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- di Paola Marchi

La scomparsa (Nona puntata)

  La Scomparsa (Nona puntata) Dormire, desiderava dormire Giuseppe, ma quello che più bramava era un sonno senza sogni e invece, non appena chiudeva gli occhi, entrava in nuove avventure che sembravano reali, così reali che non riusciva più a distinguere il sogno dalla realtà. In effetti, pensandoci, tutto questo potrebbe essere solo un grande sogno, Giuseppe che batte il piede, Adele che scompare, il maresciallo che perde il sonno, il dottor Giannini che cerca una spiegazione logico-razionale, la povera Ermelinda, che non si dà più pace, Benito Roncalli e Tiziano, Lucrezia e poi lui: Sirino…tu che stai leggendo ed io che sto scrivendo. Un gran sogno verosimile. La vita in fondo, non è tutta un sogno? Lo sapeva bene Calderon De La Barca, che ci scrisse una delle più belle commedie che siano mai state pensate, lo sapeva Luigi Pirandello, che sul confine tra realtà e sogno, tra sanità e follia ci ha creato capolavori intramontabili…lo sapevano tutti i…

- di Paola Marchi

La Scomparsa (nona puntata)

La sveglia suonò puntuale alle sette e Giuseppe aprì gli occhi. Ci mise qualche secondo più del dovuto a riconoscere la stanza, la sua stanza. Allungò il braccio e spense. Si alzò meccanicamente ed andò in bagno. Seduto sul pensatoio si ricordò improvvisamente di Sirino. Balzò in piedi e in un attimo si trovò in cucina davanti al tavolo, niente era fuori posto. Corse in sala, tutto esattamente come al solito, il cordless giaceva sul divano, scarico. Gli ritornarono in mente frammenti dell’esperienza vissuta, corse alla porta e fece per aprirla. Chiusa. Tutto era a posto, tutto era esattamente come lo aveva lasciato l’ultima volta che era uscito di casa la mattina precedente e come lo aveva ritrovato al suo rientro la sera, nel tardo pomeriggio, quando aveva deciso di non andare al bar dagli amici. Tutto esattamente come doveva essere. Si domandò se avesse cenato… evidentemente no, non ricordava niente… cioè, ricordava a pezzi, era come un sogno. Cosa…

- di Paola Marchi

La scomparsa (settima puntata)

Giuseppe era balzato in piedi e guardava furibondo verso la porta di cucina. “Buonasera!” Entrò un uomo alto quasi due metri, completamente calvo e vestito in modo decisamente strano, con un cappotto a quadretti blu e rossi, il papillon verde e un paio di pantaloni che gli arrivavano alla caviglia e lasciavano scoperti i calzini bianchi…ai piedi scarpe da ginnastica. Giuseppe lo guardava con le fiamme negli occhi, non sapeva cosa pensare ma era pronto a sferrare un attacco. L’uomo sorrideva con fare amichevole. Adele, ferma immobile, guardava prima uno e poi l’altro. Passarono lunghi secondi poi Giuseppe esplose: “Chi è lei? Cosa vuole? Perché è entrato in casa mia, come ha fatto ad aprire la porta?” L’uomo lo guardava sorridente e rispose che la porta era aperta ma non fece in tempo a finire la frase che Giuseppe continuò: “Non è vero!!!Mente sapendo di mentire!!La porta era chiusa a chiave e lei è entrato, chi le ha dato la…

- di Paola Marchi

La scomparsa (sesta puntata)

Il soffitto. Il lampadario. La sveglia segnava le due. Ancora non realizzava bene dove fosse, se chiudeva gli occhi vedeva il corridoio dell’albergo e si ricordava che doveva fare il numero della reception. Se apriva gli occhi vedeva il soffitto e il lampadario, la sveglia e si ricordava che aveva sentito suonare il campanello. Un momento…aveva sentito suonare il campanello per davvero o se l’era sognato? Giuseppe non capiva più niente, era in confusione, cosa stava succedendo? Si mise seduto sul letto qualche secondo, poi scese e si avviò verso la porta.   “chi è?” “Giuseppe apri, sono Adele” Un brivido strano lo colse, il cuore sembrò fermarsi per un attimo, come a voler prender la rincorsa e poi partì in uno sfarfallamento all’impazzata. Giuseppe, in piedi davanti alla porta sentì prima freddo alle tempie e poi un caldo divampare dallo stomaco, come se una fiammata lo avesse colto. Era paralizzato, le gambe tremavano da sole e nel contempo non…

- di Paola Marchi

La scomparsa (quinta puntata)

Corse in bagno, doveva chiamare il dottore ma aveva lasciato il cellulare in camera, fece velocemente e ricorse in camera mentre sentiva un formicolio strano prendergli le gambe.   “Oddio sto svenendo, adesso cado, batto la testa e muoio di commozione cerebrale, qui da solo come un cane e mi trovano lunedì, dovranno sfondare la porta” Si lanciò sul letto con questi pensieri e attese il suo momento. Boh, non moriva o era morto e non se ne accorgeva? Forse era morto perché tutti i sintomi dell’infarto erano scomparsi improvvisamente e lui si sentiva leggerissimo. Si guardò le mani, sembravano quelle di sempre. Non aveva il coraggio però di alzarsi e guardarsi allo specchio, aveva paura di vedersi, si, aveva paura. Era bloccato sul letto a pancia in giù e aveva paura di alzarsi. Gli venne in mente che qualcosa o qualcuno avrebbe potuto colpirlo alle spalle e allora si girò di botto, a pancia in su. Il soffitto. Quello…

- di Paola Marchi

La scomparsa (quarta puntata)

Si guardavano il maresciallo e il dottor Giannini, si guardavano fissi e non sapevano cosa dire. Sarebbe sembrato il duello di un film western se non fosse stato che nessuno dei due aveva voglia di tirare fuori la pistola, e poi perché? Non c’erano delinquenti da arrestare né tantomeno psichiatrici da sedare. “Legga questa testimonianza dottore, la legga. E’ del comandante pilota Roncalli, persona seria e finora molto affidabile, legga cosa ha detto…e quando lo diceva doveva esserci lei a vedere che espressione aveva stampata in faccia…e quest’altra? Povera donna, è la pastora che vive in montagna, una brava donna, mi han detto che non fa altro che chiedere a tutti se han visto l’Adele” Il maresciallo era seduto alla sua scrivania, dietro le spalle i calendari dei carabinieri facevano da cornice ad una normale scena di tutti i giorni in caserma, se non fosse che si iniziava a parlare di psicosi collettiva. Il dottor Giannini non sapeva cosa rispondere, cercava…

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La scomparsa (terza puntata)

Il maresciallo dette all’appuntato il compito di trascrivere la testimonianza mentre cercava il numero di telefono del Dottor Giannini. Iniziava a pensare di aver bisogno lui stesso di una cura ricostituente e di qualcosa che lo aiutasse a dormire e a gestire gli sbalzi d’umore. Si perchè a volte, quando era solo, gli veniva da ridere a ripensare a certe scene, che se le avesse viste in un film non ci avrebbe creduto, figuriamoci a doverle mettere a verbale…Adesso la vicenda si colorava della testimonianza di due ragazzi giovani, che sostenevano entrambi di aver visto gli occhi dell’uomo seduto al bar cambiar colore. Lo dicevano entrambi, non poteva essere suggestione.I due non si conoscevano tra l’altro, ed era mattina presto quando avevano visto…”Insomma” diceva tra sé e sé “se fosse stato di sera, magari in discoteca, si sarebbe potuta intraprendere la pista della sostanza psicotropa..ma così, di mattina”. Non era possibile niente, nessuna ipotesi risultava credibile ormai. Il giorno prima lo aveva passato ad…

- di Paola Marchi

La scomparsa (seconda puntata)

Benito Roncalli, al secolo Benito Sigismondo Valerio Massimo, era un anziano signore sulla ottantina. Da giovane voleva fare il paracadutista ma era stato scartato perchè era basso. Si. Era basso. Questa cosa non l’aveva mai capita. Aveva visto i suoi amici bietoloni, ma alti uno e ottanta, passargli avanti alla visita medica e lui, che dentro si sentiva una tigre del bengala che ruggiva, pronta a servir la patria, non poteva…non poteva lanciarsi dall’aereo in missione, non poteva partire con gli altri, non poteva dimostrare tutto il suo valore. No, lui non poteva perchè era basso. Questa cosa non l’aveva mai accettata, aveva fatto finta di niente come si addice ad ogni vero uomo, ma dentro…dentro covava un segreto risentimento verso Dio e poi si pentiva, perchè era cattolico lui e a Dio ci credeva. Ma non capiva, non accettava, a volte era arrivato a sospettare la presenza di un demiurgo cattivo che si opponeva al volere di Dio, perchè…

- di Paola Marchi

La scomparsa (prima puntata)

Sono grata al Direttore del Giornale di Barga, Luca Galeotti, di avermi dato la possibilità di esprimermi sulle pagine del suo giornale. Ho deciso di dare il mio piccolissimo contributo culturale alla città di Barga e al suo territorio, dove vivo da undici anni e dove ho deciso di restare ancora per un pò. Barga è un posto strano, quando me lo dicevano non capivo; vivendoci ho imparato ad amarla. C’è un genius loci molto particolare qui, apparentemente addormentato. Questo luogo, questi monti, mi hanno insegnato il valore inestimabile della solitudine, quella bella, quella piena, quella che attiene a una sfera del sentire alla quale sono grata di riuscire ad accedere. E se accade è grazie a questo posto incantato. Per questo ho deciso di regalare un romanzo di appendice a tutti coloro che vorranno leggerlo, per condividere le suggestioni che vivo passeggiando nei boschi e per le strade di Barga. Il romanzo di appendice non si usa più, è…