Un mistero di casa Bertacchi-Cordati a Barga

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A metà dicembre del 2015, mentre a mattina stavo preparandomi per uscire da casa, sento squillare il telefono e subito mi dissi: dai! Chi sarà stavolta dei soliti scocciatori in cerca di contratti telefonici? … Pronto! Ciao, sono Giordano Martinelli di Casa Cordati(1) e avrei bisogno che tu vedessi una cosa che mi è apparsa durante alcuni lavori in casa. In pratica mi disse che durante la sistemazione di un antico armadio a muro, tolta una tavola che stava incastrata a formare un piano, nella parte inferiore e sino allora non visibile, aveva sentito al tatto che c’erano delle profonde incisioni e giratala ecco apparigli una scritta: “Bertacchi Operaio” (Vedi immagine in alto).

Vorrei che tu la vedessi per meglio capire … Certo che sì; sto proprio uscendo da casa e se sei d’accordo, tra poco sono lì a trovarti … Va bene, ti aspetto.

Salito in macchina, il pensiero dominante era: ma chi sarà quel Bertacchi operaio, certamente del Duomo di Barga? Ce ne sono stati diversi e a quanto ho capito non si dice altro nella tavola se non il cognome e la qualifica.

Con questo dilemma nella testa, a quale Bertacchi appartenesse la tavola, eccomi a Casa Cordati destinazione dell’incontro con Giordano. Qui va detto che la casa è un palazzo, uno dei più belli che esista in Barga castello, e si trova in via di mezzo, entrando da Porta Reale, dopo la chiesa della SS. Annunziata, più avanti di quasi cento metri.

Questo palazzo, molto ampio, sin dall’antico appartenne ai nobili Bertacchi di Barga, comprato nella seconda metà del sec. XX, fine anni ’60, dal noto Pittore Bruno Cordati (Barga 1890 –Barga 1979) che ne fece la sua abitazione e i suoi discendenti, in gran parte, l’hanno poi attrezzato a mostra permanente delle sue opere.

I nobili Bertacchi che abitarono questo palazzo, secondo lo stato degli aventi diritto alle cariche amministrative di Barga dell’anno 1822, con il nobile dott. Scipione di Messer Anton Filippo, sono annoverati tra le due famiglie più facoltose di Barga assieme a quella del conte Antonio di Giacomo Pieracchi. Avevano molti beni in terre e case, tra cui la bellissima villa Bertacchi di Pozza, dal secolo XIX divenuta di proprietà dei Biondi da cui discese il prof. Cesare e da lui Pompeo. Inoltre avevano possedimenti in terre, case e chiesa dedicata a San Lorenzo in Bacchionero nella montagna di Barga, dotata anche di un organo. Bacchionero era la borgata più in alto di tutto il Comune di Barga, quasi a un tiro di mano dalla Nuda dell’Alpe, oggi disabitato.

A Barga i Bertacchi nel corso del XVIII si distinguevano in tre famiglie principali, oltre a questa, ce n’era un’altra del solito ramo nel quartiere di Porta Macchiaia, queste due sono di antica memoria locale. Un’altra casata col solito cognome si era stabilita in loco nel corso del sec. XVII provenienti da Castelnuovo Garfagnana, quando i figli di Carlo Bertacchi, essenzialmente Cesare e Sigismondo, si fecero barghigiani e dettero inizio ad altro palazzo, anche questo molto bello, oggi degli eredi del notaro Riccardo e Maria Vittoria Stefani Lucignani. Questo palazzo fu costruito vicino al seicentesco Teatro, allora detto delle Commedie, che interamente ricostruito alla fine del sec. XVIII, riprese il nome ufficiale dell’accademia barghigiana dei Differenti.

I Bertacchi di Carlo furono poi Cavalieri di Santo Stefano, Conti e anche iscritti alla nobiltà Pisana come gli altri Bertacchi di Anton Filippo. I Bertacchi, conti cavalieri, da Barga giunsero anche a San Miniato. Di un discendente di Sigismondo Bertacchi che avrà il solito nome, abbiamo un ricordo a Barga dell’anno 1792, una fede che dichiara come questo secondo Sigismondo da lungo tempo dimorasse a Barga, detto Cavaliere e Conte dei Bertacchi modenesi, che qui viveva con decoro senza aver mai esercitato arti manuali. Altre fedi furono richieste e fatte in certi anni del sec. XVII a Cesare e Sigismondo di Carlo, questo a fini fiscali. Infatti, chiesero al Comune di Barga una deliberazione in cui l’ente dichiarasse e s’impegnasse a non fargli pagare tasse, perché, seppur avessero casa in Barga, in certi anni non vi avevano mai abitato. Parrebbe questa una conferma del costruito palazzo di cui abbiamo parlato e che con salti annuali da loro era lasciato vuoto, da ciò la richiesta di non esserne tassati come famiglia.

Tornando sui nostri passi e all’incontro con Giordano Martinelli, ecco che egli mi fa vedere l’oggetto ritrovato con l’incisione del cognome Bertacchi (i nobili ma non i conti cavalieri ricordati sopra) con sotto la dicitura Operaio, poi portandomi a far vedere dove era collocata, il già detto armadio a muro.

Osservando assieme il manufatto vediamo che la scritta è abbastanza precisa ma non del tutto perfetta nell’incisione delle lettere, che affondano nella tavola di castagno per circa due centimetri, comunque, vista a distanza, assumendo il suo buon effetto visivo. Vediamo ancora che certamente è incompleta, perché o sopra o di fianco la tavola avrebbe dovuto continuare con il nome di questo Bertacchi e come aggiunta a operaio la dicitura “del Duomo di Barga” oppure con “dell’opera di San Cristofano”, l’ente che sovrintendeva alla massima chiesa barghigiana di patronato del Comune.

Osservate queste cose siamo rimasti interdetti a chi, dei vari Bertacchi di questo palazzo, attribuire l’iscrizione, salvo pensare un attimo allo stile con cui fu eseguita che, nonostante sia in stampatello, ci ha immediatamente riportato alla fine del sec. XVIII inizi del XIX.

Altra domanda che ci siamo posti: per cosa fu fatta l’iscrizione? Questo ci è rimasto veramente oscuro, comunque tirando delle conclusioni, seppur opinabili. Subito abbiamo escluso che avesse avuto una funzione espositiva, magari in vista sulla strada, perché l’Operaio del Duomo non era una professione ma un servizio pubblico di nomina comunale, seppur ambitissimo da tutti i barghigiani. Riguardandola bene ci appare alla vista con chiarezza che in qualche tempo era stata verniciata di bianco, essendo rimaste abbastanza evidenti alcune tracce di detto colore. Allora si è affacciata l’idea che fosse stata un’iscrizione magari posta sopra a qualche altare del Duomo di Barga, questo alla luce della saputa esistenza al suo interno di uno o due altari di patronato di questa famiglia, dove seppellivano i loro morti, per esempio a quello dedicato a San Carlo. La motivazione potrebbe essere stata che un Bertacchi, al momento Operaio, avesse realizzato un abbellimento o un generico e importante lavoro a un suo altare e qui avesse messo il suo ricordo scritto. Sanno tutti che gli altari presenti in Duomo, nei tempi molti, principalmente durante i restauri dell’edificio che interessarono gli anni 1927-39, furono man mano soppressi, rimanendo solo quelli delle tre cappelle, ed è possibile che alcune cose tornassero alle famiglie che ne avevano il patronato, come potrebbe essere successo per il presente caso.

Comunque c’è un’altra strada, come il “realizzato” organo del Duomo l’anno 1785, tempo in cui furono operai del Duomo due Bertacchi di questo palazzo, Francesco e poi il padre Anton Filippo, e gli anni della loro reggenza vanno dal 1782 al 1788. I primi tre anni esercitò l’incarico Francesco Bertacchi e proprio nel 1785, anno della scadenza del suo mandato comunale, si stabilisce e si definiscono le spese e l’incarico per il nuovo organo, un rifacimento a cura dei Tronci di Pistoia (2).

Cosa certa di questa interessante vicenda è che se Francesco dette l’inizio all’opera nel 1785 e a finirla fu il padre Anton Filippo l’anno 1787, così come posso osservare su una memoria storica che possiedo in fotocopia. Qui, infatti, si dice che l’anno 1787 furono stilate le spese dell’opera per il nuovo organo. Come nota di colore diciamo che nel 1786, nel bel mezzo dei lavori per l’organo, Barga ricevette in visita il granduca Leopoldo I e il riposo notturno tra il 24 e il 25 luglio, lo fece proprio nel palazzo dei Bertacchi di cui stiamo parlando.

Riprendendo il discorso, potrebbe essere che viste le assidue cure di Francesco e del padre Anton Filippo per il nuovo organo, si fosse deciso di lasciare su di esso una memoria scolpita su tavola colorata poi di bianco, o nel nome di Francesco o di suo padre Anton Filippo; poi l’organo fu dismesso e sapendo che l’anno 1834 si sta pensando ad altro strumento per il Duomo di Barga, quella tavola, ormai inutile, fosse giunta a palazzo Bertacchi. Giova ricordare che altro Francesco, un avvocato nipote di Anton Filippo, in questi anni era stato incaricato dal Comune a Operaio del Duomo.

Parlando di Francesco Bertacchi (1755-1814), che in epoca francese fu Maire della Comune di Barga dal 1807 al 1814, zio del secondo avvocato Francesco, mi correrebbe quasi l’obbligo di scrivere qualcosa di lui. Questo perché riportò alla luce e salvò tante cose della nostra storia ricevendo in cambio solo una labile memoria, frutto bello delle anime più nobili che questa terra vede fiorire e appassire nel silenzio. Non lo faccio adesso ma se resterà il desiderio di scrivere ancora cose storiche di Barga, promettendomi di farlo in un’altra occasione.

Scritto da Pier Giuliano Cecchi

(1) Casa Cordati, che ospita la mostra permanente del pittore barghigiano Bruno Cordati (1890 – 1979), è situata nel centro storico di Barga presso il seicentesco palazzo dei nobili Bertacchi, poi Cordati e Martinelli.

(2)Renzo Giorgetti: Per una storia dell’organo del duomo di Barga

Giornale di Barga.it -20 ottobre 2014

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