KME, nella trattativa spunta il piano dei possibili esuberi: 275 sono per Fornaci

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Subisce un deciso contraccolpo la trattativa in corso per il futuro di KME Fornaci di Barga. Dopo la notizia della possibilità di rilanciare la produzione del rame a Fornaci, emersa ai primi di giugno, e accolta positivamente dai sindacati, per il coordinamento nazionale sindacale, come sottolineato dal segretario provinciale della FIOM, Mauro Rossi ė arrivata lunedì una vera e propria doccia fredda, secondo quanto emerso nell’incontro in programma a

Firenze. Nell’accordo per il nuovo piano industriale da fissare da qui al 2018: “L’azienda ha presentato un documento che ci ha preoccupato e non poco – dichiara Rossi – la direzione ha presentato un accordo che ricalca il noto accordo del 2013 ma con diversi elementi peggiorativi. Il peggiore ė che l’azienda ha quantificato e vuole inserire all’interno del documento un numero esagerato di esuberi che solo per Fornaci di Barga arriva a 275 unità. E che potrebbe realizzarsi in caso di non raggiungimento degli obiettivi previsti. 255 per lo stabilimento ed in particolare, novità che emerge per la prima volta, venti unità anche per le lingottiere. Un dato che ci preoccupa ulteriormente visto che la direzione ha annunciato una rivisitazione che riguarda anche i siti produttivi delle lingottiere e questo numero ci fa venire il sospetto che una parte della produzione italiana potrebbe essere spostata in Germania” .
L’azienda avrebbe ribadito che non c’è nessuna volontà di procedere a licenziamenti, ma sarebbe ferma sulla volontà di inserire nell’accordo il piano di esuberi.
“Di fronte a questa novità – continua Rossi – tutto il resto passa in secondo piano ed ammetto che quanto emerso lunedì ci ha spiazzato. Peraltro il piano di esuberi viene presentato tenendo conto di una specifica formula che si basa sulla quantità prevista di produzione in tonnellate per unità lavorativa, ma secondo noi questo non ė un dat fisso, ė variabile contingente al momento e non si deve quindi in questa fase fare affidamento ad una formula che peraltro peggiora notevolmente le cose rispetto all’accordo del 2013.
Le alternative a questo punto sono che: o loro sono disposti a trovare un altro tipo di accordo oppure ci potrebbe essere da parte nostra anche la non firma dell’accordo.
E comunque se quei numeri devono essere inseriti nel nuovo piano industriale ci devono essere anche impegni specifici per capire come fare per superare ed evitare quegli esuberi alla fine del 2018. Delle soluzioni alternative per sventare i licenziamenti possibili”.
Il prossimo confronto sindacati-azienda ė in programma per lunedì prossimo ed ė intenzione dei sindacati per tale data formalizzare delle proposte per la riscrittura del documento che così come ė stato presentato non può essere firmato secondo quanto riportato da Rossi
“Anche la gestione di quello che l’azienda prevede per i contratti della solidarietà non ci convince, ma di fronte ai numeri di esuberi presentati lunedì tutto il resto viene dopo. Prima va risolto questo punto che rappresenta il passaggio essenziale per portare avanti o meno una trattativa”.

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