Kme, la FIOM: “Non firmeremo questo accordo se non dopo referendum dei lavoratori

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“Sfidiamo chiunque a trovare scritto nell’accordo, l’unica cosa che conta, l’impegno delle parti ad espellere 160 lavoratori tramite corsi di formazione fantasma” .

Lo afferma il coordinamento nazionale FIOM – KME ribadendo la propria posizione di netto contrasto con la linea aziendale circa il piano degli esuberi ed i percorsi formativi, alla vigilia del tavolo di confronto convocato proprio per domani tra azienda e sindacati. Tavolo a cui saranno sicuramente presenti per riavviare il confronto ed eventualmente per arrivare alla sigla necessaria per andare avanti FIM e UILM, mentre presumibilmente FIOM non parteciperà
Ecco il comunicato emesso dal coordinamento nazionale:

“Il Coordinamento nazionale della Fiom di Kme condanna il clima di terrore che l’azienda ha costruito ad arte per costringere le organizzazioni sindacali e le Rsu ad accettare un accordo sulla formazione che per la Fiom, con la firma di qualche sindacato, si configura come il via libera a veri e propri licenziamenti mascherati.

Ben altre cose sono scritte nell’accordo. Quando si parla di rispettare l’intesa è bene ricordare che sulla gestione degli esuberi si parlava di: ricorso al tempo parziale compatibilmente con la fungibilità delle mansioni, che potrà essere raggiunta anche mediante corsi di formazione; ricollocamento in ruoli precedentemente svolti da personale il cui rapporto di lavoro sia stato risolto; valutazione di eventuali richieste di trasferimento da parte di dipendenti in altre sedi del gruppo; internalizzazione di attività; possibilità di assegnazione a mansione diverse, secondo le prassi aziendali.

Nessuno di questi punti è stato ad oggi nemmeno messo sul tavolo della discussione, e a maggior ragione rispettato. La posizione dell’azienda è stata firmate perché ho bisogno, legalmente, della vostra firma per potermi liberare di 160 persone. Il tutto senza senza una reale e concreta possibilità di un nuovo lavoro per tutti i lavoratori interessati. Per esplicita dichiarazione dell’azienda, dovrebbero essere 38 le ricollocazioni possibili alla fine dei due anni. Il risultato finale sarà che saranno espulsi dalla fabbrica fino al settembre del 2018. Ora si sfida chiunque a trovare scritto nell’accordo, l’unica cosa che conta, l’impegno delle parti ad espellere 160 lavoratori tramite corsi di formazione fantasma.
Nonostante ciò l’azienda conclude con un ‘se non fate come dico io, disdetto l’accordo’
E’ questo il punto più preoccupante. Il ricatto esplicito è una novità assoluta, frutto dell’arrivo del nuovo amministratore delegato, che doveva portare ulteriori tonnellate e una spinta commerciale atta a ridurre gli esuberi (pagine tre dell’accordo) e che invece mette a repentaglio anni di positive relazioni industriali che si sono sempre concluse con accordi validati dei lavoratori.
Si è lavorato esplicitamente per mettere i lavoratori uno contro l’altro seminando la paura e l’incertezza, costruendo le basi di una divisione sindacale tutta a favore dell’azienda, ma la Fiom non dimentica che al tavolo della trattativa, il sopracitato amministratore ha esplicitamente dichiarato che Fornaci di Barga dovrà essere una fabbrica con 300 dipendenti. Ora i lavoratori devono sapere e che oggi l’azienda vuole, utilizzando strumentalmente presunti corsi di formazione, mettere alla porta 160 lavoratori e nel 2018 toccherà ad altri 150.
Se oggi passa questa operazione domani l’azienda sarà a rischio oggettivo di chiusura.
Ed allora ognuno deve assumersi le proprie responsabilità. La Fiom in quanto struttura non firmerà mai l’espulsione di lavoratori dalla fabbrica e gli eletti della Fiom nella Rsu non firmeranno nessun accordo se non dopo un referendum in cui i lavoratori si siano liberamente espressi con un voto segreto.
Noi pensiamo che respingere oggi l’espulsione dalla fabbrica di 160 collegi permetterà domani di difendere tutta la fabbrica dall’idea di smantellarla lentamente fino a farla morire nel corso di pochi anni. E bene che i lavoratori sappiano che l’azienda, a dispetto della più volte decantata sensibilità sociale, cura gli interessi dei propri azionisti, non certo il futuro dei lavoratori. Non bisogna dare ascolto ai vari capetti che la dirigenza ha sguinzagliato a terrorizzare i lavoratori con minacce e false promesse.
Ribadiamo quanto scritto unitariamente dal Coordinamento nazionale Fim-Fiom-Uilm del 19/9 u.s. che recita testualmente “il Coordinamento ribadisce che non accerterà forzature sulle collocazioni al massimo consentito della riduzione di orario di lavoro e non permetterà che nessuno resti fuori da KME per tutta la durata dell’accordo senza una reale e concreta ricollocazione lavorativa che tuteli i lavoratori” si può anche cambiare idea in meno di un mese ma forse un po’ di coerenza renderebbe tutti più credibili.
In ultimo nel fare i nostri più sentiti auguri a Vincenzo Manes, principale azionista dell’azienda, per il nuovo incarico a capo della Fondazione Italia che si occuperà di terzo settore, cosa per altro assai utile, vorremo ricordargli che il terzo settore non si costruisce sulle ceneri del primo settore che fa dell’Italia il secondo paese manifatturiero europeo.”

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