Bolla covid a Barga, valore aggiunto per le attività della rete ospedaliera e per i pazienti

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BARGA – Il lavoro svolto in questo periodo è stato un valore aggiunto sia per l’attività della rete sia per i pazienti,. Così ha dichiarato, a proposito della chusura della bolla covid che per due mesi ha funzionato presso l’ospedale San Francesco, Michela Maielli, Direttore Sanitario del Presidio Ospedaliero Lucca e Valle del Serchio.

Di esperienza positiva parla poi il direttore della riabilitazione di Barga, il dottor Ivano Maci secondo cui il personale ha risposto con entusiasmo e dedizione, facendo ognuno la sua parte con impegno e professionalità per dare il meglio del servizio. Maci ritiene, sottolineando peraltro l’ottima collaborazione con il Dott. Giancarlo Tintori e tutto il personale della Medicina di Barga oltre ai medici dell’USCA, che i pazienti ricoverati a Barga abbiano sicuramente gradito l’assistenza e anche la possibilità di fare Riabilitazione.

Il risultato dell’ottimo lavoro svolto è anche il frutto di una lunga esperienza legata all’impegno sulla prevenzione. Così sottolinea la coordinatrice dei fisioterapisti della riabilitazione di Barga, Maresa Andreotti che ci ha detto:

“La conoscenza maturata  a partire dal 2017, con la Direzione Sanitaria dell’ Azienda, in merito alla prevenzione delle infezioni da germi multiresistenti nella UO Riabilitazione, fino ad arrivare al 2019 con la necessità di attuare procedure di isolamento e modalità organizzative ed operative per gestire i pazienti da riabilitare con Klebsiella NDM (New Delhi) ci ha permesso di affrontare questa nuova esperienza con una buona preparazione di base. L’ ulteriore formazione, fatta nell’ occasione, in tempo record, in particolare su vestizione e svestizione ci ha ulteriormente fortificato e per tutto questo ringraziamo la Direzione Sanitaria”

Sull’esperienza insiste anche il commento di una delle fisioterapiste, Valeria Belloni:

’L’esperienza è il solo insegnante in cui possiamo confidare’ ha scritto Leonardo Da Vinci e noi sulla nostra esperienza abbiamo confidato.  A metà novembre, tra paure, polemiche, perplessità ed incertezze, il nostro reparto di Riabilitazione in pochissimi giorni si è trasformato per accogliere e riabilitare pazienti Covid. Eravamo preparati a tutto questo? Forse non tutti, anche dal punto di vista psicologico, ma l’impegno è stato tanto da parte di ogni figura professionale ed oggi, che siamo giunti alla fine di questa esperienza, possiamo dire che ce l’abbiamo messa tutta e che ce l’abbiamo fatta.

I Primari ed i Medici della Riabilitazione e della Medicina hanno collaborato con efficienza e professionalità con i giovani Medici dell’Usca, preparati, disponibili, sorridenti e con tanta voglia di fare bene. Infermieri ed Oss si sono ritrovati a lavorare su più fronti, dividendosi le mansioni tra i reparti interessati e costretti a riorganizzare il loro lavoro ed a condividere ambienti diversi da quelli abituali con non pochi disagi. La coordinatrice dei fisioterapisti con le coordinatrici infermieristiche della medicina e della riabilitazione hanno tirato le fila sull’organizzazione, che non è stata da poco. Le ragazze delle pulizie, vestite anche loro come se dovessero andare sulla luna hanno sfacchinato ogni giorno per tenere gli ambienti puliti e sanificare ogni cosa, così attento e preciso è stato il personale della lavanderia: ogni giorno trovavamo le divise pulite da mettere e vi assicuro che, avendone non molte a disposizione a testa, hanno fatto un grande lavoro. Lascio per ultimi la logopedista e noi fisioterapisti, perché è questo il campo che mi riguarda. Anche in questo caso è stato un bel lavoro di squadra tra i colleghi che hanno continuato a trattare i pazienti del nostro reparto, con non pochi sacrifici, e quelli come me che sono stati a contatto con i pazienti Covid. Vorrei fare una riflessione su quest’ultimo punto e sulle incertezze dei primi giorni, su come avremmo dovuto affrontare questa bestia pericolosa che lascia questi pazienti privi di forze, dipendenti dall’ossigeno e soprattutto spaventati. Abbiamo cercato di accoglierli con il sorriso degli occhi, l’unico che potevano vedere, con il nostro lavoro e con i nostri incoraggiamenti. Rivederli in piedi senza ossigeno è stata una gioia per noi e per loro, quel corridoio lungo è stato calpestato da tanti passi stanchi e le nostre bombole portatili hanno fatto il loro lavoro, come del resto i saturimetri sempre in funzione per non farci perdere mai di vista il problema.

Che cosa abbiamo imparato? Sicuramente che l’unione fa la forza.”

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Commenti

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  1. “La coordinatrice dei fisioterapisti con la coordinatrice infermieristica hanno tirato le fila sull’organizzazione, che non è stata da poco.”

    Questa è un’ affermazione incompleta, perché nella parte organizzativa, gestionale,e nella ripartizione del personale, su due reparti, grande contributo è stato dato anche dalla coordinatrice infermieristica, della medicina di barga.

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