Era una notte cupa e tempestosa. Il racconto delle persone evacuate dal comune ospitate all’Hotel Cristallo

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Tanta gente è stata evacuata nei giorni tremendi dell’alluvione. Molti hanno trovato ospitalità all’Hotel Cristallo di Fornaci.
La prof.sa Marta Rossi Pierantoni ha trascritto fedelmente queste testimonianze, apprezzando la dignità e la forza di questa nostra gente.
Stesso discorso da parte nostra. Lo spirito mai domo della nostra popolazione e la voglia di rialzare subito la testa lo abbiamo riscontrato ovunque abbiamo trovato una situazione critica. Questo ci fa ben sperare anche per una veloce ripresa della nostra comunità dall’immenso disastro in cui si è ritrovata.
Riportiamo per intero questi contributi partendo con alcuni pensieri senza nome dei protagonisti.

Domenica 20 – Lunedì 21 ottobre 2013

“Quella dell’alluvione è stata una notte bianca come non s’era mai vista, con lampi continui e tuoni che si accavallavano con scoppi, esplosioni e rimbombi e brontolii continui. Era come in tempo di guerra, quando eravamo sulla linea gotica e ci bombardavano Tedeschi e Americani. C’era anche il fragore dei sassi e delle cose trascinate via dall’acqua e dal fango, dove affioravano animali morti, polli, conigli, trote ed anche qualche cane. Pioveva a catinelle.”

“ In certi momenti non si vedeva niente, non si capiva dove eravamo o in quale direzione andare, tanta era l’acqua.”

“Ancora più spaventose erano le grida di aiuto e di paura dei vicini. Ci siamo trovati a cercare le scale per far scappare chi era alle finestre del primo piano , col fango che aveva invaso tutto il piano terra. Certe scene erano peggio di quelle dei film di guerra. E’ stata una notte di spavento.”

“A un certo punto c’era solo da pensare a salvarsi e lasciare le nostre cose e la casa che pure erano tutto. Tanti cari ricordi sotto il fango…”

“Per alcuni di noi questa emergenza si era presentata anche in passato. La natura ci aveva già fatto sentire piccoli e senza difese.”

“Ma ora che siamo al sicuro, ci si chiede anche se quel che è successo si poteva evitare , se si potevano prevedere le conseguenze di una notte di temporale di quel genere.”

“In tante zone le abitazioni si sono moltiplicate, ma la rete fognaria è rimasta quella.”

“ La manutenzione di fossi e strade, di argini di torrenti e la pulizia dei greti dei corsi d’acqua del bacino del Serchio sono fatte regolarmente? Sono di competenza di chi?.”

“Si paga per tanti Enti, Autorità di bacino, anche in doppia versione, Corpi, Distretti. Su internet si vedono studi commissionati da Enti pubblici su rischi frane, rischi idraulici, -Piani di gestione alluvioni, Carte di classificazione della propensione al dissesto idrologico del Bacino del Serchio – E ci si chiede come vengono utilizzate queste conoscenze, che effetti pratici hanno”.

Tutti sono d’accordo nel dire che:

“Nella disgrazia, che veramente ci è piovuta dal cielo, il nostro Comune ha fatto tutto il possibile per noi, per soccorrerci e aiutarci. Ha provveduto subito a sistemarci in un albergo dove non ci mancasse nulla e dove tutti si preoccupavano della nostra situazione : niente è come la nostra casa, ma ci hanno fatto sentire come a casa. Ringraziamo e siamo veramente riconoscenti al Sindaco, a tutti gli amministratori e al personale del Comune. Abbiamo tanta gratitudine anche per tutti gli altri che si sono presi a cuore la nostra situazione.”

(La versione integrale di questo articolo è riservata ai soli abbonati. La troverete anche nel prossimo numero de Il Giornale di Barga, in edicola a metà novembre)

Filecchio. Località Seggio alto.
Famiglia Gregori: Daniela Gentosi, il marito Mario e i figli Rebecca, Matteo, Isabella Famiglia Poli: Renata Poli, il marito Battista e la figlia Carla.

“Siamo vicini di casa, si sta a 50 metri uno dall’altro. Quello che è successo a un famiglia, è successo anche all’altra. Ci siamo trovati con una frana davanti casa e con un’altra ancora più pericolosa dietro casa. Eravamo a letto, ma il rumore del temporale non dava tregua. Verso le cinque i cani abbaiavano più agitati che mai e si sentiva che c’era una grande confusione. Non ci si rendeva conto di cosa succedeva, del disastro che ci capitava. Ci siamo alzati. Quando abbiamo aperto la porta un fiume di acqua e fango ci si è rovesciato addosso e ha allagato dappertutto. Ce l’abbiamo fatta a uscire, ma appena fuori è arrivata un’altra frana che portava giù acqua, terra, sassi, piante e ogni cosa. Tutto via. Una figliola adolescente è stata presa dalla frana. Ce la portava via. Il babbo ce l’ha fatta a prenderla per una gamba e l’ha salvata. C’era un rumore assordante che ci confondeva e aumentava lo sgomento e il disorientamento. Bisognava solo pensare a salvarci, noi e le nostre famiglie. Nel buio totale che c’era tra un lampo e l’altro, eravamo come ciechi, ma si trattava di attimi. Il chiarore dei fulmini illuminava a giorno , il cielo era bianco e tutto era come in un film in bianco e nero, ma la pioggia non ci faceva vedere o riconoscere quello che avevamo sempre visto intorno a noi. Il grosso della frana si è fermato dietro le case o si è incastrato nella corte che è in mezzo alle due abitazioni, ma è arrivata anche dentro a danneggiare una cucina, che è andata tutta persa. Siamo riusciti a metterci dietro un garage, che ci riparava. Sotto le nostre case c’è quella di un uomo solo che verso le quattro e mezzo ha sentito una gran botta. La frana gli aveva invaso tutto il piano terra. Si è rifugiato al piano superiore e lì è rimasto prigioniero finché non siamo riusciti a mettere una scala sotto la finestra e a farlo scendere. Abbiamo chiamato i carabinieri che sono arrivati dopo le quattro. Poi è arrivato anche il maresciallo con un appuntato e ci ha consegnato il foglio di evacuazione. A piedi abbiamo raggiunto la strada e siamo stati portati al Cristallo. Tutti sani e salvi. L’incubo era finito”.

Castelvecchio Pascoli, via Pascoli, sotto Caprona
Famiglia Maria Grazia Ligniti e Giacomo Soraggi.
Famiglia Poli: Renata Poli, il marito Battista Poli e la figlia Carla.
Famiglia Rossi: Maria Gabriella Nesi, il marito Gianni Battista Rossi e la figlia Cristina.

“Abitiamo nella stessa casa, una famiglia al piano terra e l’altra sopra. Eravamo preoccupati, specie da basso, svegli, con quel temporale e verso mezzanotte ci siamo alzati. Si pensava che l’acqua potesse scorrere senza farci danni perché il terreno è in leggera discesa, ma verso le tre si è incominciato a vedere che arrivava fango verso casa. E in un attimo la melma è incominciata a entrare in casa. Ci siamo messi a cercare di bloccare questo flusso continuo, ad allontanare le cose e salvarle dal fango e anche a tentare di ripulire, ma era inutile perché acqua e fango tornavano di continuo. Sembrava giorno, dai lampi che non smettevano mai. Veniva giù come un fiume in piena che spazzava ogni cosa. Passavano sassi, cespugli, legna e ogni genere di cose. Anche gli olivi sono stati portati via e verso le tre è franato il poggio della vigna dietro casa. Le nostre macchine e i motori sono in parte sotto la terra che trascinata dall’acqua, è passata sopra il muro, come i sassi che arrivavano a sbattevano contro ogni cosa. Era incominciata a saltare la corrente e quando a tratti tornava , gli elettrodomestici ripartivano con qualche scoppiettio. La notte siamo stati sempre alzati, costretti all’isolamento. Tutta la zona era tagliata fuori. Verso le nove sono arrivate le guardie che ci hanno detto di andare via subito. Così tre famiglie vicine sono state fatte evacuare. Ci hanno sistemato qui tutti insieme, che ci facciamo compagnia e ci si può dare una mano anche con gli altri sfollati”.

Mologno
Lorenzina Alpini e Marino Bertoli. Sara Lemetti e la madre Nadia Micchi.
Franca Simonelli e Claudio Cassettari.

“Siamo andati a letto a mezzanotte. Lampeggiava e tuonava in continuazione. Alle due e trenta sentivamo parlare giù sotto, al piano terra. Dalle finestre abbiamo visto che veniva giù da Pian Grande una marea di acqua, fango e sassi e inondava tutta la zona. E’ strano, ma noi non ci s’immaginava quello che sarebbe successo.
Qualcuno si rimise un po’a letto, ma quasi tutti restarono a vedere quel fiume che quando calava, lasciava fango, sassi di ogni misura, piante divelte, animali, parti di capanne distrutte, bidoni della spazzatura. C’era un po’ di tutto e quando arrivava l’ondata successiva ricopriva ogni cosa con altro materiale e così i detriti man mano crescevano. Presto il loro livello è arrivato al quinto scalino di casa. Tutti insieme si tentava di respingere il fango, ma era impossibile. Verso le quattro sono arrivati due ragazzi di Mologno; uno è un pompiere che quel giorno era libero dal lavoro. Ci urlavano: “Venite via, venite via!”. Sono accorsi anche due muratori che hanno una impresa nella zona e che ci hanno aiutato a scappare. C’eravamo messi i primi vestiti che abbiamo trovato, ma sulla porta la fanghiglia ci ha inzuppato tutti. Per fortuna c’erano queste persone, perché da soli non ce l’avremmo fatta. Non si poteva passare dal cancello che era ostruito dai detriti. Allora questi quattro ragazzi ci hanno preso in braccio e ci hanno fatto scavalcare il muretto. Il fango ci aveva appesantito e ci impediva ogni movimento. Le donne spaventate si sfogavano: ”Oddio, oddio. Come si fa!?”, ma i ragazzi ci davano coraggio. Una signora vicina ci ha dato ciabatte e abiti asciutti. Con altre persone siamo andati al bar vicino alla stazione, dove abbiamo trovato altra gente sfollata. Qui i proprietari offrivano a tutti bevande calde e ogni altra cosa si volesse. Avevano riaperto il bar spontaneamente e ci hanno ospitato lì tutta la notte. Ci hanno anche dato la colazione, senza lasciarci pagare. Ci si può immaginare come in quei momenti sia stato importante trovare una bella accoglienza e queste generose offerte. Li ringraziamo , anche a nome degli altri. Come ha fatto giorno noi siamo tornati verso le case, dove abbiamo trovato un mare di sassi. Sembrava il letto del fiume, la jara, con un ruscello che si faceva strada tra i detriti. La via che ci collega a Barga non ha retto e dalle frane arrivava giù una mare di melma che aveva già allagato ogni stanza del piano terra e portato via il giardino, che non esisteva più. C’è stato poi un via vai di tecnici e personale della protezione civile. E’ venuto il sindaco Bonini con un assessore, Noi TV e la RAI. Nel pomeriggio sono arrivati anche i cingolati e i bobcat, che hanno cercato di sgombrare i detriti come potevano. La sera i vigili ci hanno consegnato l’ordinanza di sgombero del comune. Per spostarci ci siamo arrangiati tra noi. Tanti avevano le macchine bloccate nel fango o chiuse tra mucchi di sassi. Chi ce l’aveva, dava un passaggio agli altri. In tre famiglie, delle otto che si sta nello stesso stabile, ci siamo ritrovate sfollate in albergo a Fornaci, con altre famiglie disastrate di Filecchio, Castelvecchio e Loppia. Ci siamo subito sentiti solidali, tutti con i brutti momenti passati e le incertezze del futuro , ma senza lamentele e incoraggiandoci a vedere il bene che c’è anche quando la vita è così imprevedibile. Qui abbiamo trovato comprensione e compagnia, un’atmosfera che facilitava l’affiatamento con tutto il gruppo e la voglia di fare conoscenza. I più giovani ci suonano il piano e c’è chi suona l’armonica. La sera si sta a veglia, come i nostri nonni , che dicevano di farlo “ per non inselvatichire” e avevano ragione”.

Loppia
Famiglia Bruschini: Laura Uccelli e il marito Carlo Bruschini.
Famiglia Catarsi: Lia Uccelli e il marito Leandro Catarsi.

“Siamo stati svegli tutta la notte perché non si poteva dormire dall’infuriare del temporale, ma non si pensava che la situazione fosse così brutta. Quando ci siamo alzati il fango era entrato in casa. Abbiamo ripulito e asciutto e non abbiamo avuto danni. Sopra di noi, dopo la prima curva, c’era una grossa frana. In un chilometro sulla via per Barga ci sono state cinque frane. Più tardi è venuto in zona un geologo a fare un sopraluogo su incarico del Comune. Nel pendio sopra le nostre case ha visto lo spacco dove si è aperta la falda. Se ci fosse uno smottamento le conseguenze sarebbero gravi. Per questo siamo stati evacuati e ospitati qui. Abbiamo lasciato Loppia segnata dall’alluvione. La strada del cimitero è piena di fango, al ponticello c’è una gran massa di legna che ha fatto diga e ha deviato l’acqua verso il monte, che è stato lavorato bene dalla corrente. Di conseguenza il ponte si è spostato compatto, senza crollare. Altri due ponticelli sulla Loppora hanno avuto problemi . A quello fatto di recente, con tavoloni di tre metri per 4-5 cm di altezza, ha spazzato via due o tre di questi tavoloni che sono stati recuperati in un’altra zona. Tutta la costa sopra noi ha sempre dato problemi di frane e smottamenti, anche con conseguenze drammatiche Negli anni 50nella zona di Loppia una famiglia fu sepolta dal fango ndr).
Questa volta speriamo che la storia non si ripeta”.

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