Il “Temporale d’inverno” del Natale 1944 visto dal fronte di Fosciandora di Ivano Stefani

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Il fronte di guerra che interessava il Comune di Fosciandora, passando per il crinale di Lama, andava dal Ponte di Campia fino all’Uccelliera e quasi sembrava scorresse lungo il confine naturale con quello di Barga. Il piccolo borgo di Treppignana era praticamente in prima linea (alla fine della guerra se ne vedranno le terribili conseguenze). Già alcuni giorni prima di quel Natale 1944 nei paesi fosciandorini, inaspettatamente, comparvero numerosi soldati nazi-fascisti. Quei militari, senza tante storie, irruppero nelle abitazioni ancora non occupate da soldati e vi si acquartierarono. All’approssimarsi del Natale ne giunsero parecchi altri: in una delle case di Ceserana ne alloggiarono, turbando la famiglia che lì viveva, ben diciotto; un movimento importante di truppe, spintesi fin lassù da La Villa, avvenne nella zona delle Prade Garfagnine; nel paese di Riana, tanto che “neanche un chicco di grano” sarebbe caduto a terra (ricordo di un residente), la vigilia fu alquanto movimentata; anche dalla frazione di Lupinaia, insieme a muli carichi di armi, munizioni e alimenti, ne transitò un numero piuttosto consistente (solo alcuni di questi si fermarono in paese, la maggioranza continuarono il loro viaggio verso la prima linea nella zona di Treppignana-Lama). I reparti di truppe germaniche piombate sul fronte di Fosciandora erano costituiti da militari specializzati e ben armati. Furono affiancati da una compagnia della Divisione Italia, l’ultima costituita in Germania dalla Repubblica di Salò (dalla popolazione locale verrà definita “divisione scappa”, appellativo dovuto alle numerosissime defezioni).

La città di Barga, se pur ad intervalli, già dalla mattina di quella vigilia fu colpita diverse volte. Sopra Migliano erano distinguibili i bagliori provocati dai cannoni tedeschi che bersagliavano il nemico e, avendo assistito al consistente trasferimento di soldati, la popolazione fosciandorina avvertì che stava per avvenire qualcosa di rilevante. Gli Alleati anglo-americani iniziarono i loro cannoneggiamenti, indirizzando i colpi nella zona di Lama, solo nella tarda serata e Mons. Lino Lombardi, nella sua opera “Barga sulla Linea Gotica”, ebbe a scrivere: “La notte adunque passa in grandi sparatorie in partenza e in arrivo!”.

Quasi sicuramente, dopo la visita in Garfagnana del maresciallo Graziani e del generale Carloni avvenuta il 21 dicembre, i militari italo-tedeschi avevano avvertito che qualcosa di importante stava per succedere anche su questo fronte. La scelta della Valle del Serchio come teatro dell’offensiva fu dovuta, almeno secondo gli esperti militari tedeschi, al suo terreno montagnoso, zona dove un rischio di attacco aereo degli Alleati sarebbe stato minore e, soprattutto, dove non sarebbero state possibili grandi manovre con i reparti corazzati.

La mattina di quel Natale fu piuttosto calma. I militari americani – forse stavano festeggiando quell’importante evento religioso – in effetti cannoneggiarono meno del solito. Anche durante il giorno e la serata i cannoni spararono raramente. Secondo alcune testimonianze gli americani avrebbero bevuto più del dovuto e molti di loro erano piuttosto brilli. Intanto i nazi-fascisti si erano già preparati per l’attacco e ben prima dell’alba di Santo Stefano, intorno alle tre e mezzo, iniziarono quella che fu chiamata offensiva Wintergewitter, ovvero “Temporale d’inverno”. La prima colonna che si lanciò all’attacco fu la terza posizionata all’Uccelliera, poi toccò alle altre due. La seconda, contemporaneamente alla prima che attaccò la zona di Eglio-Calomini, iniziò lo sfondamento al centro dello schieramento in direzione Treppignana-Castelvecchio Pascoli con obiettivo Fornaci di Barga.

L’esercito nazista-fascista, guidato dal generale Fretter Pico, dopo il fuoco dell’artiglieria, era partito all’attacco con quasi 5.000 soldati. Gli americani, dopo un primo momento di smarrimento, iniziarono a sparare con granate al fosforo che provocarono diversi incendi. Parecchi proiettili di grosso calibro invece, oltrepassando la linea del fronte, caddero nelle retrovie del territorio del Comune di Fosciandora causando pure dei morti. Nonostante i colpi dell’artiglieria americana proseguissero colpendo in modo pericoloso nei pressi delle nuove posizioni, l’avanzata degli uomini dell’Asse seguitò in direzione di Barga. Fu solo rallentata, nei dintorni di Sommocolonia, dall’attività di un osservatore di artiglieria statunitense che, dalla torre più alta del paese dove vi trovò la morte, diresse il fuoco amico sulle truppe avverse (per la conquista di Sommocolonia si veda Dario Giannini e Vittorio Lino Biondi, “La battaglia di Sommocolonia – 26 dicembre 1944” e Davide Del Giudice e Riccardo Mori, “La Linea Gotica – tra la Garfagnana e Massa Carrara – settembre 1944 / aprile 1945”, Volume 1 e Volume 2).

Nonostante il sacrificio di quel militare, nel primo pomeriggio le truppe italo-tedesche riuscirono a occupare l’abitato. Constatata la presenza in loco di svariati civili fu ordinato il loro allontanamento dal paese. Nei dintorni, intanto, proseguivano i combattimenti. I tiri degli Alleati però iniziarono a diminuire e così i suoi militari furono costretti ad abbandonare le postazioni difese fino a poco tempo prima.

A proposito della perdita di Sommocolonia c’è una vicenda che vorrei segnalare, ovvero il fatto che gli americani non dettero molto credito alla notizia, recapitata fin dalle prime ore del 26 dicembre dal Ten. Pier Donato Sommati del gruppo partigiano di “Pippo” (egli tra l’altro morirà nei combattimenti per la difesa dell’abitato), che i nemici fossero nei pressi del paese… anche questo contribuì, non rafforzando adeguatamente quel presidio, sicuramente alla loro iniziale sconfitta.

Il cannoneggiamento dell’esercito nazi-fascista si protrasse per tutta la notte e la mattina seguente incrementò il fuoco specialmente su Barga e Mons. Lombardi sottolineò che “più che una grandinata di proiettili era un annaffiamento”. Le truppe americane abbandonarono la cittadina intorno all’una di notte del 27 dicembre. Un ennesimo cannoneggiamento dei soldati della Divisione Monterosa favorì, poco tempo dopo, la sua occupazione da parte del Battaglione “Kesselring” il quale vi rinvenne soltanto una cinquantina di civili e qualche militare americano.

A quei primi combattimenti avevano preso parte solo pochi aerei americani, ma già dall’alba di quel 27, diversamente da quanto ipotizzato dal comando tedesco, parecchi caccia sorvolarono la Valle lanciando bombe incendiarie e attaccando con mitragliamenti. Il paese di Palleroso fu tra quelli avvolti, in poco tempo, da fiamme e fumo. In contemporanea altri aerei colpirono i villaggi lungo la strada Castelnuovo-Piazza al Serchio. La contraerea nazi-fascista riuscì ad abbattere soltanto 6 aerei dell’aviazione Alleata. Uno di questi, precipitato nei pressi di Torrite, fu centrato il 29 dicembre.

Giorno dopo giorno l’attacco aereo americano si intensificò, in particolare nelle retrovie, fino alla fine dell’anno. Uno degli obiettivi colpiti fu anche l’ospedale militare di Camporgiano, con gravi ripercussioni per il personale e i feriti ricoverati. Ordigni americani colpirono pure nei dintorni della stazione ferroviaria al Ponte di Ceserana e a Tineggiori. Questa ultima località fu raggiunta da uno dei frati del Santuario della Madonna della Stella, Padre Ceccaglia. Lì scoprì una donna in lacrime: avvolta in un lenzuolo c’era il corpicino di una bambina uccisa da una scheggia che, spezzato il braccio della mamma che l’aveva stretta a se durante lo scatenarsi della battaglia, l’aveva ferita mortalmente.

Le truppe americane, a parte una lodevole difesa di Sommocolonia nel sottosettore est di Lama-Fosciandora, si erano ritirate in modo disordinato, lasciando nelle mani del nemico armi, munizioni, viveri e vestiario. Prima di ritirarsi le truppe di Berlino e di Salò si appropriarono specialmente dei generi alimentari trovati in un edificio dell’Istituto G. Pascoli a Fornaci di Barga: “Gli zaini vengono vuotati, gli “spinaci freschi 1942” e le scatolette di crauti di produzione tedesca (che a noi da lunghissimo tempo già spuntano nella gola) viaggiano dal cornicione della finestra della casetta blu, per far posto alle leccornie americane. Ciascuno si prende ciò che gli sembra più utile. Sulla strada si forma un mucchio alto metri di viveri gettati via, gli zaini vengono riempiti fino all’ultimo angolino con ogni provvista possibile. Ma questo non basta; anche le tasche tutte dei pantaloni e dell’uniforme devono esservi adibite” (dal diario postumo di un sottufficiale austriaco che appartenne alla 2a Compagnia del 4° Battaglione Alpini di Alta Montagna).

Lo sforzo profuso dai nazi-fascisti – in territorio nemico l’avanzamento fu intorno ai 10 Km. in linea d’aria – andò, via, via esaurendosi per insufficienza di mezzi militari e, innanzitutto, di una efficace copertura aerea da parte della propria aviazione. La conclusione di quella incursione può essere datata con la fine del giorno 28 dicembre. Infatti, dopo aver dato fuoco a quello che non furono in grado di portar via, nella notte tra il 28 e il 29 abbandonarono Barga e le altre zone occupate, ritirandosi praticamente sulla linea del vecchio fronte.

Solo allora, sembra, cominciò la controffensiva alleata di terra verso le posizioni occupate dal nemico. Era il pomeriggio del 30 dicembre. A darvi avvio furono le pattuglie della 10a Divisione Indiana dell’esercito britannico arrivate in aiuto dei soldati della Buffalo il giorno 27.

Il successo della “Wintergewitter” fu dovuto principalmente alla sorpresa della iniziativa che, in base ai dati ai quali vollero dar credito gli alleati, doveva iniziare il giorno successivo. Ma, probabilmente, nonostante alcuni giorni prima i partigiani dell’XI Zona avessero avvisato il Comando dell’OSS di movimenti alquanto insoliti nella zona del fronte, si trattò anche di una sottovalutazione del nemico. Per di più i Comandi americani, senza una ragione apparente, delegando la difesa di Sommocolonia solo a due plotoni del 366° Rgt., proprio la notte della vigilia di Natale ritirarono dal paese il 2° Btg. del 370° Rgt..

Ma quale fu il fine strategico dell’offensiva di Natale? Fu forse quello di infliggere al nemico uno scacco politico? O magari, tatticamente, quello di ottenere una maggior profondità rispetto alle posizioni compresse nella zona della Turrite Secca? Oppure le motivazioni furono altre ancora? Fino ad oggi non si conoscono con certezza, anche se in seguito il gen. Fretter Pico, il comandante di quell’attacco, affermò che l’obbiettivo era stato quello di produrre un diversivo per bloccare un’offensiva americana con direttrice Bologna, cosa che asserì anche il generale Clark nelle sue memorie, il quale osservò pure che quell’offensiva evidenziò la debolezza dei fronti secondari alleati. Anche a detta di altri storici, la scelta dell’attacco in quel settore non fu affatto un evento estemporaneo dovuto alla bizzarria dei comandi tedeschi…

Per le sue conseguenze psicologiche, e per concludere, vorrei rammentare un episodio accaduto durante la rioccupazione della zona da parte delle truppe tedesche. A Barga, dopo un lungo viaggio, erano giunti dal nord Italia due giovani sposi ebrei, i quali, appena si resero conto della presenza dei nazi-fascisti, preferirono togliersi la vita.

Fonti bibliografiche, archivistiche e testimonianze della popolazione civile

Luciano Casella, “La Toscana nella guerra di liberazione”, 1972.

Padre Nicola D’Amato, “Ricordi di guerra – 25 settembre 1944/18 aprile 1945”.

Davide Del Giudice, “Linea Gotica 1944: operazione Temporale d’inverno – La battaglia di Natale in Garfagnana

“Wintergewitter aktion”, 2008.

Davide Del Giudice e Riccardo Mori, “La Linea Gotica – tra la Garfagnana e Massa Carrara – settembre 1944 / aprile

1945”, Volume 1 e Volume 2, 2003.

Fabrizio Federigi “Val di Serchio e Versilia, Linea Gotica”, 1979.

Cesari Fiaschi, “La guerra sulla Linea Gotica occidentale – Div. Monterosa 1944/45“, 1999.

Dario Giannini e Vittorio Lino Biondi, “La battaglia di Sommocolonia – 26 dicembre 1944”, 2008.

Oscar Guidi, “Dal fascismo alla resistenza – La Garfagnana tra le due guerre mondiali”, 2004.

Nicola Laganà, “Lo sfondamento della Linea Gotica da parte delle truppe nazifasciste in Garfagnana”, 2008.

Mons. Lino Lombardi, “Barga sulla Linea Gotica”, 1983.

Mario Pellegrinetti, “Appunti per una storia della guerra civile in Garfagnana 1943-1945”, 2003.

Giorgio Petracchi, “Al tempo che Berta filava – Alleati e Patrioti sulla Linea Gotica (1943-1945)”, 1995.

Giorgio Petracchi, “Intelligence Americana e Partigiani sulla Linea Gotica – I documenti segreti dell’OSS”, 1992.

Don Palmiro Pinagli, “La guerra in Garfagnana, Diario 30 aprile 1944 – 22 aprile 1945”, 1987.

Albert Kesselring, “Memorie di guerra”, 1954.

“Diario giornaliero ufficiale del 4° Battaglione di alpini di alta montagna dell’esercito tedesco” in Davide Del Giudice

e Riccardo Mori, “La Linea Gotica – tra la Garfagnana e Massa Carrara – settembre 1944 / aprile 1945”, Volume 1 e

Volume 2, 2003.

Archivio Comunale di Fosciandora.

Domenico Torriani, di Carlo e di Bonini Maria, classe 1909 – Ceserana – (Regis. N.38). Luigi Bonini, di Angelo e di Bertoncini Pia, classe 1928 – Ferraio – (Regis. N.4). Valeriano Bonini, di Angelo e di Bertoncini Pia, classe 1930 – Ceserana – (Regis. N.32). Vittorio Domenico Salotti, di Eliseo e di Gragnani Elvira, classe 1911 – Riana – (Regis. N.35). Adelindo Moscardini, di Augusto e di Fontana Paolina, classe 1929 – Cavallaia – (Reg. n. 13). Alberta Pieroni, di Valentino e di Moscardini Carlotta, classe 1916 – Lupinaia – (Regis. N.53). Annita Bonini, di Paolo e di Raffaelli Teresa, classe 1918 – Riana – (Regis. N. 11).Teresa Ricci, di Francesco e di Moscardini Maria, classe 1903 – Fosciandora – (Regis. N.5).

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