivo per la presenza dei bagni termali e altro, però non si era nel Granducato di Toscana bensì in terre della Repubblica di Lucca.

Purtroppo noi non siamo a conoscenza come e cosa arrivasse all’Accademia dei Differenti, si allude alla comunicazione del nulla osta, la Grazia, circa il futuro del suo Teatro, dove, magari, potrebbe esserci stato anche un accenno circa l’idea esecutiva, come dovessero comportarsi.  Comunque ci resta la lettera di cui si parlava in apertura, dal contenuto oltremodo interessante, perché ci dice chiaramente che s’interverrà sull’esistente ma, non per lasciarlo così com’è bensì per ampliarlo. Gli accademici, per dare sfogo a quest’idea hanno dovuto comprare un casamento diroccato che apparteneva ai fratelli Marcucci, ad altre persone dei pezzi di terreno, come l’acquisizione dei diritti d’appoggio a certe case. Comunque il motivo dell’informativa alla Comunità circa ciò che stava facendo l’Accademia del suo Teatro, essenzialmente muoveva dal fatto che per raggiungere la perfezione del lavoro le occorresse ancora che la stessa Comunità le desse la possibilità di chiudere un cosiddetto “tronco di strada” pubblico.

Unico neo della lettera, si fa per dire la mancata effettuazione sul foglio di uno schizzo planimetrico, che comunque potrebbe celarsi in altre carte dell’Archivio Storico del Comune di Barga. Se esistesse un tale disegno e fosse ritrovato, potrebbe rilevare due cose: la prima, la consistenza del precedente Teatro e dove, al suo interno, definire a noi di oggi, per togliere di mezzo ogni dubbio, dove fosse stata volta la platea; mentre per la seconda, cosa realmente acquisirono e quale strada, detta in bruttissimo stato e quasi del tutto non frequentata, di cui la Comunità e certamente le diede la facoltà di chiudere.

TEATRO

Guardando l’immagine qui a fianco possiamo vedere, noi virtualmente volti verso l’ingresso del Teatro, che sul lato sinistro, in alto, ci fosse una casa, con una bella altana dove sono dei panni ad asciugare. Quella casa è possibile che un tempo fosse un corpo distaccato dal progettato ingrandimento del Teatro, tramite una strada che la discostava dal diroccato casamento acquisito dall’Accademia ai fratelli Marcucci. La nostra è solo un’ipotesi e usando il doveroso forse, potremmo vedere gli Accademici chiedere, così come si fece con la lettera diretta alla Comunità, di poter chiudere quella strada, cosicché dare il via al previsto ampliamento, avendo già concordato con gli allora padroni della casa l’appoggio alla stessa del nuovo ampliamento Teatro.

Comunque quella casa con l’altana, ciò che di essa resta, oggi appoggia al Teatro; fu quasi certamente resa inagibile durante la Linea Gotica dai bombardamenti aerei americani del 27 e 28 dicembre 1944. La strada che gli Accademici chiesero, e ottennero di chiudere, adducendo non fosse più di pubblica utilità, il motivo di quest’affermazione risiedeva nella semplice constatazione, che, di fatto, i cittadini, ormai l’avevano abbandonata e usavano la parallela che stava sul lato opposto della casa, l’attuale via del Duomo. Che tra i resti di questa casa, oggi restaurati e appartenenti al complesso Teatro, e la costruzione pensata e detta il Cavallaio, lo stabile di cui si vedono in foto gli archi più grandi, che nel mezzo ci fosse la via del Duomo, questo è documentato e aveva la solita funzione di quella da chiudere. Tra l’altro nella lettera gli Accademici s’impegnarono, in cambio della richiesta chiusura della strada in oggetto a rendere in buono stato una strada che è lì vicina e parrebbe essere, appunto, l’odierna via del Duomo, tenuta in cattivissimo stato, però utilizzata molto da tutti i cittadini, così come loro dichiararono.

 

Una traccia di una strada nei pressi del Teatro si trova nel disegno del Convento di Sant’Agostino che fece l’anno 1741 l’avo dello scrivente, il cartografo, agrimensore e architetto, Domenico Cecchi di Castiglione Lucchese. Guardando l’immagine qui a fianco vediamo una strada che lambisce tutto il possedimento di quei frati, da cui partono delle strade. Quella in alto indicata dalla freccia rossa, in un tempo indecifrato fu chiusa. Passava davanti al teatro ma a una distanza abbastanza importante, tale da stare sul retro del non più esistente palazzo Micheluccini e una costruzione che si appoggiava sul fronte del Teatro. Quanto detto lo diciamo per toglierci dall’idea che magari avessero potuto chiudere quella strada.

Altre idee di strade da potersi chiudere per favorire lo sviluppo del nuovo Teatro, al momento non si saprebbero argomentare.

A questo punto sarebbe bene dare spazio alla lettera dell’Accademia dei Differenti, che è molto interessante per la storia del Teatro e che noi abbiamo cercato di spiegare e rendere un poco comprensibile, e per quanto ne sappia lo scrivente, sarebbe la prima volta che si rende pubblica. Ora non lo facciamo, riservandoci l’idea di renderla certamente pubblica nel momento in cui daremo alle stampe questa nostra storia.

Nella sesta parte di questo lavoro si è già accennata alla figura del capo mastro Michele Lippi, che si firma perito, che con la sua impresa di muratura metterà mano al nuovo Teatro dei Differenti. Ne abbiamo parlato circa i suoi precedenti impegni lucchesi alla Cattedrale di Lucca e a un teatro della stessa città detto dell’Accademia de’ Collegiali. Ora aggiungeremo che si ricorda ancora per aver costruito altri due teatri a Lucca: il Castiglioncello e il Pantera di via Fillungo. Tutta una positiva se non eccezionale esperienza che certamente lo qualificava come un ottimo professionista.

Noi possiamo aggiungere che veramente lo fosse e che in Barga si riponesse in lui grande fiducia, anche perché molto conosciuto nell’ambiente amministrativo, infatti, in questi anni del nuovo Teatro, lui era già qui a Barga per fare la sua relazione sui lavori occorrenti alla via detta della Giovicchia. Questa strada conduceva nel lucchese entrando esattamente a Pian di Coreglia, passando davanti alla Dogana che era lì. Per il territorio di Barga partiva da Porta Reale arrivava sino al ponte sull’Ania, e lui era stato incaricato di spiegare per scritto cosa accorresse per riattare al meglio la strada. Senza dimenticare che una diecina di anni prima aveva lavorato anche al Palazzo Pretorio, per un’importante sistemazione; quindi era molto conosciuto in loco e certamente conosceva assai bene il Teatro e sapeva benissimo di come si dovesse intervenire per renderlo più grande.  Tra l’altro, proprio per la sua riconosciuta maestria è certo che sia stato lui ad aver progettato, cioè, ideato come si dovesse ingrandire il Teatro.

Anche per questa volta ci fermiamo qui, dicendo solo che ogni Accademico Differenti, terminato il lavoro al nuovo Teatro, riavrà il palchetto a lui spettante secondo il numero che già aveva in precedenza. Questa storia la riprenderemo con il prossimo articolo, con il quale vedremo se ci riuscirà entrare un poco nelle spese per il Differenti e vedere chi vi lavorò sino all’inaugurazione dell’anno 1795. Poi vedremo nei nostri racconti la presenza a Barga di quel grande artista che ha per nome Francesco Fontanesi, assieme ai suoi discepoli Cesare Carnevale e Giuseppe Lucini.

 

 

 

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16) Gazzetta Toscana, Anno 1794, n.25.

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