La Libellula, Kme si è curata del territorio solo a parole

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La Libellula torna ad intervenire sulla questione gassificatore e non risparmia critiche a chi in modi anche diversi, difende la causa dei termovalorizzatori.  Da Kme alla Gabanelli, passando per il settore cartario Lucchese e la Regione.

“Correva il 22 gennaio 2018 quando al cinema Puccini di Fornaci di Barga, al primo incontro pubblico organizzato dal movimento “La Libellula”, l’ingegner Pinassi, AD di KME dice la Libellula – prometteva apertura e coinvolgimento con la popolazione del territorio per il suo progetto tanto agognato, ovvero il rilancio dello stabilimento tramite il famigerato (piro)gassificatore, anche se all’epoca non si parlava ancora dell’impianto dato che Pinassi era, parole sue, alla “ricerca di un combustibile” per poter autoprodurre l’energia elettrica.

Da allora ne è passata di acqua sotto i ponti e l’impianto stesso, non solo è sorto (fortunatamente solo sulla carta, dove rimarrà) ma ha cambiato anche più volte nome, fino ad essere ribattezzato comicamente “piattaforma energetica”; tuttavia, della promessa di coinvolgimento dell’AD non è rimasta traccia.

Perché diciamo tutto questo? Come sapete da mercoledì 16 ottobre parte la fase più importante del processo partecipativo “Tutti nella Stessa Barga”, riconosciuto e finanziato dalla Regione Toscana, ovvero quella degli incontri (World Cafe) durante i quali, alla presenza e dopo gli interventi di esperti bipartisan, saranno discussi gli aspetti più critici del progetto KME da una platea di 70 cittadini estratti a sorte dall’anagrafe del comune di Barga più altri 20 nominati dalle due parti ovvero 10 dalla Libellula e 10 da KME. O almeno così doveva essere.

Già, perché KME, oltre a non aver portato il suo responsabile nel Comitato di Garanzia del processo (la famosa “sedia vuota”), non ha nemmeno nominato i suoi 10 rappresentanti ai World Cafe, essendo scaduto il termine di giovedì 10 senza aver dato alcuna risposta: in poche parole l’azienda, proclami a parte, non sembra curarsi troppo del territorio e della popolazione, preferendo la compagnia di coloro che, politici compresi, sono sempre pronti a sostenere il progetto alle tavole da loro imbandite (qualcuno poi ci spiegherà come sia possibile che la Regione  possa far pubblicità e, allo stesso tempo, autorizzare un progetto, in barba a qualsiasi apparenza di imparzialità della pubblica amministrazione).

Se KME pensa in questo modo di squalificare questa importante iniziativa, sappia che si sbaglia: con loro o senza di loro, il processo partecipativo andrà avanti. Col suo comportamento, l’azienda butta purtroppo al vento ogni occasione di confronto democratico sul progetto con i soggetti che più di tutti, certamente più dei signori Rossi e Fratoni, sono legittimati a sapere e a decidere del loro futuro: i cittadini della Valle del Serchio.

Una parola non possiamo non spenderla infine su quanto abbiamo sentito in questi ultimi giorni riguardo alla incessante, ma allo stesso tempo ormai grottesca propaganda a favore degli inceneritori, pardon, termovalorizzatori, come lor signori li hanno rinominati in un italiano che farebbe rivoltare il Manzoni nella tomba.

Non ci stupiamo certamente delle dichiarazioni degli industriali, come ad esempio quelle del presidente della sezione Carta e Cartotecnica di Confindustria Toscana Nord, Tiziano Pieretti, il quale afferma in una intervista “i termovalorizzatori non solo non contraddicono l’economia circolare: ne sono un anello fondamentale…questi impianti sono un fatto di civiltà, non un’insidia per la salute e per l’ambiente”: certo, concentrare in poche righe tante assurdità e negazioni di secoli di scienza (dalla legge di Lavoisier, che risale a fine ‘700, alle più recenti ricerche epidemiologiche) è senz’altro impresa ardua, ma non impossibile quando si hanno dei forti interessi economici in gioco. Spiace assai di più che a certi giochetti si prestino invece stimati giornalisti, come Milena Gabanelli, alla quale ha già risposto con competenza l’amico Rossano Ercolini: non abbiamo molto da aggiungere alle sue autorevoli parole, se non che ci dispiacerebbe che la Gabanelli andasse ad ingrossare le fila dei giornalisti passati da essere dei severi controllori del potere a suoi, consapevoli o meno non sta a noi dirlo, cantori.”

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