“Il Maestro è nell’anima e lì ci resterà per sempre.” Dalla canzone di Paolo Conte Il Maestro del 1990 e con ciò lui volle dire che ci sarà sempre nel proprio io la spirituale voce del Maestro, con tutta la sua influenza che resterà indelebile nel tempo. Così è stato per i nostri quattro pittori, quelli del loro tempo e in parte nel successivo, con il maestro Giovanni Pascoli.
Con questi autentici fervori d’arte a Barga o per i pittori barghigiani, che abbiamo cercato di spiegare nei precedenti articoli, arrivati al 1979, eccoci all’imminenza delle feste natalizie di quell’anno, quando improvvisa, arrivò a Barga la triste notizia che Umberto Vittorini, il giorno undici di dicembre, era deceduto a Milano. Poi dopo non molti giorni, il ventisei di quel mese, qui a Barga ci lascia anche Bruno Cordati, e così gli ultimi due testimoni di una stagione singolare e importante della pittura barghigiana, da essa si accomiatavano. Casualità che entrambi fossero nati nel solito anno 1890 e ora, insieme, se ne erano tornati tra le stelle. Fu allora che negli animi dei barghigiani più sensibili all’arte della pittura, come alla cultura locale, rimase un testamento spirituale, un messaggio che, con la morte degli ultimi due grandi pittori del “quartetto aureo”, la loro storia, di tutti, non dovesse cedere il passo al tempo che ingolla ogni cosa.
La notizia della morte di Vittorini fece decidere al Comune di Barga un pubblico manifesto mortuario, in cui si comunicava la notizia che la salma sarebbe venuta a Barga e associata alla chiesa di San Rocco per poi proseguire verso il sogno del Maestro, riposare nel silenzio dei suoi monti tanto amati, lassù in quel piccolo cimitero a Sommocolonia. E così, come aveva predetto sua moglie Vittorina a Bruno Sereni sei anni prima, nel 1973, la promessa si stava avverando. A quella cerimonia funebre tra Barga e Sommocolonia, chi ora scrive era presente (vedi immagine), e ricorda che fu un giorno veramente triste per la comunità culturale di Barga. Altrettanto lutto fu quello per Bruno Cordati, annunciato, oltre che dai familiari, anche dall’Amministrazione Comunale con un suo manifesto in cui erano evidenziati i meriti acquisiti nel campo dell’arte.
Chi scrive ricordò i due pittori uniti insieme in un solo articolo “Umberto Vittorini e Bruno Cordati – Due vite un ideale”, che uscì su L’Ora di Barga del febbraio 1980:
“La scomparsa di Umberto Vittorini, che avvenne a Milano l’11 dicembre 1979, ci fece capire che anche quelle figure che parrebbero eterne sono destinate a non sfuggire alla fatale sorte. Inoltre ci rendemmo conto, che ancora uno di quella schiera di artisti che in Magri e Balduini ebbe gli altri esponenti, rimaneva a testimoniare della grande stagione della pittura barghigiana: Bruno Cordati.”. L’articolo continua con cenni biografici circa Vittorini per poi riprendere così come segue “In breve volgere di tempo dalla data rammentata, l’ultimo testimone stette poco tra noi a farci rivivere di un passato. Bruno Cordati, figura rappresentativa di un recondito mondo lontano e sfumato nel tempo, sulla scia di Vittorini salutò Barga … … Prevalentemente la sua attività artistica la svolse tra le mura castellane, con un’evasione parigina in gioventù – come Magri – e una in Bulgaria nella maturità, traendo da esse un’esperienza pittorica notevole. Chi ha visto la sua produzione, propria dei vari momenti ascensionali di quell’evoluzione interiore, certamente n’è rimasto impressionato e oggi possiamo dire che si espresse in maniera stupenda.”. Chiudevo l’articolo con una sollecitazione che potrebbe essere ancora valida: “Sarebbe bello poter vedere un giorno, in alcune stanze adibite a pinacoteca, esposte opere di questi validissimi pittori, non dimenticando i restanti del quartetto, Magri e Balduini. Sarebbe questa un’iniziativa di sicuro valore culturale, la quale servirebbe a non disperdere irrimediabilmente opere di peculiare valore artistico, dimostranti un momento della cultura barghigiana che forse mai più avrà di queste figure riunite in un secolo.”.
Similmente anche Il Giornale di Barga, numero del gennaio 1980, tratteggiava le figure, unite in un ampio articolo diviso in due che occupava tutta una pagina, in cui Giordano Francioni, alias Umberto Sereni, poneva in evidenza che un’importante stagione dell’arte di Barga si era chiusa. Qui si riprendeva con forza e convinzione la particolarità che con questo lavoro abbiamo cercato di porre in evidenza, ossia: “Di una luminosa ed eccezionale stagione artistica e culturale, avviata nel riverbero della suggestione della poesia pascoliana.”. Scrivendo ancora che non a caso siano corsi nel momento i nomi degli altri due, Magri e Balduini, che come in una commedia che è finita eccoli riapparire tutti al proscenio “prima di scomparire per sempre dietro le quinte.”.
In questo 1980, che si affacciava alla vita di Barga nel segno dell’irrimediabile perdita dei due artisti or ora ricordati, ricorreva una data molto importante appartenente strettamente a quel mondo, perché cento anni prima, a Fauglia (Pi), era nato Alberto Magri. Per il mondo della pittura barghigiana e non solo, quest’appuntamento, già anticipato nel precedente 1979, in cui ricorrevano i quaranta anni dalla morte sempre di Magri, quando nel febbraio gli era stato intitolato l’istituto tecnico per ragionieri, quest’insieme di date, fece nascere tra le fila della cultura locale diverse idee celebrative, tristemente rinforzate dalla morte di Vittorini e Cordati nel dicembre. Intanto, come preparativo al 1980 del centenario Magri, in Barga si va diffondendo un bellissimo manifesto che riproduce una sua straordinaria opera ad acquarello “Il Castello di Barga” eseguita tra il 1909-1911, (vedi immagine qui a fianco).
L’opera, conosciuta in Barga, era stata acquistata a suo tempo dall’impresario edile in Argentina, il barghigiano Ferruccio Togneri, però esposta nella sua Villa Buenos Aires a Barga. Il figlio di Ferruccio, l’arch. Giorgio Togneri, venuto in visita a Barga nell’estate di questo 1979, l’aveva presa e portata con sé alla sua residenza di Madrid. Da parte del comitato comunale onoranze a Magri, la Commissione Barga Castello, voluto con forza dal sindaco Roberto Ceccarelli, conosciuta la bellezza artistica dell’opera, pensando a un manifesto da diffondere per onorare nel migliore dei modi Magri, chiese e riuscirono ad avere da Giorgio Togneri una fotografia a colori, così potendo realizzare la bella idea.
Intanto, sempre in questo 1980, a Pisa, presso l’Abbazia di San Zeno, si ricorda ancora il nostro Umberto Vittorini cui è intitolata una rassegna di pittura contemporanea, nel cui comitato d’onore, composto dal presidente della Regione, politici e letterati, compare anche il sindaco di Barga Alessandro Adami, mentre in quello esecutivo, tra critici e il promotore dell’iniziativa, il gallerista Macchi di Pisa, compare il direttore del Giornale di Barga Bruno Sereni. Il 15 giugno ci fu l’inaugurazione con l’intervento della vedova di Vittorini, la moglie Vittorina, che consegnò gli attestati ai pittori premiati. In concomitanza a questa mostra, un’altra era stata allestita alla galleria Macchi a Pisa.
Intanto su La Nazione di lunedì 15 gennaio 1980 esce un articolo molto importante per la memoria di Magri, autore Giordano Francioni, alias Umberto Sereni, che degno figlio di suo padre Bruno, che pone in evidenza l’importante legame tra lo stesso Magri e Lorenzo Viani: “Le tappe del sodalizio artistico – Alberto Magri e Lorenzo Viani.”.
In questo 1980 a Pisa, sulla cronaca locale de’ La Nazione di sabato 21 giugno, appare un articolo a firma del professore e scultore Antonio Fascetti, che vorrebbe che la sua città onorasse, dopo che l’ha fatto con Vittorini nato a Barga, anche chi è nato a Fauglia (Pi) e poi, “stranezza della sorte” finito nella stessa Barga. Cioè che si prestasse attenzione, lui parla ai galleristi pisani, anche ad Alberto Magri di cui in quell’anno ricorreva il centenario dalla nascita. Il prof. Fascetti ha da dire sulle mostre che si fanno in gallerie di noti, anzi stranoti personaggi, come Vittorini, mentre si perdono d’occhio quelle figure timide, sfortunate, artisti “senza troppi mezzi per emergere e pagarsi la notorietà, illusi che bastasse saper dipingere”.
L’articolo era veramente degnissimo di attenta lettura, però, c’era un qualcosa che allo scrivente non andava bene e allora, carta e penna e via con una risposta, che sulla Cronaca di Pisa di venerdì 4 luglio, fu posta sotto il titolo, “Non era un artista pisano”, alludendo a Magri dicendo ancora e spiegando, che non fu cosa strana fosse finito a Barga nonostante avesse avuto la nascita a Fauglia (Pi). Il Professore rispose molto elegantemente e in maniera articolata, finendo con delle parole bellissime: “O che Caprese non è fiera della casuale nascita di Michelangelo? … Credo che proprio il signor Cecchi, con il suo polemico scritto, sia riuscito a commemorare il pittore della luce di Barga, nativo di Fauglia.”.
Il bello è che non finì qui la polemica, perché il sottoscritto, avendo citato il “quartetto” di artisti di Barga, Magri, Balduini, Cordati e Vittorini, ecco unirsi agli scritti anche quello del figlio di Balduini, il colonnello Balduino Balduini che abitava a Pisa. Questi, avendo letto i precedenti scritti e visto citato il babbo, si sentì preso dal discorso e scrisse un bellissimo commento che fu posto sotto l’indicativo titolo “Onoriamoli tutti” e pubblicato martedì 8 luglio: “Con soddisfazione ho letto lo scritto di Pier Giuliano Cecchi nel quale, egli univa giustamente al nome di Vittorini quelli di Alberto Magri, Bruno Cordati e quello di mio padre, Adolfo Balduini. Quest’ultimo essendo nato ad Altopascio, visse e fece onore a Barga con le sue pitture, colle sue inimitabili sculture di legno e, soprattutto, con le sue xilografie che lo resero noto in tutta Europa e nell’America del Sud.”.
Intanto a Barga la finale morte di Vittorini a Cordati, gli ultimi dei quattro grandi appartenenti alla stagione aurea della pittura, mosse le migliori forze affinché si potesse iniziare a mantenere vivo il loro ricordo e il loro messaggio ispirato dall’immensa poesia pascoliana, che li aveva toccati in maniera indelebile. Cosicché, come già detto, anche perché in quest’anno 1980 ricorreva il centenario della nascita di Magri, ecco prendere avvio, da qualche tempo studiata soprattutto dal Giornale di Barga di Bruno Sereni, coadiuvato dal figlio Umberto, l’idea che durante le feste estive si allestisse una mostra in cui celebrare insieme tutti e quattro. Fu veramente una cosa bellissima, diremmo anche molto attesa e molto efficace, perché si andò codificando ciò che era nell’aria come un suono che da Casa Pascoli inondava l’anima dei nostri artisti e tutte quelle più sensibili e attente al suo massaggio rivolto a tutta l’umanità, in particolare ai più umili.
Il titolo della mostra che ebbe luogo nella sala consiliare del Comune di Barga fu “Pittura italiana del Novecento – Immagini di una civiltà artistica”, poi i nomi dei pittori: Balduini, Cordati, Magri e Vittorini. Cosicché ciò che Balduino Balduini aveva sperato sulla Cronaca di Pisa de’ La Nazione, ora si stava avverando nei giorni dal 26 al 17 agosto 1980, grazie all’ufficiale lavoro portato avanti dalla Commissione Barga Castello e Amministrazione Comunale.
Così annunciava la mostra, il Comune di Barga:
“Nel panorama delle iniziative culturali promosse a Barga, cittadina ai piedi dell’Appennino Lucchese, per l’estate 1980 risalta la mostra retrospettiva dedicata a quattro illustri artisti legati a questa antica terra: Adolfo Balduini, Bruno Cordati, Alberto Magri e Umberto Vittorini. … Con questa iniziativa l’Amministrazione Comunale vuole rendere omaggio a quattro personaggi, che hanno partecipato con un ruolo non secondario, alle vicende artistiche del secolo … I loro nomi … presenti alle biennali di Venezia e ad altre manifestazioni nazionali, evocano quelli di Lorenzo Viani, Ardengo Soffici, Medardo Rosso, Carlo Carrà, Lionello Fumi, Giovanni Scheiwiller, che in più occasioni scrissero della loro opera.
Un particolare omaggio è dedicato ad Alberto Magri, di cui ricorre quest’anno il primo centenario dalla nascita. Di Magri, tra le altre opere, viene presentata al pubblico “La Sementa”, quadro di grandi proporzioni, che l’artista presentò a Venezia nel 1928.”.
Di Magri si evidenziava ciò che scrisse Raffaello Giolli: “Sappiamo tutti che una storia del Novecento in Italia, nella liberazione dell’arte della nostra generazione, non può essere fatta senza Alberto Magri.”.
Per la mostra fu stilato anche un opuscolo con le quattro biografie, introdotto dal neo sindaco di Barga Alessandro Adami che aveva sostituito Roberto Ceccarelli, convinto promotore e sostenitore della mostra ma che era deceduto all’improvviso nel marzo di quest’anno. In appendice l’elenco delle opere esposte dei quattro artisti.
In precedenza, su La Nazione di mercoledì 4 giugno 1980, nella pagina Cronaca di Lucca, al centenario dalla nascita di Alberto Magri sarà dedicata un’intera pagina curata da Umberto Sereni “Cento anni dalla nascita del pittore Magri”. Mentre per esempio, nella pagina della Valle de’ Il Tirreno del giorno sabato 26 luglio, si presentava la mostra di Barga con questo titolo “Nell’ambito delle Feste Castellane – Mostra di pittura da oggi a Barga – Raccolte e sistemate nella sala riunioni di Palazzo Pancrazi 46 opere dei pittori Balduini, Cordati, Magri e Vittorini”, articolo sempre a cura di Umberto Sereni, con il quale si annuncia l’evento e si tratteggiano i quattro personaggi.
Di tutta questa divulgazione dell’iniziativa, la cosa più interessante la scrisse ancora Giardano Francioni, alias Umberto Sereni, su Il Giornale di Barga del settembre 1980, in un articolo dedicato alla mostra, dove a un certo punto sottolinea l’influenza del Poeta di Castelvecchio: “Con il nome di Pascoli la nozione di ‘civiltà artistica’ prende ancor più consistenza, perché è al poeta di Castelvecchio che va fatta risalire quella consapevolezza della necessità di dedicare la vita all’arte e di cercare nella poesia –scritta o dipinta- la chiave di salvezza per un’umanità sofferente.”.
(Fine della settima parte – Continua)


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