La scomparsa (seconda puntata)

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Benito Roncalli, al secolo Benito Sigismondo Valerio Massimo, era un anziano signore sulla ottantina.

Da giovane voleva fare il paracadutista ma era stato scartato perchè era basso. Si. Era basso.

Questa cosa non l’aveva mai capita. Aveva visto i suoi amici bietoloni, ma alti uno e ottanta, passargli avanti alla visita medica e lui, che dentro si sentiva una tigre del bengala che ruggiva, pronta a servir la patria, non poteva…non poteva lanciarsi dall’aereo in missione, non poteva partire con gli altri, non poteva dimostrare tutto il suo valore. No, lui non poteva perchè era basso.

Questa cosa non l’aveva mai accettata, aveva fatto finta di niente come si addice ad ogni vero uomo, ma dentro…dentro covava un segreto risentimento verso Dio e poi si pentiva, perchè era cattolico lui e a Dio ci credeva. Ma non capiva, non accettava, a volte era arrivato a sospettare la presenza di un demiurgo cattivo che si opponeva al volere di Dio, perchè lui alla frase Dio patria famiglia ci credeva fermamente, ma non era stato messo nelle condizioni di servire.

Il demiurgo cattivo era la natura, matrigna, che lo aveva fatto basso e lui, per tutta risposta, era diventato misogino. Odiava le donne si, soprattutto quelle belle e felici, le odiava con tutto il cuore e sperava che ingrassassero se erano in forma o che gli andasse storto qualcosa. Non cose brutte, perchè era vigliacco al punto giusto da fermarsi in tempo, il male non lo augurava perchè fin da piccolo aveva sentito la sua nonna recitare il detto: “gli accidenti son come le foglie, chi li lancia li raccoglie”, quindi lui, per paura che gli tornasse indietro, non augurava il male a nessuno. Quando a qualcuno accadeva qualcosa di poco piacevole però, dentro di sè gongolava.

Era così, il Signor Benito detto Toto, un omino con il portamento del generale in pensione…si perchè in qualche modo la carriera militare l’aveva fatta, era stato messo in ufficio, a svolgere mansioni tecnico-amministrative; lui si firmava sempre “Comandante pilota Benito Sigismondo Valerio Massimo Roncalli” ma nessuno aveva mai capito come avesse fatto ad essere pilota, dato che probabilmente su un aereo non c’era neanche mai salito.

Toto era solito fare una passeggiata dopopranzo, per digerire. La faceva tutti i giorni, se pioveva metteva l’impermeabile e gli stivali alti, se non pioveva indossava il suo loden verde e il borsalino, che a vederlo passare sembrava Humphrey Bogart con qualche centimetro in meno.

Faceva sempre la stessa strada, prendeva in giù, verso il canalone e poi curvava al bivio, passando attraverso il complesso di case dove un tempo c’era stato il ghetto ebraico. Quel giorno, come sempre, Toto indossò il Loden, prese il cappello e salutò Sandra, la figlia che aveva avuto dalla seconda moglie.

Si perchè Toto si era sposato due volte (nonostante l’altezza) ma entrambi i matrimoni erano andati male e tutte e due le mogli lo avevano lasciato, la prima per un uomo più giovane e la cosa peggiore, più alto. La seconda, madre di Sandra, invece no, un bel giorno se n’era andata dicendo: “Sai che c’è? Mi hai stufata” e aveva chiuso la porta per sempre. Era andata a vivere poco distante, in una piccola casetta a due piani e non aveva più voluto sentir parlare di uomini. Si vociferava che l’avessero sposato per mettersi a posto e forse era vero perchè Toto, economicamente, se la passava piuttosto bene. Sandra, la figlia, faceva l’infermiera e non si era mai sposata nè fidanzata, viveva tra la casa del padre e quella della madre, accudendoli come ogni figlia che rinuncia ad avere una vita può fare. Quel giorno Sandra lo vide uscire come sempre e si era messa a lavare i piatti, sapendo che la passeggiata in tutto sarebbe durata un’ora, fu per questo che si stupì sentendolo rincasare dopo solo una ventina di minuti.

“Papà tutto bene?” disse Sandra dalla cucina.

Il silenzio la insospettì. Lasciò i piatti e andò in sala e lo vide seduto su una sedia, con lo sguardo vitreo, fissava il muro.

“Papà che succede?”

Toto non parlava, stava zitto, attonito e muoveva impercettibilmente la testa a destra e sinistra. Sandra gli poggiò una mano sulla spalla “Papà tutto bene?”, a quel punto Toto sembrò svegliarsi, si girò verso Sandra e con uno sguardo che oscillava tra lo sbigottito e il preoccupato disse “Mi è successa una cosa strana Sandra”.

Il maresciallo fissava Toto incuriosito. Sandra gli teneva la mano e lo incoraggiava a parlare.

“Papà non agitarti, nessuno ti prende per pazzo, il maresciallo ti conosce, lo sa che sei una persona equilibrata, adesso devi raccontargli tutto quello che hai detto a me”

“Non posso Sandra, non posso dirlo, è troppo assurdo”

“Ma papà a me lo hai detto”

“Mi è uscito, non lo so perchè”

Toto era evidentemente sotto shock, parlava senza espressione, come un automa.

Sandra raccontò al maresciallo che il padre le aveva detto di aver visto Adele in compagnia di un uomo, un tipo alto, altissimo, lui non aveva mai visto una persona così alta in vita sua. Stava camminando e subito dietro l’angolo si era quasi scontrato con questo gigante e all’inizio si era anche preso paura, cioè non capiva come fosse possibile una persona così alta. Non aveva visto subito che con lui c’era Adele.

“Ma com’era vestito?” chiese il maresciallo.

Toto non rispondeva, continuava a scuotere la testa a destra e sinistra e sul viso gli si era dipinta un’espressione inebetita, che iniziava a preoccupare Sandra.

Sembra che il gigante si fosse scusato con Toto per non averlo visto e gli avesse chiesto se conosceva il luogo dove crescevano le felci. Non ottenendo risposta aveva chiesto a Toto se stesse bene e poi gli aveva detto che per il problema al fegato avrebbe dovuto mangiare radici amare per almeno un mese, bevendo molta acqua e evitando la carne di maiale. Per l’altezza invece, pare che gli avesse detto che non c’era niente da fare, ma che non doveva riprendersela con Dio e nemmeno con la natura e che le donne andavano trattate bene e con rispetto, che la vita, su questo pianeta, dipende da loro. Aveva detto proprio così: “la vita su questo pianeta” e mentre parlava pare che lo guardasse dritto negli occhi e Toto sentisse come un fremito, si era sentito tutto un brivido dentro e poi leggero e pieno di energia.

Toto era sotto shock. Come faceva a sapere che aveva problemi al fegato? Cosa c’entrava il pianeta? Perchè gli aveva detto che era basso?

Cosa ci faceva Adele con quel gigante? Adele? Ma non era scomparsa?

Toto pensava di essere morto e di non saperlo.

“Maresciallo siamo morti?”

Sandra abbracciò il padre con un moto di tenerezza infinita.

“Ma no papà ma cosa dici?”

“Sandra, siamo morti e non lo sappiamo, siamo tutti morti”

Sandra e il maresciallo si guardarono.

Quella sera il maresciallo non riusciva a prender sonno. Era andato a letto presto per cercare di fare ordine mentale, doveva trovare un filo conduttore, doveva esserci una logica in tutta questa storia. Più passava il tempo e più la vicenda si arricchiva di testimonianze assurde che non facevano altro che confondere le idee aggiungendo particolari improbabili, come la testimonianza di Toto, che aveva visto un gigante a detta sua alto più di due metri o quella del pizzicagnolo che sosteneva di aver incontrato Adele in compagnia di un ufficiale in alta uniforme, sulla strada che da Altola porta verso la montagna, alle due di notte.

Certe testimonianze non potevano essere prese per vere perché tutti sapevano che il Francè (lo chiamavano così in paese) era molto amico di Bacco e quindi la sua parola era quantomeno discutibile, vista poi l’ora in cui diceva di aver visto Adele…ma lui insisteva

Maresciallo mi creda, avevo bevuto poco, ero nel pieno delle mie facoltà, le dico che li ho visti coi miei occhi, non ci credevo nemmeno io, mi sono anche stropicciato il viso…maresciallo era l’Adele con un uomo, con un’uniforme tutta blu e gli stivali scuri, andavano verso la montagna”.

Il maresciallo continuava a rigirarsi nel letto senza prender sonno. Cosa doveva fare? Era più di un mese ormai che riempiva verbali su verbali ma del corpo della ragazza neanche l’ombra. Si fosse almeno trovato un indizio, ci fosse stato un particolare concreto da seguire e invece niente, si brancolava nel buio fatto di gente sbigottita, di racconti improbabili, di cose assurde che alla fine non si distingueva più la realtà dal sogno. Alle due di notte decise che l’indomani sarebbe andato dal dottor Giannini, noto psichiatra che aveva spesso collaborato con l’arma nella risoluzione di alcuni casi di cronaca nera,non sapeva ancora che l’indomani avrebbe dovuto ascoltare un’altra testimonianza impegnativa.

Il bar Gambrinus si trovava in mezzo al paese. Era il bar centrale e faceva anche primi piatti caldi e un discreto aperitivo a mezzogiorno. Fuori c’erano i tavolini che, quando le giornate lo permettevano, ci si sedeva e si stava a scaldarsi al sole ed era bellissimo, i turisti impazzivano e gli abitanti di Altola ci passavano dei momenti di relax imperdibili, prima di riprendere le loro attività.

Quella mattina c’era il sole ma faceva ancora freddo, il ragazzo che lavorava da poco al bancone non aveva notato i due personaggi che si erano seduti fuori e aspettavano di essere serviti.

Mentre caricava la macchina del caffè sentì una voce strana, metallica, che gli diceva che erano due e si erano seduti fuori, alzando gli occhi vide un giovane straniero che lo fissava con sguardo attento e si sentì in imbarazzo.

“Si mi scusi arrivo subito…non vi avevo visti”

“Tranquillo, fai pure con calma, era solo per avvertirti della nostra presenza”

La voce dello straniero era diventata flautata, quasi ipnotica, molto dolce.

Tiziano (si chiamava così il ragazzo) restò imbambolato a guardare lo strano personaggio che usciva, camminava che sembrava su un nastro trasportatore, come quando cammini sulle scale mobili che ad ogni passo percorri uno spazio lunghissimo.

Mi han chiesto un succo di agave maresciallo”

Agave?”

Si maresciallo, succo di agave”

Ma lei è sicuro che la ragazza fosse Adele Innocenti?”

Non son sicuro di niente maresciallo, io quella donna non la conosco”

Chi non conosce? L’Adele Innocenti o la ragazza che stava seduta con lo straniero?”

Tutte e due maresciallo, non le conosco, non lo so, non abito qui, io qui ci vengo a lavorare e poi vado via”

Ma l’Adele Innocenti non l’aveva mai vista?”

Ma non so, forse si, cioè dalle foto che mi han fatto vedere si, mi sembra di averla vista qualche volta, ma lo sa lei? Ne passa così tanta di gente”

Ma era la stessa che era con quell’uomo?”

Si, cioè le assomigliava, a parte i capelli, erano più chiari di quelli delle foto che ho visto, ma aveva la coda…non lo so maresciallo, io sono confuso, mi sembra di esser impazzito è successo tutto così in fretta”

Andiamo con ordine e cerchiamo di ricostruire, dopo farò entrare anche l’altra ragazza e cerchiamo insieme di fare chiarezza”

Si certo maresciallo, ma io inizio ad avere paura, non è che ho visto due morti?”

Non dica sciocchezze, i morti non fumano le sigarette”

Già…se lo dice lei maresciallo”.

 

 

(continua)

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