Alboràn come Renaio, l’isola di una piccola comunità. Ecco il libro di Glauco Ballantini

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Un’isola, un mare, una piccola comunità.

Una Spoon River nel Mediterraneo fatta di gente con le sue piccole storie di paese che riflettono il mondo.

“Se descrivi bene il tuo villaggio parlerai al mondo intero”

Fervidi combattenti e disertori, vite concluse o mai iniziate, troncate a metà. Ambulanti e militari, barboni ed egocentrici, maestre e professoresse. Personaggi inventati, storie reali e canzoni d’autore.

Accenni senza particolari eccedenti, soggetti senza sceneggiatura.

Quella mettetela voi.

Non leggete velocemente, una cinquantina di secondi ogni racconto, da una fermata di metropolitana ad un’altra in città, ogni venti bracciate nel mare in vacanza, girando lo sguardo a 360° su un greppo dell’Appennino o fra un piatto e l’altro in un ristorante cinese.

Se non vi piace un racconto… ce n’è subito un altro. Avrete perso solo 50 secondi.

Così Glauco Ballantini nel suo libro presenta Alboràn, un volumettino piccolo, piccolo che raccoglie centodieci racconti di centodieci parole. (edizioni Asterione – prefazione di Enzo Iachetti).

Il libro è stato presentato ieri sera in piazza Salvo Salvi, nell’ambito dei bei salotti culturali organizzati a Barga da Cento Lumi insieme a Unitre, Comune di Barga, Tralerighe, Pro Loco e Da Aristo.

Glauco è uno dei fratelli livornesi Ballantini, l’altro è Dario, il noto personaggi televisivo, che  mercoledì sarà insignito di un San Cristoforo d’oro speciale alla carriera. Entrambi sono legati alla nostra terra a filo doppio. A Renaio hanno trascorso tutte le estati della loro giovinezza. Si va dalla fine degli anni ’60 (1968) al 1980. Con la loro famiglia hanno vissuto in una Renaio di altri tempi,  senza energia elettrica e con la strada sterrata; animata da personaggi che ne hanno segnato la storia. Renaio come Alboràn,; a sua volta una piccola isola che invece di trovarsi in mezzo al Mediterraneo è a ridosso dell’Appennino. Ma sempre isola è, luogo speciale dove vivere e morire. Renaio per certi versi è cambiata da allora, ma per altri è esattamente come quella che Glauco, forse il fratello Ballantini che il legame con questa terra lo sente più che mai forte, descrive nei personaggi raccontati in centodieci parole nel suo libro. E descrive ancora meglio nel bellissimo raccondo “Undici chilometri” che se non avete ancora letto vi invitiamo a fare . Lo trovate esattamente QUI

I racconti che si trovano in Alboràn sono elaborazioni ed approfondimenti di quanto trattato nel racconto lungo scritto qualche anno fa.

E vi trovate l’Alpa, il Doriano, il Camoscio, il Giovanni, il Marione bestemmiatore, l’Enrico, valdese e comunista. Sprazzi del piccolo mondo, della piccola isola che non c’è.

Ad ascoltare da lui di Renaio e del suo libro, della gente della montagna e dei racconti del nuovo libro di Ballantini in piazza del comune si è ritrovato un bel pubblico che ha seguito con attenzione e partecipazione la serata condotta da Andrea Giannasi con l’ausilio anche del nostro direttore Luca Galeotti. E’ intervenuta anche la sindaca Caterina Campani che ha espresso la sua emozione per i ricordi e le sensazioni evocate da Ballantini.

C’era anche la gente della montagna a cominciare da Veronica Marchi, discendente dei Marchi di Renaio che sono nei ricordi di Glauco da quando era un ragazzo; il cui intervento commosso, nel commentare le parole scritte da Glauco, ha reso più vera la serata.

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