Cenni su Pietro Angeli Bargeo (Barga 1517-Pisa 1596) –(quarta parte)

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Il busto di Pietro Angeli Bargeo scolpito da Giovanni Topi (Orciatico 1836 –Pisa 1896).

Nel passato articolo siamo rimasti con Pietro Angeli a Roma ma ora che siamo ai primi di ottobre del 1587, sappiamo che il cardinale Ferdinando è al Poggio a Caiano cacciando assieme al fratello Francesco I, quando a sera il Granduca si sente male. È l’inizio di un’incredibile vicenda che coinvolgerà anche la seconda moglie Bianca Cappello, infatti, i reali coniugi da lì a poco, moriranno con grande sospetto circa la loro fine, una triste storia, ancora oggi molto attuale tra gli studiosi dell’argomento. A Pisa fu richiesta anche la maestria del medico Giulio Angeli da Barga, cugino e non fratello di Pietro come alcuni scrissero, affinché riuscisse a capire di cosa fosse morto il Granduca.

La successione sul trono granducale, in frangenti che non è il caso di ripetere, spetterà al cardinale Ferdinando, che intanto incarica Pietro Angeli di comporre e poi recitare un’orazione funebre per il defunto Granduca. Come ci dice il prof. Giovanni Cipriani nel suo studio raccolto in “Barga Medicea” sotto il titolo “Pietro Angeli da Barga” (1), il Poeta fu all’altezza della situazione molto delicata, cioè parlare del defunto tacendo di Bianca Cappello e “esaltando” il nome di Ferdinando (2). L’orazione si tenne il 15 dicembre 1587 nel cortile di Palazzo Vecchio alla presenza dei maggiorenti fiorentini, prelati, ecclesiastici, delegati di Città e Terre del Dominio Fiorentino, ecc, ecc.

Dal libro “Essequie del Serenissimo Don Francesco Medici Granduca di Toscana”, di Giovan Battista Strozzi, anno 1587, dove è descritto il funereo omaggio al Granduca e come si svolse, ecco cosa si dice dell’oratore a pag 14:

“Mentre i religiosi passavano Pietro Angelio huomo di tal valore che il chiamarlo Oratore eloquentissimo è dire una parte sola di quel che lo fa tanto riguardevole e chiaro, orò in lode del G. Duca Francesco avanti i Prelati, à Senatori, à Magistrati, e gl’altri che nel cortile tutto parato di nero e d’Armi e d’Imprese, e di funebri ornamenti circondato con attenzione grande l’udivano.”

Anche la Terra di Barga, seppur lontana, fu presente. Nelle delibere del tempo si possono leggere le spese per vestire i donzelli da inviare a Firenze. (Barga, capoluogo di una Vicaria Lucchese, si era data spontaneamente al Comune di Firenze nel 1331. Lucca però la riconquisterà ma nel 1341-42 sarà acquistata da Firenze a Mastino della Scala. Da allora rimarrà sempre fedele alla Città del Giglio sino al 1859, per sua parte collaborando all’affermazione della Toscana, tantoché la città di Barga, storicamente parlando, potrebbe rappresentare la stessa Toscana in Provincia di Lucca.)

Con la salita al trono granducale del cardinale Ferdinando, Pietro Angeli torna in Toscana e con lui par che torni da Roma anche lo scultore Pietro di Mario Simoni da Barga, cui abbiamo accennato nel precedente articolo, del quale troviamo il suo nome sui libri paga del neo Granduca, per poi saperlo tornato a Barga agli inizi degli anni ’90 di questo secolo XVI.

Passato circa un anno, nel 1588, Pietro Angeli, giunto all’età di settantuno anni, su indicazione di Baccio Valori sarà eletto Consolo dell’Accademia Fiorentina. Intanto, attende ancora alla Siriade, il poema che avrebbe dovuto consacrarne l’immortalità. Finalmente, come già detto, nel 1591 escono in Firenze i dodici libri dell’opera completa ma l’invidia e la facile polemica “tassiana” che suscita fanno sì che l’Angeli se ne amareggi profondamente. Comunque il Granduca Ferdinando il 9 agosto di quest’anno, così come annota l’Angeli nel suo diario, per aver condotto a termine la Siriade, attua un donativo nei suoi confronti di Scudi 500, mentre di altri 300 ricevuti nel marzo 1590, con facoltà di “trasportare nella Vita di miei nipoti Ferdinando e Piero … Dio conceda lor grazia di goderlo lungo tempo quietamente, ed in augumento della prosperità loro ed a salvazion dell’anima loro.” Il Granduca Ferdinando aveva già beneficiato in Roma l’Angeli nel 1584 con un donativo, detto pensione, di Scudi 2.000 d’oro in oro. (Manacorda: “Petrus Angelius Bargaesus; pag. 78 e pag. 80)

Nel veder citati i nomi di due nipoti di Pietro Angeli, Ferdinando e Piero, si è indotti alla perplessità circa la specifica parentela, ossia, se questi siano figli di sua figlia Virginia, già maritata almeno all’anno 1574, che nel 1580 avrà una figlia, Ermellina, così come recita il diario del nonno Poeta, oppure, due nipoti figli di un fratello. Entrando un poco nel merito, siamo portati a credere che fossero figli della figlia di Pietro Angeli Virginia, che sappiamo avesse avuto quattro figli maschi e sette femmine con il marito Giovanni Santini. Questa famiglia Santini poi alla morte di Pietro Angeli, aggiunse al suo il cognome Angeli e sappiamo che uno dei figli ebbe per nome Pietro, riconducibile a quel Piero beneficiato dal nonno Pietro Angeli, però nella variante comune del nome Pietro in Piero, comune in tutti e anche nello stesso nonno, appellato nei due modi nei documenti che parlano di lui. La citazione di Pietro Santini Angeli si trova in “Società e Storia”, Volume 24, Edizione 95, quale provveditore alle Boscaglie di Barga l’anno 1643.

Siamo rimasti con l’Angeli all’anno 1591 della conclusione della Siriade e lo vediamo in grande aura che lo circonda, tra gli incerti di un fisico provato da diverse malattie che sin dagli anni “giovanili” lo affliggono, preso nella mestizia del tempo che corre e nelle intime e corrosive tristezze letterarie che lo avvolgono. Comunque è conscio e forse anche lusingato della stima che gode tra i grandi letterati del suo tempo. C’è chi lo addita, come Paolo Manuzio, “A nessuno inferiore per ingegno, eloquenza e dottrina”. Vettori “Gran Poeta, non minor oratore, e di elegante scienza fornito”. Altri letterati che ebbero a parlare di lui si espressero sempre con gran lode.

Questi ultimi anni di vita li divide tra Firenze, Pisa e Barga. In “Tuscany and its Universities 1537-1609” di Jonathan Davies (Brill 2009), lo troviamo censito tra gli stipendiati per Lo Studio Fiorentino e per L’Accademia Fiorentina, sino agli anni 1595.

In Barga, come sempre accade, chissà se il popolo lo vedesse solo come uno dei figli della potente famiglia Angeli, dei quali diversi insegnavano laggiù a Pisa e chi a Siena. Qualcuno era anche a Roma, chi era vescovo, altro monsignore, chi Cavaliere di Santo Stefano, quello medico e così dicendo e magari, tirando di lungo in fronte a loro o a lui, dicessero: però, nonostante lontani tornano spesso e ci tengono a Barga. Avevano sentito dire alla Porta Mancianella, sotto la sua loggia, luogo d’incontro barghigiano che stava tra le due porte, che ieri, correva l’anno 1594, il Consiglio aveva incaricato quattro della potente famiglia Angeli perché trovino un maestro per la scuola di grammatica ai bimbi: Pietro il poeta, Giulio il medico, Jacopo il Cavaliere di Santo Stefano e Michelangelo.

Pietro Angeli si era occupato anche di varie altre cose di Barga, come di certi affari delle Monache di Sant’Elisabetta, dell’Ospedale di Santa Croce, della Bandita delle trote alla Corsonna, ecc; però, è anche pensabile che la stessa Barga fosse entrata in lui ben più profondamente. Tanto da vederlo, tornando al 1587 delle esequie a Francesco I Granduca, consigliare al cardinale Ferdinando un’opera da porsi tra i drappelli, “mostre” e altro che nel triste momento, con le altre, parlasse “dell’affetto politico” al defunto. Forse un semplice ma bel piatto da parata d’argento carico di significati e due in particolare, dal titolo: “La Battaglia di Barga”, che l’anno 1587 ricordava la sconfitta del Piccinino sotto le mura di Barga che aveva assediato, avvenuta centocinquanta anni prima nell’inverno 1437.

http://www.tortaantiques.com/ricerca.asp?idalter=304&tipoalter=news&action=alter&action1=vis

È questa una sorta di provocazione culturale, quindi da prendersi con molta cautela, che ci sentiamo di fare perché c’è un sottilissimo filo che merita di esser tirato e se si romperà, niente di male, almeno abbiamo dato lustro ancora una volta a un bell’oggetto storico in argento che parla di Barga, che il sottoscritto, su invito del nostro Comune e con due amici, anni fa andò a vederlo alla Galleria Torta di Roma.

Uno dei due principali indizi ci porta a una prima riflessione: Pietro Angeli ricorda nell’autobiografia (3), che Barga, luogo della sua nascita, “Fu reso celebre dalla rotta delle soldatesche milanesi e lucchesi, le quali, sotto il comando di Niccolò Piccinino, assediavano Barga”. Questa citazione ci fa capire che lo storico evento era ben presente in lui e lo ricordò nello scritto, probabilmente anche di là dall’importanza dello stesso evento, perché vi avevano preso parte due suoi antenati al comando della milizia di Barga: Cristofano di Niccolò di Angelo e Niccolò suo figlio. Questi comandanti, al sopraggiungere delle truppe fiorentine guidate da Francesco Sforza, loro volta imposero ai soldati di Barga la sortita dal Castello assediato, così stringendo in una mortale e sanguinosa morsa le soldatesche del Piccinino, cui non restò che ritirarsi con gran disonore, lasciando sul campo armi e bagagli e un Gonzaga prigioniero. (4) A questa battaglia, oltre ai fiorentini, vi presero parte anche i veneziani, ma ecco cosa dice in merito uno scritto curato dalla Galleria Torta di Roma a corredo del Piatto La Battaglia di Barga:

“L’oggetto, in eccezionale stato di conservazione, è datato (1587), firmato dall’argentiere Cabriello Ciullo (documentato a Firenze nella fine del 500′, operante con bottega su Ponte Vecchio) è corredato dalla expertise storica e tecnica del compianto Prof. Gian Guido Sambonet, (Vercelli, 1923-Milano, 2001), studioso di argenti, consulente di musei e relatore di istituti universitari, ritenuto ancor oggi il massimo esperto di oreficeria italiana del rinascimento. Questo eccezionale oggetto, eseguito a sbalzo, niellato e datato 1587, risulta commemorativo del centocinquantenario della battaglia di Barga (1437) città nei pressi di Lucca. In quella occasione Francesco Sforza, Nicolò Piccinini, Lorenzo de Medici e Filippo Maria Visconti furono coinvolti insieme in una importante battaglia, dove per la prima volta nella storia, i milanesi furono battuti da veneziani e fiorentini.”

Si tenga presente in particolare quel “veneziani”, ciò che ci introduce al nostro secondo indizio che ci porterà all’ipotesi conclusiva, eventualmente tutta da verificare nel suo possibile e ipotizzato vero ma certamente intrigante. Infatti, il ricordarsi l’apporto di Venezia alla vittoriosa impresa di Barga nel 1437, fa sì che il Piatto della Battaglia di Barga in oggetto, possa essere collegato all’ancora vivo rapporto, in quei 1587, tra Firenze e quella Città, nel momento della funebre cerimonia a Francesco I, soprattutto nell’imposto silenzio e taciuto ricordo della defunta Bianca Cappello, che nata a Venezia, fu la seconda e a molti invisa moglie dello stesso Francesco I. In altre parole, par di vedere Pietro Angeli, propizi i centocinquanta anni dall’accadimento della battaglia di Barga, che suggerisce al cardinale Ferdinando un omaggio al fratello Francesco I in cui si ricordano cose care allo stesso Poeta: Barga, gli antenati e i giovanili trascorsi veneziani; cose care a Firenze e, soprattutto, più che tacitamente, al defunto. Quasi un omaggio per addolcire l’anima di Ferdinando colma di “pensieri” e che dal cielo sarebbe stata apprezzata sia da Francesco I come dalla veneziana Bianca Cappello.

Raccontata la nostra (favola?), Pietro Angeli negli ultimi anni di vita lo vediamo ritiratosi in Pisa, con spostamenti anche nella sua Barga, sino a che, giovedì 29 febbraio 1596, chiude per sempre gli occhi. Prima di questo inevitabile evento aveva provveduto al testamento, rogato in Barga il 29 ottobre 1593, in cui è citata erede universale la figlia Virginia e dopo di lei i discendenti maschi e nel caso mancassero, le femmine; mentre alla moglie Pellegrina lascia il palazzo, vitto e vestiario: “vita naturali durante”. (5)

I funerali pisani sono un “trionfo”, ciò che aveva atteso invano nei suoi ultimi anni, specialmente dopo la conclusione della sua Siriade. In San Giovanni a Pisa, il Duomo è inattivo per l’incendio del 1595, Jacopo Mazzoni da Cesena recita l’Orazione funebre, alla presenza del Collegio dei Dottori, degli studenti, dei Cavalieri di Santo Stefano e dei notabili della Città, poi, a guisa di Poeta coronato, viene sepolto nel cimitero monumentale (6). La figlia Virginia, in seguito, vi farà porre l’epigrafe:

D.O.M.

PETRO ANGELIO BARGEO IN PISANO GYMNASIO

PER QUAM PLURES ANNOS INTERPR.

ERUDITISS. POETAE ORATORIQ. CELEBERR.

A FERDINANDO MED. MAG. DUCE ETRU. III

PATRONO MUNIFICENTISS. INTER SUOS

FAMILIARES COOPTATO, OPIBUS ET HONORIBUS

AUCTO VIRGINIA F. MOESTISS. MEMORIAE

ET PIETATIS ERGO P. VIXIT ANNOS LXXIIX

MENS. X. OBIIT PRID. KAL. MART. M D X C VI

All’Accademia Fiorentina Giovanni Battista Strozzi commemorerà (7) la figura del Poeta, legato strettamente ai Granduchi di Toscana e alla loro politica basata sull’ascendente Etrusco. Così come farà, un anno dopo, all’Accademia della Crusca il Sanleonini (8), tra l’altro difendendo la sua Siriade.

Con il prossimo e ultimo articolo vedremo alcune notizie storiche sulle famiglie Angeli di Barga, essenzialmente nel secolo XVI e come si è mantenuta in Barga la memoria del poeta Pietro Angeli.

Pier Giuliano Cecchi

(1) “Barga Medicea e le enclaves fiorentine della Versilia e della Lunigiana”, Leo Olschki, MCMLXXXIII. A cura di Carla Sodini, prefazione di Giorgio Spini.

(2) “Oratio Florentiae habita in funere Francisci Medicis Magni Ducis Hetruriae”.Giunti, Firenze, 18 gennaio 1587.

(3) “Vita di Pietro Angeli da Barga”, scritta da lui stesso, seconda versione italiana di Enrico Giuliani. In: “Della vita e delle opere di Pietro Angeli Bargeo”. Pietro Groppi, Barga, 1888.

(4) Giovanni Simonetta, “Rerum Gestarum Francisci Sfortiae Mediolanensium Ducis”.

(5) “Il Matrimonio del Bargeo”, Leonardo Mordini, Scuola Tipografica Artigianelli; Lucca 1941. In questa pubblicazione si aggiunse il testamento in latino di Pietro Angeli, allora conservato nell’Archivio Privato di Casa Salvi a Barga.

(6) Bellini-Petri A. Guida di Pisa, Bemporad, 1913.
Pag: 203 –Soggetto: Lapide commemorativa di Pietro Angeli detto il Bargeo.

Ubicazione: Interno, corridoio sud, lato arcate.
Oggetto: Epigrafe.

(7) “Orazioni et altre prose del Signor G.B. di Lorenzo Strozzi, Roma, 1635.

(8) “Delle Lodi di Piero Angeli da Barga”, Francesco Sanleolini, Firenze, 1597.

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