Mind the gap. Disinnescare con il dialogo il conflitto generazionale

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Pubblichiamo, come promesso, il secondo degli articoli vincitori della sezione scuole del Premio Giornalistico “Arrigo Benedetti” 2013. E’ quello di Frida Susy Maria Morganti vincitrice del premio riservato ai Licei.
Si intitola “Mind the gap”.

Il desiderio di trovare scorciatoie per uscire dalla crisi esaspera sempre di più anche le contrapposizioni generazionali.
La tensione tra giovani e anziani è antica, ma forse oggi la stiamo vivendo con aspetti paradossali. Da un lato le nostre società occidentali sembrano affette da “giovanilismo”: nessuno vuole invecchiare e ogni trucco è buono, dalla cosmesi al vestiario, dall’aggiornamento tecnologico alle convenzioni sociali, dall’esercizio fisico alle diete fino ad arrivare all’estremo rimedio della chirurgia estetica. Tutto deve concorrere a relegare in un futuro indefinito il progressivo invecchiamento, fino a negarlo, a negarlo sempre, persino di fronte all’evidenza, anche se, come sostiene Umberto Galimberti

“La faccia della persona matura è un atto di verità, mentre la maschera dietro cui si nasconde un volto trattato con la chirurgia è una falsificazione” (Facciamo un lifting alle nostre idee, su L’Espresso del 24 maggio 2007).

Dall’altro lato però, la gerontocrazia subisce oggi gli attacchi dei più giovani che considerano gli anziani ferrivecchi da rottamare, finendo per reificare chi appartiene alle generazioni precedenti. Senza contare poi il tacito ma velenoso giudizio verso chi esce definitivamente dal ciclo produttivo, come se l’unico apporto di un individuo alla società fosse il contributo al prodotto interno lordo.
Si è finito per privare gli anziani del loro passato e i giovani del loro futuro: così la società non fa tesoro né delle potenzialità, dell’entusiasmo, delle energie fisiche, dell’elasticità mentale dei giovani, né delle virtù degli anziani, come

l’esperienza, la saggezza, la memoria storica, eppure, come afferma Cicerone nel De officiis,

“ineuntis […] aetatis inscitia senum constituenda et regenda prudentia est”, e cioè “l’inesperienza giovanile ha bisogno di essere sorretta e guidata dalla saggezza dei vecchi”.

Per questa Italia martoriata da una crisi che sembra infinita, il passato serve al presente, la memoria può essere utile per costruire il futuro. Le storie vere di una vita di lavoro e di impegno sociale non sono un incentivo alla nostalgia dei “bei tempi andati’, non esprimono “l’amarezza dei vecchi che soffrono il perdersi delle cose d’ama volta più di quanto non godano il sopravvenire delle nuove” (Italo Calvino, Il cavaliere inesistente“). I “bei tempi andati” erano infatti spesso gonfi di angosce e preoccupazioni, ma proprio per questo tanti racconti prendono; la forma di lezioni di vita.

Qual è allora il possibile insegnamento che possiamo ricavare da queste testimonianze? È la voglia di non rassegnarci alle difficoltà, di costruire non nell’isolamento, ma confidando nella solidarietà collettiva. Difficile oggi, certo. È però uno scambio di ricordi che ha già suscitato e può continuare a suscitare passione e interesse non solo negli anziani, ma anche e soprattutto tra i giovani che poco o nulla sanno del passato. Giovani che appartengono a un mondo del lavoro trasformato, ricercato, vilipeso.
Del resto che cosa rappresentano frasi che sentiamo costantemente ripetere come: “dai giovani dipende il futuro della nostra società” se non un modo ipocrita per estrometterli dal presente e conservare delle rendite di posizione? I giovani non sono il futuro, così come gli anziani non sono il passato. Sono invece, entrambi, parte attiva e integrante del presente, che lo si voglia o meno.

Il presente della nostra società dipende proprio dall’armonia e dalla speranza con cui sappiamo compaginare le diversità della vita nel tessuto quotidiano delle decisioni da prendere e dei compiti da assolvere.
La presa di coscienza di questo duplice e indivisibile volto del presente avverrà gradualmente attraverso il dialogo o sarà l’inevitabile conclusione di un lungo periodo di conflitti e scontri dovuti al gap generazionale?

Frida Susy Maria Morganti
ISI Barga – Liceo Classico “L. Ariosto”

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