Le epidemie nei secoli di Barga tra fede e speranze (seconda parte)

- 3

I francescani di Barga e San Rocco

Altro momento di pestilenza nella Valle successe al tempo del beato Michele da Barga (1399-1479), precisamente verso il 1470, epoca in cui il Beato con un suo compagno, eroicamente assistendo anche i moribondi, insieme con lui ne portò più di settecento alla sepoltura in tutta la Valle del Serchio. Allora i frati erano allocati in fondo al Piangrande di Barga, precisamente situati tra due importanti castelli: Barga e Gallicano, precisamente al convento di Santa Maria delle Grazie, odierno San Bernardino. La peste stava mietendo molte vittime nel castello di Barga e i barghigiani vollero quei buoni frati dentro le mura, così alloggiandoli nella casa della Compagnia del SS. Crocifisso. Cessata l’emergenza e al momento di fare ritorno al convento in fondo al Piangrande, sospinto dai barghigiani, ecco che il beato Michele con l’assenso del superiore, riuscì a convincere la sua famiglia, i Turignoli, a rendersi disponibile a una permuta dei beni su cui sorgeva il Convento di Santa Maria delle Grazie con quelli appartenenti alla stessa famiglia che erano vicini al Castello sulla via per Gragno. Andato, tutto a buon fine ecco prendere avvio l’anno 1471 il nuovo Convento dedicato a San Francesco, ancora esistente, che pian piano si andrà ingrandendo e abbellendo delle terre cotte robbiane.

Ora siamo al 1479, esattamente al dì 30 aprile, e dalle finestre castellane di Barga si va spargendo tra la gente la triste nuova della dipartita di quel Santo frate, il futuro beato Michele. Tanto fu il cordoglio al pensiero di quanto si era dato da fare specialmente al tempo della peste degli anni 1465-70 e che già abbiamo visto.

Avere assistito, incitato i confratelli a soccorrere i colpiti da peste, l’averli portati al sotterramento, per l’evidente pericolo di contagio, era stata veramente un’opera di grandissima misericordia. Questo ricordo del Santo Frate era certamente vivissimo, presente e la sua carità, vissuta di persona, un insegnamento per tutti, seppur e nonostante ciò il Consiglio di Barga sancisse che il tale fosse allontanato dalla terra perché lebbroso o colpito da peste, isolandolo in luoghi lontani come ai 1500 metri del Lago Santo.

Poco dopo il triste evento della morte di frate Michele, passati cinque giorni, esattamente il 5 maggio 1479, ecco che nel Consiglio di Barga si alza e va alla “arringhiera” (da arringare), il luogo da cui avrebbe esposto la sua idea, il capitano di parte guelfa Pierotto Del Testa, il quale con voce incisiva riflette “vista la moria che va mietendo la peste nelle terre circonvicine che fosse bene non far entrare nessuno nel Castello senza la licenza del Consiglio e Podestà”. Ecco che abbiamo capito che siamo di nuovo alle prese con il tristissimo dramma sociale e cercando di tenere lontano il contagio, una delle prime misure era l’isolamento del territorio e al tempo stesso, come sempre accadeva, cercare di riavvicinarsi la corte celeste con tutti i Santi, specialmente quelli deputati dalla società per intercedere presso l’Altissimo la grazia della sanità.

In quel periodo i protettori in Barga contro la peste erano San Cristofano, San Sebastiano e altri ma tra la gente adesso è entrato con straordinaria forza un nuovo culto, tributato a un santo la cui recente storia risaliva alla seconda metà del XIV secolo: San Rocco. Probabilmente piaceva immensamente la sua personale vicenda perché ben si attagliava alla speranza di vita di chi fosse stato contagiato dal terribile morbo. In effetti, chi colpito dal morbo e nella disperazione del momento, senz’altro il pensiero correva a ciò che accadde a San Rocco che, dopo tanto amore profuso verso il prossimo nel soccorrere gli appestati, quando anch’egli fu preso dal male, rimanendo abbandonato a se stesso, almeno un cane gli portò un tozzo di pane, la grazia divina gli fece sgorgare una polla d’acqua lì vicina e così riuscì anche a guarire; una storia udita narrare, emozionante, di grande conforto, che spalancava l’anima di ognuno al suo messaggio.

Ancora oggi la storia della vita di San Rocco non è molto chiara, comunque si pensa appartenesse a una famiglia francese, i Rog, da qui il nome in italiano di Rocco. Nato circa la metà del secolo XIV a Montepellier, rimasto orfano e devoluti tutti i suoi beni ai poveri, decide di farsi pellegrino in un viaggio che lo porterà alla scoperta di Roma, il luogo della Santità.  Lungo il viaggio si prodigò con abnegazione nel confortare e aiutare chi era stato colpito dalla peste, finché, sulla via del ritorno, egli stesso non ne rimase contagiato nelle vicinanze di Piacenza e nessuno volle aiutarlo. Ritiratosi in un bosco, solo un cane, ecc, ecc. Rocco guarì e ripreso il viaggio eccolo arrestato a Voghera perché ritenuto una spia e qui morire in carcere tra il 1376-79.

Tra i popoli delle terre italiane e francesi il nome di quel religioso di grande carità corse rapido come il fulmine e le sue ossa nel 1485 da Voghera furono portate a Venezia che lo elesse compatrono della città con San Marco.

Chi fu e come si diffuse in Barga il culto di San Rocco? Con precisione non lo sappiamo ma è molto probabile siano stati i locali frati minori francescani raccolti nel convento di San Francesco, che nella vita di Rocco vedevano esemplificata quella del Poverello d’Assisi. Non si dimentichi che Rocco fu appartenente al Terz’Ordine Francescano, quell’esercito di persone dedite anche al disinteressato volontariato sociale. E allora forse non è un caso che proprio alla morte di frate Michele, avvenuta in odore di santità nel ricordato 1479, proprio in quest’anno, il Consiglio di Barga decidesse con solenne delibera di adottare in Barga il culto di San Rocco.

In altre parole l’interessamento del Comune verso il Santo non poteva nascere dal nulla, ma come sempre accade, suggerito dall’aver costatato che il popolo di Barga già da qualche tempo vi si stava raccomandando, come nel presente anno che alle porte di Barga batteva la peste. Riscontrato poi che si stava mantenendo lontana, ecco la volontà comunale che quel nuovo culto che tanto piace ai francescani di Barga e in ricordo di un campione nella simile carità, frate Michele, senza alcuna eccezione, fosse codificato quale patrimonio spirituale della comunità e che si celebrasse San Rocco nel giorno della sua morte, il 16 agosto di ogni anno. Consoli e Podestà riuniti il 14 agosto 1479 a palazzo Pretorio deliberano il Consiglio Generale della Terra di Barga da tenersi il giorno successivo. Uno degli argomenti:“Sancti Rochi Festivitatis Veneratio”, il cui voto vide tutti i presenti favorevoli.

 

Da allora il santo per eccellenza nella speranza di una protezione dalla peste e per tutti, diviene San Rocco seppur San Sebastiano, in qualche misura tenga il passo, mentre San Cristofano resta sempre lì, come sempre, ieraticamente attento alla sua Barga.

La prova del successo popolare di San Rocco l’avremo quattro anni dopo questi 1479, quando nel 1483 il popolo edificò in suo onore una cappella all’inizio del ponte di Borgo, oggi detto Vecchio, un oratorio che poi fu incamerato tra i beni dell’Opera del Duomo di Barga che rispondeva al Comune di Barga, così sgravando i costruttori dal mantenimento.

Andando avanti con la nostra rievocazione e ricostruzione storica dei maggiori periodi di peste a Barga, ecco che negli anni 1527 e 1528 questa si ripresentò con violenza nel territorio e tutto il popolo si dette alla protezione di San Rocco, tanto da veder fiorire altari al suo nome: uno nella cappella fuori Porta Reale, altro si pensa sull’Arringo tra la Pieve e il Palazzo Pretorio, infine davanti alla chiesa del convento di San Francesco, dove si poteva assistere alla Messa senza essere rinchiusi nella chiesa.

In questo frangente, nel momento cruciale della peste, il sacerdote Domenico del Francia di Barga chiese l’Oratorio di San Rocco in fondo al ponte di Borgo (oggi Vecchio), dichiarando di attenersi alle direttive comunali e dell’ Opera, unendo a ciò la buona volontà di assistere gli appestati e nel giugno di quel 1528 il Comune approvò la sua elezione per un anno.

Di questa peste se ne parla anche nel Memoriale di Jacopo Manni da Soraggio, pievano di Barga. Lì si dice che nel maggio 1527 si scoprì la peste in casa di Bernardino Speziale a Porta Reale e che gli morirono due figli e poi toccò a lui e alla cognata che era una Giuliani. In questo stesso anno toccò simile sorte anche al commissario di Barga Zanobi Buondelmonti e con lui la moglie. Il pievano Manni in questo tempo di peste raccolse molti testamenti di persone di Barga colpite dal morbo. Il Manni dice ancora che al dicembre 1527 in Firenze si contassero 190.000 morti (sic!), come da lettere in suo possesso che lo dichiarano, mentre a Barga ci fu un momento di calma tanto da far credere che il pericolo fosse scongiurato, ma fu solo una tregua perché l’anno seguente, nel giugno, ecco il Manni annotare che fosse tornata la peste a Barga tramite Paulaccio Sermanni che era stato al soldo a Genova dove la peste imperversava.

Paulaccio fu preso dal Bargello e dal commissario Augusto Rondinelli e non morì di peste ma impiccato e di questa giustizia se ne vede le spese nelle delibere comunali sotto il dì 24 giugno 1528. Sermanni era un uomo che viveva molto a modo suo, così come denota anche l’appellarlo e certamente gli furono fatte pagare anche altre colpe, come le aggressioni lungo la Valle a chi si recava nella Garfagnana superiore.

Questo fu veramente un periodo di peste dei più terribili e storicamente lo vediamo anche dal luogo in cui fu convocato il citato Consiglio in cui si trattò anche delle spese per la giustizia di Sermanni, che non fu il Palazzo Pretorio ma un luogo molto più ampio, certamente per il pericolo dei contagi, che era lì a due passi e dove si poteva confidare nella diretta protezione di San Cristofano , cioè, nella sua chiesa, il Duomo ma leggiamo:

Die XI mensis junii 1528. Convocato e congregato e similmente in sufficiente numero coadunato publico et generale consilio Comuni Barge in ecclesiam plebis sancti cristofori … Francesco di Giovanni Mazangha uno del numero di decto consilio, levandosi in piedi nel suo solito e consueto luogo … al cospetto della peste, quale si debba havere di ogni prudentia … per essersi detta peste dilatata in molti luoghi vicini alla terra di Bargha, che atteso ancora che più giorni fa per ordine del presente Consilio furno facti dicti et deputati sei huomini di dicto Comune per Offitiali di Sanità … Pier Angelo di Stefano Mozi, Alexandro di Francesco Mazangha, Michele di Toto di Simone Giovannini, Giuliano di Pieruccio Dantonio Pieruci et Santino di Giovanni Pieracha et in suo luogo per la sua absentia fu posto Menco di Mariotto di Biagio Nuti.

… di potere spendere cosa alcuna et considerato che havere previsto agli huomini, che abbino havere cura della Terra di Barga et alli huomini dessa et fare opera di conservare da detta contagione di peste …   

 

In pratica s’iniziava con il porre le guardie ai passi montani, alle barche sul Serchio, ai ponti, e a consueti luoghi di transito affinché non ci fosse il libero accesso al territorio, anzi fosse bloccato e solo concesso con il permesso dei maggiorenti del Comune, poi con il porre le guardie alle tre porte di Barga e altre attenzioni. Questi provvedimenti si ebbero con forza anche l’anno 1579 e un decennio dopo, quando si ripresentò la peste sul territorio di Barga.

In questo secolo il culto di San Rocco in Barga andò crescendo ed anche nel territorio, per esempio a Tiglio fu fatta una cappella. Come già detto fu fatta anche una cappella fuori di Porta Reale, uscendo, ci pare di capire fosse all’inizio dell’attuale piazzale del Fosso o in quei paraggi, dove certamente si pose sull’altare la pala detta robbiana che è rimasta allo stato di cotto, oggi nel Duomo, dove è raffigurata la Madonna che aveva il bambino in braccio, San Rocco e San Sebastiano, con tutta una sequela di santi nella predella, dove di alcuni resta solo la traccia. La storia di questa pala è più complessa e per conoscerla rimandiamo il lettore al sito del Giornale di Barga Online, all’articolo Il Culto di San Rocco a Barga.

La cappella a San Rocco che era sul Fosso sul finire di questo secolo XVI si trovò in uno stato molto precario tanto da consigliare il Comune di sfarla e far confluire tutti i beni alla similare in fondo al Ponte di Borgo e si pensa che la pala sia stata portata al Convento di San Francesco e posta nel chiostro, da qui, arrivando in Duomo per sottrarla a mani avide che la stavano deturpando.

Stiamo avvicinandoci alla celebre peste del 1630 che fece un grandissimo spavento simile alla peste nera ed ecco che in Barga tutti si strinsero ai loro santi e specialmente a San Rocco. (continua)

 

 

Tag: , ,

Commenti

3

  1. Un residente di Coreglia


    Grazie di queste lezioni di storia, perfetto in questo momento di pandemia! Ho notato i tanti santuari dedicati a San Rocco nei vari paesini della Valle (sempre fuore paese, pero’), ma non sapevo la data, rinascimentali anziche’ medioevi.

    Adesso ha piu’ senzo anche la pala da Filippo Lippi nella chiesa di San Michele a Lucca, in cui appare San Rocco insieme a 3 altri santi.

    Aspetto la terza parte!

  2. pier giuliano cecchi


    Grazie!
    Grazie a chi legge e ci trova qualcosa d’importante, curioso e anche d’istruttivo. Mi fa veramente piacere!
    Questa somma di cose che ho detto è il fine del mio impegno di ricercatore e indagatore la storia e che ormai assomma moltissimi anni:
    Preciso, per chi leggesse solo ora un mio commento e così mi conoscesse per la prima volta, che soprattutto mi occupo di storia di Barga.
    Come si è letto, San Rocco fu un culto che esplose nel popolo, come del resto tutti i culti, però questo, appena conosciuto, la gente lo fece suo per quella straordinaria vicenda che ho cercato di spiegare.
    La gente contagiata si identificava speranzosa in San Rocco. A tutti piaceva la sua storia che dava la speranza della guarigione, così come in lui fu, grazie anche a quel canino che lungo il sentiero da tutti evitato, scodinzolava portandogli quel tozzo di pane, poi, guarito eccolo soccombere alla perfida mano dell’uomo e forse quella sua drammatica fine sancì per l’eterno dei tempi la sua memoria tra gli uomini.
    Nella Valle del Serchio, con Barga in testa, grande è la memoria di San Rocco, soprattutto riesplosa nell’anno della terribile peste del 1630 di manzoniana memoria e che, seppur brevemente, vedremo con il prossimo articolo, quando nella stessa Barga si volle una vera chiesa a lui dedicata.

    Pier Giuliano Cecchi.

  3. pier giuliano cecchi


    Grazie!
    Grazie a chi legge e ci trova qualcosa d’importante, curioso e anche d’istruttivo. Mi fa veramente piacere!
    Questa somma di cose che ho detto è il fine del mio impegno di ricercatore e indagatore la storia e che ormai assomma moltissimi anni:
    Preciso, per chi leggesse solo ora un mio commento e così mi conoscesse per la prima volta, che soprattutto mi occupo di storia di Barga.
    Come si è letto, San Rocco fu un culto che esplose nel popolo, come del resto tutti i culti, però questo, appena conosciuto, la gente lo fece suo per quella straordinaria vicenda che ho cercato di spiegare.
    La gente contagiata si identificava speranzosa in San Rocco. A tutti piaceva la sua storia che dava la speranza della guarigione, così come in lui fu, grazie anche a quel canino che lungo il sentiero da tutti evitato, scodinzolava portandogli quel tozzo di pane, poi, guarito eccolo soccombere alla perfida mano dell’uomo e forse quella sua drammatica fine sancì per l’eterno dei tempi la sua memoria tra gli uomini.
    Nella Valle del Serchio, con Barga in testa, grande è la memoria di San Rocco, soprattutto riesplosa nell’anno della terribile peste del 1630 di manzoniana memoria e che, seppur brevemente, vedremo con il prossimo articolo, quando nella stessa Barga si volle una vera chiesa a lui dedicata.
    Pier Giuliano Cecchi.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.