La Fondazione Ricci, cultura e resistenza intellettuale ai tempi del coronavirus

-

BARGA – La Fondazione Ricci di Barga è indubbiamente punto di riferimento vitale per la cultura barghigiana. Sono tante le iniziative culturali anche di livello nazionale che si sono svolte presso questa nostra realtà che proprio nel settembre scorso ha festeggiato i suoi primi trenta anni di vita.

Con la presidente Cristiana Ricci abbiamo realizzato questa intervista anche per capire come la cultura sta resistendo a questo anno così difficile.

Lei e la sua fondazione organizzate spesso eventi culturali di notevole importanza, che cosa ne pensate dell’impatto del covid 19 sulla la cultura. Quanto ne ha risentito il settore?

La chiusura delle attività culturali nel marzo scorso ha creato un notevole e comprensibile disorientamento sia degli operatori culturali che nei fruitori.

La cultura in senso lato, non voglio in questo momento fare nessun tipo di distinzione, e gli eventi culturali di qualsiasi tipo coincidono spesso nel nostro modo di vita con i luoghi della socialità. Siamo un popolo che apprezza le occasioni per stare insieme e anche quelle in cui si condividono delle occasioni culturali che riescono ad arricchirci, di qualunque tipo siano. Togliere la cultura e gli eventi a essa associati ha significato dunque togliere anche libertà di stare insieme e di scelta. Non è proprio poco!

Ovviamente in quel periodo le priorità erano ben altre e l’aspetto culturale è passato in secondo piano negli utenti delle iniziative, ma non ovviamente per chi si adopera nel creare occasioni culturali.

Credo che dopo un iniziale e comprensibile sconcerto, tutti gli operatori culturali si siano chiesti come riconvertire o rivedere le attività già programmate fin dalla fine dell’anno precedente. Mi sembra di poter affermare che la reazione non solo è stata quasi immediata ma determinata e convincente da parte di tutte le associazioni, enti, fondazioni culturali a livello nazionale.

Da parte della Fondazione Ricci, dal punto di vista logistico, è stata adottata immediatamente alla riapertura della sede, la dotazione di tutti gli standard di sicurezza con sanificazione di tutti gli ambienti, la garanzia della distanza interpersonale con la dotazione di mascherine sia per gli addetti che per gli ospiti che al loro ingresso, oltre che trovare dispositivi disinfettanti, erano sottoposti alla misurazione della temperatura corporea e i loro dati personali erano trascritti in apposito registro.

Ovviamente, durante la forzata chiusura il C.d.A. della Fondazione si è dovuto confrontare, tramite riunioni in remoto, con i progetti già deliberati e approvati, rimandando al prossimo anno quelli che vedevano lo svolgimento delle attività dentro la nostra o altra sede, mi riferisco in particolare alle esposizioni che curiamo ogni anno.

In alternativa abbiamo invece recuperato e implementato tutte quelle occasioni d’incontro che si potevano svolgere da giugno in poi all’aperto, come la presentazione di libri, conferenze e convegni. Abbiamo la fortuna di disporre nella nostra sede di via Roma 20 a Barga di un ampio e bellissimo parco e devo dire che questa sua riconversione per gli incontri culturali all’aperto, sia durante il pomeriggio che di sera, è stata molto apprezzata dal pubblico che poteva in tutta sicurezza rispettare il distanziamento sociale pur usufruendo nello stesso tempo di un luogo dove incontrarsi e assistere a eventi.

( Nota: Abbiamo realizzato dall’inizio dell’anno a oggi : Convegno storico Barga festeggia la Toscana; Conferenza dedicata all’attentato di Sarajevo Una drammatica Storia d’amore imperiale; Presentazione libro I giorni dell’ombra  e della luce; proiezione documentario Giuseppe Magi  dedicato all’emigrazione; Presentazione del libro Metamorfosi breve indagine su John Bellany; la Conferenza Una Canzone popolare di Giovanni Pascoli: dalla letteratura bretone a quella italiana; il convegno Un diverso modo di possedere i beni comuni. Dalla storia al futuro; Presentazione del libro “Garfagnana sottosettore est: il fronte di guerra a Fosciandora).

Non voglio entrare invece in merito agli aspetti economici che la chiusura forzata ha determinato nel settore culturale perché ovviamente la risposta è già scontata.

La Fondazione Ricci Onlus d’altro canto è una istituzione no profit, per cui sono Trenta Anni, il 5 settembre scorso ricorreva proprio questo Anniversario della sua presenza nel territorio di Barga, che elargisce senza scopi di lucro, i fondi di cui dispone per la realizzazione degli scopi statutari per cui è stata istituita nel 1990 da mio padre: l’imprenditore Giovanni Mario Ricci.

Nonostante le difficoltà anche nei mesi scorsi e fino a pochi giorni fa avete organizzato diversi eventi. Come vi muoverete nei prossimi mesi?

 A Settembre dopo l’ultima conferenza estiva tenuta nel giardino e con il cambio di stagione il problema delle iniziative all’interno della sede si è riproposto in tutte le sue problematiche.

Avevamo già rimodulato a giugno le nostre iniziative culturali sopprimendone alcune, rimandandone altre, ma soprattutto rimodulandole con iniziative che potessero essere consentite anche con un pubblico ridotto e solo su prenotazione di solo 20 posti dei 60 disponibili nella sala delle conferenze e con tutti gli accorgimenti già descritti, e altre che comunque potessero essere fatte se non altro come segno, chiamiamolo pure “festeggiamento”, di questo importante traguardo dei Trenta Anni.

Per questo motivo il C.d.A. della Fondazione Ricci ha modificato le attività già predisposte deliberando poche ma significative iniziative in questa seconda parte dell’anno che non rimanessero effimere ma tangibili.

La prima è stata quella di assegnare una consistente Borsa di Studio a una giovane studentessa, che risiede del nostro territorio, per la prosecuzione dei suoi studi all’Università di Pisa, il settore d’interventi nel sociale, rientra, infatti, tra gli obiettivi presenti nel nostro Statuto; la seconda è stata la predisposizione di un Premio Storico alla memoria di Antonio Nardini, storico locale scomparso nello scorso marzo, e consigliere dal 1995 del nostro C.d.A.

Di concerto con la sezione locale di Barga dell’Istituto Storico Lucchese pubblicheremo entro l’anno il migliore studio inedito pervenuto da studiosi italiani o stranieri negli ambiti di ricerca storica, archivistica e storico artistica o delle tradizioni e dei costumi delle provincie di Lucca, Massa, Pisa e Firenze con riferimenti ovviamente alla Media e Alta Valle del Serchio. Il Premio in questo momento è già stato assegnato a una laureanda ed è in corso di pubblicazione la sua Tesi. A breve comunicheremo gli esiti e la modalità di svolgimento della presentazione di questa iniziativa che vedrà anche un momento di ricordo di Antonio Nardini da parte del prof. Umberto Sereni, già Sindaco di Barga.

La terza iniziativa è importantissima sia per la Fondazione Ricci, ma soprattutto per tutta la comunità di Barga. E’ infatti imminente la pubblicazione del catalogo della mostra Umberto Vittorini nelle collezioni private. Tradizione e Modernità di un maestro del Novecento da noi realizzato con i tipi della casa editrice Maria Pacini Fazzi.

La mostra, realizzata nel 2016, vide la presentazione al pubblico di oltre centoventi opere provenienti da 12 collezioni private, un omaggio importante a “un figlio di Barga” come lo stesso Vittorini amava definirsi, ma soprattutto per la Fondazione ha rappresentato la chiusura del ciclo delle grandi mostre dedicate ai migliori artisti del Novecento della Valle del Serchio: Alberto Magri. Un pittore del ‘900; Giovan Battista Santini; Adolfo Balduini nel Novecento Toscano, ma voglio ricordare che a oggi sono 21 le grandi mostre da noi realizzate nel corso degli anni dedicate ad artisti o temi legati alla Valle del Serchio, tutte con i loro rispettivi cataloghi.

Il riscontro mediatico e il successo di pubblico e critica, onorato dalla visita di Vittorio Sgarbi, ci hanno convinto che il catalogo, anche se postumo, doveva essere fatto. Grazie al determinante contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, che voglio ricordare ci supporta da anni, siamo riusciti infine a realizzarlo in questo anno e proprio in questi giorni stiamo mettendo a punto una strategia di presentazione, pensavamo all’ampio ambiente del cinema Roma di Barga per permettere a un più vasto pubblico di poter partecipare, ma il penultimo Dpcm non lo ha permesso e con l’ultimo vedo ancora più difficile trovare soluzioni se non sperando che dopo il 4 dicembre si possa di nuovo tornare ad incontrarci in presenza.

 

Stiamo per vivere un altro periodo molto buio della nostra esistenza, legato alla  ripresa dei contagi. Quanto è importante la resistenza intellettuale in tutto questo?

Domanda difficile alla luce degli ultimi eventi e alla quale posso rispondere solo in maniera personale.

Ho sempre trovato nel lavoro che svolgo grande forza. La determinazione mi viene da un DNA familiare sicuramente, ma il lavoro, come dico spesso, ritenendomi ovviamente molto fortunata, per me è una gioia. Amo la sua quotidianità, ma amo anche quando mi pone delle sfide che mi mettono alla prova intellettualmente e spesso anche fisicamente, mi divido ormai dal 2000 tra Lucca, dove abito e lavoro e Barga, dove ho un ruolo che nel tempo mi è sempre più caro e al quale tengo molto. Ecco sicuramente vedere che la Fondazione Ricci ha ancora dopo Trenta Anni un ruolo riconosciuto e importante per il territorio (La Fondazione Ricci ha ricevuto dall’Amministrazione comunale di Barga il San Cristoforo d’Oro nel 2013) è sicuramente anche un motivo di resistenza intellettuale e di questo devo dire un sincero e riconoscente grazie a tutti: Associazioni, Enti, Fondazioni, ai collaboratori e a tutte le persone che in questi anni ci hanno seguito, compreso ovviamente gli organi di stampa come Il Giornale di Barga, Barga News, Noi TV.

Avevate un bel progetto nel cassetto, uno studio ed una catalogazione delle Ville Liberty di Barga. Si è fermato tutto?

Ti ringrazio di avermi posto questa domanda perché lo studio dell’architettura Liberty e neo eclettica di Barga tra il 1900 e il 1930 è una iniziativa che portiamo avanti dall’inizio del 2019 con l’Istituto Storico sezione di Barga e un gruppo di studiosi e appassionati e al quale tengo come architetto moltissimo. Una sfida, e in questo mi riallaccio a quanto ti ho appena detto, perché mai nessuno prima si era mai posto lo sviluppo di questo importantissimo tema che vede affrontare la nascita della Nuova Barga quella che varca i confini del centro storico e si apre alla modernità del tempo: quella architettura determinata da importanti sviluppi storico-sociali e urbanistici, come la necessaria nascita di nuove viabilità che la sprovincializzassero, ma anche quella edilizia necessaria posteriore all’evento tragico e luttuoso del 1920 che determinò il primo ampliamento veramente pianificato nella storia bargea nel 1925.

In tutto questo i veri protagonisti sono gli emigrati di ritorno. A loro si deve la costruzione di centinaia di nuove dimore che resero Barga più bella adottando “il nuovo stile”.

Rientrati nel loro paese natio dopo aver fatto fortuna in Inghilterra, Scozia, America, Australia, Brasile, insediarono lungo i nuovi viali, dentro i nuovi lotti, ville, villini e palazzine che dovevano testimoniare e mostrare il benessere raggiunto con grandi sacrifici, in alcuni casi addirittura ostentarlo; anche chi aveva meno risorse economiche non rinunciò al proprio sogno e costruì villini più modesti terranei o a un solo piano.

Una ricerca che è stata impostata inizialmente con un censimento degli edifici liberty ed ecclettici presenti a Barga, Fornaci di Barga e frazioni limitrofe, arrivando fino al ragguardevole numero di cento, ha proseguito poi con l’analisi delle loro tipologie, degli stili delle decorazioni e degli arredi interni, fornendo notizie sulla storia delle commissioni, dei progetti e dei loro rispettivi progettisti. Tipologicamente si va dal semplice villino primi Novecento della zona del Piangrande, al villino Moresco del Canteo, a Villa Moorings in stile Nouveau,  fino a villa Buenos Aires in stile neocoloniale.

Questa sarà l’occasione per scoprire i nomi, dove vi furono, dei professionisti che realizzarono le architetture e quelli dei decoratori degli esterni con ceramiche e pitture. Numerosi furono anche gli artisti che decorarono con pitture a fresco gli interni, o realizzarono mobilio, oggetti in ferro come ringhiere e dove è più appariscente la miglior rappresentazione di questi stili .

Abbiamo fatto scoperte notevolissime grazie ai proprietari, che concedendoci fiducia, quella di cui ti parlavo prima legata ormai a un importante ancoramento al territorio della Fondazione Ricci, ci hanno aperto le loro preziose dimore. Siamo rimasti impressionati nel vedere a volte il tempo fermarsi in questi interni: dalle caratteristiche estetiche e decorative ai mobili agli oggetti.

Quanta storia e quanti sacrifici!

Bene, è proprio questo che vogliamo realizzare una bellissima mostra e un altrettanto importante catalogo il prossimo anno che renda giustizia e merito a tutti coloro che hanno contribuito con la costruzione e il mantenimento di tanta bellezza e storia.

Avevamo in programma una prima prewiew al pubblico il prossimo 12 dicembre per mostrare i tanti risultati già raggiunti e anche invogliare altri proprietari ad aprirci le loro porte: Che dire? Sono ancora fiduciosa di poterlo fare, perché senza speranza non c’è alcun futuro.

Tag: , , ,

Lascia per primo un commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.