Preziosi racconta a Barga il suo “Cyrano sulla luna”

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Il sipario del Teatro dei Differenti di Barga si apre ed eccola là davanti a noi: la luna, compagna notturna che con il suo fascino ispira sogni e poesie. ” Che fai tu Luna, in ciel? Dimmi, che fai, silenziosa luna?”. Così cominciava Giacomo Leopardi, ma questa è tutta un’altra storia e a raccontarla è l’eclettico, bravo ed aggiungerei … pure bello Alessandro Preziosi. Ai piedi della luna un ripiano su cui poggiano libri, un leggio ed un manichino spoglio con un naso prorompente. Alessandro Preziosi inizia così a farci conoscere con un monologo che dirige ed interpreta un’opera su Cyrano, il cui nome completo era Hercule Savinien De Cyrano De Bergerac, filosofo, letterato, alchimista, libertino e soldato francese che visse realmente nella prima metà del ‘600, considerato un precursore della letteratura fantascientifica e lettore di Galileo e Copernico.

In “Cyrano sulla luna” ovvero “L’altro mondo o gli Stati e gli imperi della luna”, Cyrano, rientrato in casa dopo una passeggiata al chiaro di luna in compagnia di amici, si mette intorno al corpo una cintura fatta di ampolle piene d’acqua di rugiada la quale, evaporando attratta dal sole, lo solleva fino a farlo arrivare in Canada. Solo dopo questa prima esperienza di volo, l’autore arriva sulla luna utilizzando una sorta di razzo. Il Cyrano di Preziosi viene visto da molte angolazioni: spadaccino, studioso, eroe coraggioso, fragile innamorato. Sono queste sfaccettature in un racconto tra realtà e finzione a dar vita ad uno spettacolo, tutto sommato, “leggero” e alla portata di chi è meno avvezzo al teatro impegnato; capace di strappare qualche timido sorriso ed allo stesso tempo di dare spunti di riflessione. Per rendere ancor più scorrevole un monologo di poco più di un’ora, Alessandro Preziosi dà vita ad un insieme di personaggi, divertendosi lui stesso in prima persona a caratterizzarli con dialetti e toni bizzarri come nel simpatico dialogo tra Don Chisciotte e Sancho Panza a cui assegna un divertente e pittoresco spagnolo o quando nelle vesti di Cyrano deride il suo naso con una sfilza di varianti per descriverlo.

La recitazione è classica, la dizione precisa, non si va mai sopra le righe e nonostante ciò la prova attoriale non è accademica, tantomeno noiosa ed artefatta. Il protagonista è personaggio e narratore ed il manichino che spoglia e riveste è il suo alter ego. Cyrano diventa un uomo dei giorni nostri e proprio la sua attualità ci porta a riflettere sulla debolezza umana, sulla viltà, sui pregiudizi, sulla sofferenza di un amore non corrisposto e di un aspetto tutt’altro che aggraziato. In tutto ciò la luna è sempre presente, meta da raggiungere e compagna fedele anche davanti alla morte. Ad aiutare gli spettatori nelle suggestioni le musiche, il disegno luci di Tiberi ed immagini proiettate sullo sfondo: dai fotogrammi di George Méliès degli inizi del ‘900, alle immagini del cosmo con i suoi pianeti a quella di un sipario, la tenda rossa che in teatro al suo dischiudersi ci porta ogni volta a spalancare gli occhi per catturare con lo sguardo quello che il palcoscenico ha da mostrare.

Cyrano è sofferente, amareggiato, disgraziato, ma non smette mai di essere un eroe che aspetta la morte, coraggioso come deve essere uno spadaccino che deve combattere i nemici più grandi.

Affrontare con modernità, originalità e semplicità un uomo così complesso che “fu tutto e non fu niente” è una prova che solo alcuni attori possono fare e credo che il tributo di applausi che il Teatro dei Differenti ha dedicato ad Alessandro Preziosi, sia sincero e meritato.

 

Valeria Belloni

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Commenti

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  1. Quale Cyrano?
    Più che un’opera su Cyrano, “L’altro mondo o Gli stati e gli imperi della luna” è un’opera di Savinien de Cyrano de Bergerac e, al di là delle apparenze e dell’atmosfera di fondo, si tratta di un testo tutt’altro che leggero, con temi decisamente “pesanti”: dalla rigorosa messa in discussione dell’esistenza di Dio fino all’idea che la natura stessa esista e si trasformi solo in funzione dell’uomo. Frutti di un umanesimo filtrato dal libertinismo francese dell’epoca (siamo nel 1600), risultato sconfitto in termini filosofici e politici, ma capace di gettare semi che hanno germogliato fino ai giorni nostri.Non ho visto lo spettacolo (e me ne dispiaccio), ma davvero non c’è traccia di tutto questo?Capisco che per noi Cyrano sia soprattutto quello della commedia di Rostand (fine XIX secolo) ripresa e riadattata in innumerevoli film e spettacoli teatrali. Sarebbe però un peccato se alla fine dovesse sopravvivere soltanto la maschera dello spadaccino deforme e dell’innamorato deluso, dimenticando la carica eversiva dell’autore e del personaggio realmente esistiti.

  2. Valeria Belloni


    Quale Cyrano
    Si parte da un testo rivisitato, tradotto ed adattato da Tommaso Mattei in cui sicuramente Preziosi cerca di rendere Cyrano qualcosa che va oltre il suo naso ed il suo innamoramento non corrisposto. Come hai specificato te, Marco, in maniera impeccabile, l’universo Cyraniano è vasto e complesso, le teorie sull’infinità dei mondi o le altre cose che hai accennato, non sono facili da masticare. Mi spiace se dalla mia “umile” recensione, se così vogliamo chiamarla, sia trapelata solo la parte più leggera e non quella più impegnata, che non è mancata. La versatilità di Preziosi, che ripeto, a volte ci ha strappato qualche sorriso, ha reso, a mio modesto parere, lo spettacolo più accessibile ad un pubblico meno abituato a testi teatrali così difficili, e ho fatto i complimenti allo stesso Preziosi proprio per questo. Nello spettacolo non mancano le critiche pungenti alla società attuale e sono tante le metafore. Mi auguro che chi frequenta il teatro abbia poi il piacere di leggere e capire meglio certi testi che ne hanno fatto la storia, perché credo che in ogni rilettura si scoprano sempre sfumature nuove. Come ha detto l’attore nell’incontro con i ragazzi ed il pubblico, il consiglio è quello di non abbandonare mai i testi classici, perchè in essi c’è tanta modernità e tanti spunti di riflessione.


  3. Grazie
    Grazie mille per la risposta pronta e precisa, Valeria: proprio quello che volevo sapere.Non avendo potuto assistere allo spettacolo, dalla lettura (magari anche distratta) dell’articolo mi era sorto il timore che il testo originale fosse stato preso soltanto come pretesto per l’ennesima variazione sul tema della maschera di Cyrano.Se così non è stato, tanto meglio. Come dice l’attore: “Il consiglio è quello di non abbandonare mai i testi classici, perchè in essi c’è tanta modernità e tanti spunti di riflessione”. A patto che i testi classici vengano trattati con il dovuto rispetto.

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