Sereni: la valle è divisa, quindi l’ospedale unico non si farà mai. Torniamo ai “santi vecchi”

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Anche Umberto Sereni, presidente del Comitato per il cittadino di Barga, interviene sulla riunione della Conferenza dei Sindaci e non risparmia bordate: “Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire, non c’è altro commento in merito alla luce dell’ultima puntata della vicenda ospedaliera. La parata dei sindaci garfagnini, tutti impegnati ad eccezione di Vergemoli e Molazzana nel volere l’ospedale a Piano Pieve e la penosa semilatitanza degli amministratori della Bassa Valle, con Barga che ha inviato a quella riunione un balbettante vicesindaco, non ha fatto che confermare una cosa. Una cosa che si sapeva: sulla questione dell’ospedale unico, la Valle è divisa, e sull’opzione di Piano Pieve c’è e ci sarà l’opposizione della Bassa Valle del Serchio. Quindi la premessa posta dal presidente Enrico Rossi “portatemi una proposta condivisa e io vi farò l’ospedale” è saltata. Siamo dunque al punto di partenza, all’ultimo capitolo per ora di una vicenda che era molto meglio non cominciare. E adesso se ne pagano le
conseguenze, con una Valle divisa, lacerata e avvelenata. Il peggior risultato che si potesse avere. Abbiamo sprecato cinque anni per correre dietro ad una lepre che non si poteva prendere, ed è da qui che deve partire la riflessione su quanto successo in questa vicenda e le responsabilità di questi cinque anni disgraziati. A chiunque avesse un po’ di senno, non poteva sfuggire una semplice verità: l’impossibilità di trovare un accordo in Valle del Serchio sul luogo dove realizzare l’ospedale unico. Solo qualche superficiale fanciullo poteva pensare di sanare una divisione che dura da decenni imponendo per una delle due parti l’amputazione di quella struttura come l’ospedale che è la sostanza dell’identità di Valle. E da questa verità che si deve ripartire: gli ospedali sono due, e due devono rimanere ed essere potenziati. Era su queste basi che si realizzò l’intesa che portò al Piano Rossi e i 13 milioni per il potenziamento dei due ospedali. Uscire da questa linea ha significato il disastro, e perseverare nel disastro è imperdonabile. Dopo la riunione di Firenze nella quale Rossi ha parlato chiaro e di fatto ha cantato il de profundis all’ipotesi dell’ospedale unico, condizionandola all’intesa dell’intera Valle, doveva essere capito il messaggio della Regione: cambiare strada, tornare ai “Santi Vecchi”, alla linea Sereni-Bonaldi-Tavanti-Rossi. E da qui che si deve ripartire, ognuno dei tanti responsabili del disastro si cosparga il capo di cenere, chieda perdono alla gente della Valle del Serchio e avvii un nuovo percorso, ossia una “Costituente della sanità di Valle” che veda impegnate le amministrazioni e le varie articolazioni sociali nel definire un progetto a breve e medio termine di difesa e potenziamento dei due ospedali”.

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