Se c’erano cose di cui Giovanni Pascoli andava fiero una era sicuramente la sua cattedra universitaria a Bologna e l’altra la sua dimora e i suoi terreni di Castelvecchio…Insomma,, professore a Bologna e contadino in Valle del Sserchio.
Ed è proprio riprendendo un po’ di questo spirito che un gruppo di volontari legati alla locale misericordia e ai donatori di sangue si sono presi cura in questi anni della “vigna del Pascoli” diventando cosi “Contadini del Poeta” in grado di produrre il vino pascoliano, quello che lui chiamava il Flos Vineae (fior di vino). In questo periodo è tempo di vendemmia e cosi ecco il raccogliere i frutti di tanto lavoro da parte dei contadini pascoliani sempre molto motivati. Il vigneto oltre a trovarsi in un frutteto molto ben tenuto ha anche un valore affettivo e culturale in quanto qui si trovano cultivar che oltre un secolo fa il Pascoli portò dalla sua Romagna. ogni anno la raccolta delle uve si trasforma in qualcosa di straordinario come sottolineato dal Presidente della Fondazione Pascoli Alessandro Adami dopo che ai nostri microfoni ha ringraziato tutti coloro che si prendono cura con amore professionalità di queste viti. A questo punto non resta altro che attendere il risultato della cantina, ma è certo che il primo successo è già stato ottenuto con il ritorno del Flos Vineae grazie ai contadini del Pascoli del terzo millennio.
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