La scomparsa (prima puntata)

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Sono grata al Direttore del Giornale di Barga, Luca Galeotti, di avermi dato la possibilità di esprimermi sulle pagine del suo giornale. Ho deciso di dare il mio piccolissimo contributo culturale alla città di Barga e al suo territorio, dove vivo da undici anni e dove ho deciso di restare ancora per un pò.
Barga è un posto strano, quando me lo dicevano non capivo; vivendoci ho imparato ad amarla. C’è un genius loci molto particolare qui, apparentemente addormentato.
Questo luogo, questi monti, mi hanno insegnato il valore inestimabile della solitudine, quella bella, quella piena, quella che attiene a una sfera del sentire alla quale sono grata di riuscire ad accedere. E se accade è grazie a questo posto incantato.
Per questo ho deciso di regalare un romanzo di appendice a tutti coloro che vorranno leggerlo, per condividere le suggestioni che vivo passeggiando nei boschi e per le strade di Barga. Il romanzo di appendice non si usa più, è vecchio e superato da almeno 200 anni…ormai abbiamo la televisione che ci intrattiene quotidianamente… la mia sfida ambiziosa è proprio questa, fare concorrenza (con qualcosa di vecchio e dimenticato come il romanzo di appendice) a X-Factor, o all’Isola dei famosi o alla odiatissima cronaca nera foriera di cattive notizie, come se al mondo non esistesse altro se non morti, omicidi, donne siliconate senza cellulite e calciatori che fan le corna alle veline… spazzatura che riempie i momenti di pausa delle persone, impedendo di immaginare una realtà più sana e più vicina alla nostra normalità.
La vera eccezionalità sta nella normalità, tutto ciò che è normale è eccezionale; è importante saper pensare in modo luminoso e aprirsi alla magia della normalità.
Per questo motivo ho scelto un genere a me caro: il realismo magico.
Spero di potervi regalare una manciata di minuti di sano svago e di incuriosirvi con la storia della “Scomparsa” (questo è il titolo del romanzo).
Buona lettura quindi e buon 2020!!!

Paola Marchi

 

LA SCOMPARSA

(romanzo d’appendice)

PRIMA PUNTATA

La voce cominciò a girare la mattina, la sera ne parlavano tutti.

Nessuno però sapeva niente, nessuno aveva visto niente, tutti esordivano dicendo che si facevano i fatti loro, poi non resistevano alla tentazione di supporre…

Nella sopita vita di provincia della ridente cittadina di Altola un fatto del genere ebbe il potere di smuovere gli animi.

In effetti non capita tutti i giorni che una persona scompaia nel nulla. Scomparsa così, senza motivo.

Forse un maniaco? In effetti una ragazza può attirare le attenzioni di un pazzo criminale, ma a questa ipotesi non ci credevano nemmeno i carabinieri. Si conoscevano tutti ad Altola.

Era un posto tranquillo. Si, ogni tanto accadeva qualcosa di “brutto”, ma come dalle altri parti.

No, l’ipotesi maniaco non convinceva nessuno, a partire da Berta.

Berta era la proprietaria del bar centrale, lei sapeva sempre tutto, vedeva tutto, capiva tutto.

Infatti non parlava mai, la Berta. Non rideva mai e se lo faceva era più una smorfia di cortesia, giusto per non sembrare troppo “ammusata”.Qualcuno una volta gliel’aveva detto… “e ridi ogni tanto, che a star seria ci hai tutto il tempo”…questa cosa del tempo per star seria l’aveva colpita, si era vista nella bara, seria, composta e ben vestita, pettinata e con gli orecchini e le sue collane di famiglia. Da quel giorno si sforzava di ridere, ma non ci riusciva granché bene.

Non rideva mai la Berta, però non era cattiva, era semplicemente una donna sola che ne aveva viste di tutti i colori e aveva imparato a stringere i denti e andare avanti, con la tenacia che solo le persone di montagna conoscono.

Il suo motto era: “Io voglio arrivare a 100”, e così si faceva “i suoi”.

A parlare dai Carabinieri però c’era andata subito, c’era andata da sola, una mattina prima di aprire il bar.

C’era andata perché a lei questa storia del maniaco proprio non le tornava. Era una gran bella ragazza Adele (si chiamava così la scomparsa), ma non era una da finire nelle grinfie di un maniaco, questo proprio no. Ma poi maniaco chi?

Ad Altola c’erano tanti matterelli, ma di quelli buoni, di quelli a cui vogliono bene tutti, quelli che non farebbero mai male a nessuno. Se fosse arrivato un tipo losco lo avrebbero visto in tanti, uno straniero non passa mai inosservato anche se sembra che nessuno lo noti.

Adele poi era una che si sapeva difendere.

No, se ci fosse stato un maniaco si sarebbe saputo, non era credibile come ipotesi e poi lei, l’Adele l’aveva vista qualche giorno fa…quanto sarà stato? Due, tre giorni?

“Era tranquilla maresciallo, era venuta a fare colazione come al solito, stava andando a lavoro”.

“Ha notato se era con qualcuno? Se c’era qualcuno fuori che l’aspettava?”

“Ma no maresciallo, ma chi vuole che c’era fuori? con quel freddo, no non c’era nessuno, se c’era veniva dentro glielo dico io…e poi l’Adele era come sempre, andava a lavorare”.

“peccato che a lavorare non sia mai arrivata”

“ma scusi maresciallo, ma come fa a dirlo? io non son sicura di quando l’ho vista, che ne so? ho detto due o tre giorni fa, ma non lo so di preciso, non mi ricordo maresciallo! E starei fresca se mi ricordassi per filo e per segno tutto…però lo sa che quando c’è qualcosa su di me ci potete contare, infatti son venuta subito, ne parlavano ieri sera al bar, l’Adele era sulla bocca di tutti…tutti a dire che è scappata con uno sconosciuto, ma se devo dirgliela tutta, non credo neanche a quella versione lì…uno sconosciuto, boh? E chi è?”

“Uno sconosciuto appunto…”

“E ma no, ma vuole che non si sappia? Secondo lei in paese non si sarebbe venuto a sapere se l’Adele c’aveva uno sconosciuto? Ma lei pensa che ad Altola la gente sia riservata? guardi che qui sanno tutto di tutti e tutti fan finta di non sapere niente di nessuno, e meno sanno e più sanno e chi deve parlare sta zitto e chi deve stare zitto parla…infatti io, che voglio campar cent’anni, vengo a parlare solo qui da voi e poi sto zitta come una tomba, che ho imparato va’…ho imparato a non fidarmi di nessuno, a parte voi ovvio”.

Cari lettori mettetela come vi pare: l’Adele era scomparsa. Sembrava impossibile. Scomparsa. Passavano i giorni ma non si sapeva niente, all’inizio nessuno ne parlava, c’era quasi un timore reverenziale, come se nominarla volesse dire scomodare qualcuno o qualcosa…poi pian piano la gente iniziava a parlarne più tranquillamente, dopo una decina di giorni era diventato l’unico argomento di cui si parlava al bar, al supermercato, davanti scuola, dal parrucchiere. Si perchè insomma, all’inizio poteva far ridere come cosa, ma poi diventava impegnativo far finta di scordarselo.

Scomparsa… anche solo per la curiosità di sapere dov’era finita la gente non riusciva a togliersela più di testa.

Il maresciallo era dieci giorni che continuava a sentire gente, gli arrivavano tutti a raccontare che l’avevano vista attraversare la strada davanti alla banca, l’avevano vista alla cassa del supermercato, qualcuno dal panettiere, uno nell’atrio del comune, un altro a prendere l’aperitivo, uno dal calzolaio…l’avevano vista tutti dappertutto perché l’Adele viveva ad Altola e usciva regolarmente.

Un giorno si presentò in caserma una signora.

Avrà avuto si e no una settantina d’anni, arrivò in macchina, guidava lei: una panda 750 bianca. Scese dalla macchina con fare circospetto, come se stesse facendo qualcosa di proibito e si diresse alla porta della caserma. Prima di suonare esitò qualche istante poi alla fine suonò e sul viso le comparve un’espressione di determinazione, quasi di rabbia. L’appuntato che aprì lo spioncino si vide due occhi neri puntati in faccia che lo osservavano, aprì subito.

“Buongiorno”

“Buongiorno è permesso?”

“Prego signora venga”

La porta si richiuse.

Ermelinda era entrata.

Avevano litigato tanto lei e suo fratello.

“Non andare!” le diceva. “Fatti i fatti tuoi, non ti immischiare”

Ma Ermelinda non ce la faceva più.

L’aveva vista lei, l’Adele, più di un mese fa.

L’aveva vista camminare con quello sconosciuto, ridevano, erano felici e l’avevano salutata e l’Adele si era fermata a chiederle quanto metteva il formaggio, che al rientro ne voleva portarne una forma a casa.

“Ma dove l’ha vista?”

“Passava di lì davanti, dove si prende per in giù che c’è il bivio, dalla parte della madonnina”

L’appuntato scriveva o almeno, provava a scrivere

“La Signora Ermelinda presentatasi stamane in caserma…”

“Signorina”

“Ah, mi scusi, allora la Signorina Ermelinda presentatasi stamane..”

“Senta ma io non ci voglio andare davanti al giudice, non posso lasciare le pecore, devo solo dire che poi me la son sognata, è un mese che me la sogno, se non me la sognavo tutte le notti mica ci venivo da voi, che se lo sa il Gianfranco chissà cosa succede”

“Chi è ” il Gianfranco”?”

“Mio fratello, viviamo insieme ma lui non vuole che vengo da voi, ma lui non se la sogna tutte le notti io si mi aiuti dottore io non ce la faccio più devo alzarmi presto me la sogno non dormo è lì la vedo tutte le notti”

“Aspetti signora, andiamo con ordine, sarà meglio che le porti un bicchiere d’acqua che mi sembra si stia agitando”

“Signorina”.

La povera Ermelinda – signorina – aveva preso a tremare, balbettava e parlava fissando il vuoto, continuava a dire che bisognava trovarcisi nelle situazioni, che lei la vedeva tutte le notti e che non dormiva più, e poi giù a piangere, iniziava a piangere e poi smetteva e voleva andare via, faceva per alzarsi ma poi si risedeva.

L’appuntato era in difficoltà, non poteva trattenerla ma neanche lasciarla andare senza aver preso la testimonianza, il maresciallo era fuori e lui, da solo non sapeva come fare…era neanche un mese che aveva preso servizio ad Altola e voleva tornare in Sicilia, a Messina, dalla sua bella Alessia che lo aspettava per sposarsi e non gliene fregava niente di stare lì a lui, e adesso si trovava in mezzo a questo fattaccio e gli toccava prendere la testimonianza della pastora, che stava andando in confusione.

Ermelinda in effetti stava esplodendo. Aveva resistito per un mese e la decisione di andare a parlare dai carabinieri l’aveva presa la notte prima, alle due, quando per l’ennesima volta si era sentita chiamare per nome, aveva aperto gli occhi e se l’era vista lì, l’Adele, accanto al letto che la guardava, con quello sconosciuto accanto.

Le aveva detto di non aver paura, di non urlare, ma l’Ermelinda aveva urlato come tutte le notti e il Gianfranco era arrivato in camera, stordito e guardava sotto il letto perché era convinto ci fossero i topi.

“I topi dottore!!! ha capito? Lui pensa ai topi”

“Non sono un dottore signora, si calmi”

“Signorina”

“Scusi vero, signorina”

L’appuntato era in difficoltà, l’Ermelinda stava diventando aggressiva, era arrabbiata e scioccata e soprattutto non voleva essere presa per pazza perché lei, pazza, non era davvero.

“Mi posson dire di tutto ma che sono pazza no. Io è un mese che la vedo, non me la sogno, è inutile che quell’altro cerca i topi, non ci sono i topi!! C’è l’Adele!!! Tutte le notti mi viene a cercare con quello là, tutte le notti e continuano a svegliarmi ma io voglio dormire, io ci ho le pecore, non mi interessa altro, perché proprio a me”

e giù pianti.

Piangeva come una vite tagliata la povera Ermelinda, poi si bloccava e smetteva, guardava nel vuoto con occhi torvi e continuava a ripetere che lei non è pazza, che la vedeva davvero e che dovevano fare qualcosa.

“Trovatela”

disse a un certo punto, fissando l’appuntato dritto negli occhi.

Lui la guardò serio.

“No dottore, non è morta. Glielo dico io, io i morti me li sogno, la mia povera mamma, il mio babbino, me li sogno sempre…no, quei due non sono morti glielo dico io, non sono morti e se gliela devo dire tutta, mi han toccata. Si dottore mi han toccato la mano, l’Adele mi ha preso la mano e mi ha stretta, non era morta dottore mi creda, trovateli e fatevi spiegare cos’è successo e cosa vogliono da me, perchè mi vengono in camera tutte le notti e poi spariscono appena arriva il Gianfranco, che se almeno si facessero vedere anche da lui e invece no, solo io li vedo che sembro matta ma non sono matta la prego mi creda io ci ho le pecore..”

“Va bene, va bene Signorina si calmi adesso vediamo cosa possiamo fare”

L’Ermelinda non ce la faceva più.

 

(CONTINUA)

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