I campanili delle ore nel Comune di Barga (seconda parte)

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Nel precedente articolo ci siamo lasciati a quando l’11 novembre 1471 Giovanni Santini, Capitano di Parte Guelfa per seguire le spese del Comune, intervenne nel Generale Consiglio circa l’elezione dei deputati per l’affare Oriolo. Andando avanti nella ricostruzione storica vedremo che successe qualcosa a rallentarne la volontà.

Riprendendo il discorso vediamo che dopo circa un mese ritorna l’affare Oriolo in una delibera consolare, esattamente del 6 dicembre 1471. I Consoli, per certi versi paragonabili agli attuali Assessori, assieme al Podestà e secondo lo Statuto di Barga, si riunivano per decidere il Pubblico e Generale Consiglio della Terra, in quei tempi da convocarsi il giorno seguente rispetto alla loro seduta e nello stesso tempo approvarne l’ordine del giorno da trattare, e in questo 6 dicembre 1471 tra i vari argomenti riappare l’affare Oriolo: “Che si provengha al facto dell’oriolo et delle nuove campane”.

Il giorno seguente, in seno al Generale Consiglio della Terra di Barga, eccoci al momento della discussione del punto all’ordine del giorno sopra ricordato e a esporlo si alza sempre il capitano Giovanni Santini, ma, come accennato, non sappiamo cosa accadde tra il 6 e 7 dicembre del Consiglio, perché lo stesso Santini parlerà unicamente del patto da farsi per le campane, mentre dell’Oriolo non ne fa neppure menzione:

“Giovanni Santini…… Sopra alla prima proposta dixe…. che Manfredino, Antonio di Bartolo et Giuliano di Bertone, insieme col neo operaio di S. Cristofano habbino piena balia di poter riscuotere da debitori dell’Opera, in quel modo probabilmente potranno, per pagare il campanaro che rifarà le campane et con lui fare il pacto et pegno come meglio potranno”. (XXV fave nere e una bianca in contrario).

Inoltre si continua con la “balia” concessa alla triade di nominati dal Consiglio per porre, a ciascuno e a chi loro parrà, un obbligo non bene identificato; “pel conducere decte campane”.

Probabilmente l’urgenza d’avere le nuove campane allontanò momentaneamente il problema dell’Oriolo che purtroppo ritroveremo attuato in una successiva delibera del 1475. La mancanza di notizie è dovuta al vuoto di delibere negli anni che vanno dal gennaio 1471, agli inizi del 1475 “ab incarnazione”.

Il rammarico, oltre che per la grave perdita (avvenuta nei secoli passati e che riguarda molti altri anni del sec. XV), sta anche nel fatto specifico che è proprio in quegli anni che si costruisce l’Oriolo e l’assenza delle delibere ci priva di sapere, oltre alla probabile spesa e le eventuali altre notizie circa la sua costruzione e sistemazione, anche il nome del costruttore.

Nonostante ciò, nell’aprile del 1475, ritroviamo il Consiglio impegnato sull’Oriolo per l’elezione del suo temperatore, poi scelto nella persona del Maestro Piero di Stefano Bastaio. (Probabilmente a tale incarico partecipò anche Cola di Jacopo di Piero Nuti, che troviamo nel 1476, con Maestro Piero Bastaio, tra i creditori del Comune per l’Oriolo, poi cassato dal pagamento per debiti con lo stesso Comune, forse risalenti al 1475 che potrebbero averne pregiudicato una sua elezione.)

L’argomento del temperatore in Consiglio fu trattato dal figlio di Giovanni Santini, cioè Santino Santini, anch’egli nella sua qualità di Capitano di Parte Guelfa, che andando alla ringhiera, consigliando disse:

“Si provengha d’uno che temperi l’oriolo e che per virtù della presente provisione s’intenda essere detto a temperare l’oriolo del Comune per questo presente anno 1475, inchominciando la sua electione a dì 1° di maggio 1475, finendo chome seguita et e tre mesi dice aver servito a temperare decto oriolo s’intenda essere lasciati tre mesi ha (….) al decto Comune in dono col suo salario consueto che è stato per lo passato, cioè fiorini due d’oro larghi”– (fave XXV nere per lo sì e IV bianche in contrario per lo no).

Il fatto che si parli di un salario consueto al passato fa capire che l’Oriolo da qualche tempo era già in essere, almeno dal 1474, e che Maestro Piero Bastaio era già il suo temperatore. Da ciò si può datare l’installazione dell’Oriolo sul campanile del Duomo di Barga agli anni 1472 – 73.

Inoltre, se noi pensiamo a quei costruttori di orioli pubblici che, come detto nella premessa, restavano nominati dai vari Comuni a temperatori dell’Oriolo da loro costruito, potrebbe anche essere, data la sua qualifica di Maestro, che Piero Bastaio abbia costruito, o abbia partecipato alla costruzione di quello di Barga. Poi invitato dal Consiglio a prestare la sua opera di temperatore, anche perché tali marchingegni avevano bisogno di mani addestrate per il loro buon funzionamento. E chi poteva farlo meglio del suo costruttore o di un suo qualificato e valido aiutante? Sull’argomento è al vaglio un documento che ci porta a credere che il costruttore fosse stato un barghigiano, ma per la cattivissima lettura, resta il dubbio se vi concorse o se l’opera fosse sua del tutto.

Peraltro diremo che Maestro Piero lo ritroviamo nel 1476 tra i creditori della comunità: “… per suo salario per temperare l’oriolo – lire venti e soldi quattordici”. Mentre nel 1483 è nominato ancora temperatore per lire dodici di buoni e per qualunque anno lo tempererà. Tra l’altro vi aveva lavorato “aconciare” e si parla di un “castellino” fatto per l’Oriolo. Forse un piccolo campanile o qualcosa di simile, costruito alla sommità del campanile con una specifica campana, affinché l’ora si sentisse più lontano possibile.

Per le accennate lacune nelle delibere quattrocentesche che interessano anche l’ultima parte del secolo, fino al 1500 dell’Oriolo non abbiamo più notizie.

Nel 1506, tra le uscite della Comunità, per aver temperato il pubblico Oriolo nel precedente 1505, troviamo stanziata la somma di lire ventuno a Piero Cola.

Dalla prima delibera del 1475, con la quale si ricorda l’incarico a Maestro Piero Bastaio, sono passati più di trenta anni ed è pensabile che lo stesso maestro, per l’età avanzata, avesse lasciato l’incarico a un suo allievo. Infatti, Piero Cola doveva essere in qualche misura esperto, perché nel 1511 è saldato dal Comune con lire 18 per aver sostituito parti dell’Oriolo.

Comunque l’intervento dovette essere un palliativo, poiché nel Consiglio del 10 aprile 1515 si parla ancora dell’Oriolo e del fatto che: “considerato che l’oriuolo dell’ore sia più tempo fa non sonare l’ore per essere male ordinato”, cosicché il Consigliere Giovanni Talini propose e fu approvato di allogarlo ancora a Pier Cola di Jacopo, perché lo adatti a suonare e lo mantenga sonante per ducati 3 larghi.

L’11 luglio del 1546 il Consiglio torna ancora sull’Oriolo ma questa volta per riassettarlo e ridurlo a sonare le dodici ore come si usava a Firenze.

La proposta fu esposta dal Consigliere Bastiano Caratti e l’incarico fu affidato al figlio del temperatore precedente, cioè Nicolao di Piero Cola, il quale fu ricompensato, a lavoro ultimato, con scudi 4 d’oro.

Il 7 dicembre dello stesso anno a Nicolao di Piero Cola fu riconosciuto dal Comune il salario di temperatore dell’Oriolo per l’anno in corso, a condizione lo mantenga temperato e “che suoni giustamente”.

Per altre notizie cinquecentesche ricorriamo ad Antonio Nardini, a un suo articolo: “L’Oriolo del Duomo di Barga”, che pubblicò su “L’Ora di Barga” nel maggio del 1983, dove si dice che nel 1562, la campana cui era collegato andò in frantumi e che fu rifusa nel 1574, su autorizzazione dei Nove Conservatori di Firenze, per interessamento degli operai dell’Opera di S. Cristofano con la spesa tra 50 e 60 scudi.

A questo punto pensiamo sia opportuna una digressione, per capire quali fossero, oltre l’usura, i maggiori nemici dell’Oriolo, come del campanile e delle campane: i fulmini, che causarono nei tempi i peggiori mali al campanile e a tutto quanto stava alla sua sommità. Così è pensabile per i terremoti.

Infatti, il 20 gennaio 1566 il Comune stanziò 4 scudi per “… acconciare il casalino dell’oriolo … rovinato per la saetta … veduto che la terra et contado patisce che l’oriolo non suoni … Salvi di Antonio Salvi propose … che si vincessi scudi 4 per acconciare dicto casalino”.

Nel seguente anno 1567 vediamo che Niccolao di Piero Cola ha un allievo, perché il 25 marzo, il Console Salvi di Antonio propose e ottenne in Consiglio che Cesare di Francesco Buonanni e Niccolao Cola “… sieno tenuti acconciare l’oriolo a tutte loro spese. Il Comune li presti quanti denari bisogneranno … e tutto quello che il detto Comune li presterà vada a conto alle loro paghe e habbino per temperarlo il salario solito”. Spesero tredici scudi che andarono in detrazione al loro salario.

Nel novembre di questo 1567 vediamo che Nicolao Cola ha lasciato l’incarico di temperatore “… perché vecchio decrepito”. A lui subentrerà il presunto allievo Giuseppe di Cesare Buonanni, che troviamo ricevere lire 15 per aver temperato l’Oriolo nel settembre e nell’ottobre di quell’anno.

Il 28 ottobre 1571, per i lavori al tetto del campanile del Duomo, Filippo Barichi, in Consiglio propose e ottenne “… quando s’acconcerà il tetto del campanile si rifacci e racconci anchora, a conto della spesa da farsi in chiesa, anchora il casallino dell’oriolo acciò che l’oriolo non pata et non si guasti dalla polvere e dall’aqua et da altre cause.

Ancora Antonio Nardini, nell’articolo prima citato, ricorda che nel 1575 gli Operai del Duomo ottennero trentasei cantonali di pietra della distrutta chiesa di S. Pietro in Campo, per edificare un piccolo campanile sopra la cella campanaria a uso della campana delle ore.

A sorreggere l’ipotesi del piccolo campanile riportiamo una delibera del Consiglio dell’11 ottobre 1579, nella quale furono rappresentati i motivi per cui l’orologiaio, accusato di tenere in disordine l’Oriolo non poteva svolgere bene il suo compito:

“Quanto alla proposta dell’oriolo, sendosi havuto che l’oriouolaio (sich!) e inteso da lui la causa per la quale l’oriolo patì che non resta temperato a modo che, com’egli disse per essere il tetto di casino di detto oriolo scoperto e per ricevere di molta polvere, la quale poi impedisce le ruote che non girono cordinatamente come dovesieno e desiderando detti rappresentanti com’egli dissono che l’oriuolo vada giustamente … andò a partito che l’Opera di S. Cristofano di Barga, sendosi valuta altra volta delli teuli di quale era coperto il tetto di detto casino, paga tanti altri teuli all’oriuolaio per ricoprire il detto tetto, con obbligare al detto oriuolaio nello avenire di mantener di suo il detto tetto ricoperto”. (continua)

Pier Giuliano Cecchi

(Da “Barga al suono delle campane” –Maria Vittoria Stefani, Barga 2001- in cui Pier Giuliano Cecchi, tra l’altro, ha trattato della storia dell’Oriolo del Duomo di Barga e dei campanili delle ore del Comune di Barga)

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