Passeggiando tra aspetti pubblici di Barga: arte e memorie collettive. (seconda parte)

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BARGA – In questo secondo articolo siamo ancora virtualmente sul colle sacro di Barga e prima di scendere dalla scalaccia per continuare questa nostra passeggiata storica artistica, tralasciando ciò che ci addita sulla parte a Sud del colle che esamineremo quando saremo al termine del tragitto e qui faremo il conclusivo ritorno, ecco, prima di lasciare il luogo va detto ancora qualcosa circa le antiche memorie di Barga che qui si conservano. Cose importantissime che testimoniano l’elevato grado di civiltà raggiunto dalla gente barghigiana, consistente nell’osservare le sue antiche misure, quel metodo usato dai popoli per dare una codificazione alle cose da mercanteggiare. Per Barga si è capito che si trattò di una propria evoluzione, cioè, misure proprie elaborate nei secoli, il cui uso le fu concesso durasse anche quando con le riforme “leopoldine”, da Firenze partì l’idea e poi l’attuazione dell’unificazione dei molteplici metodi toscani all’unico sistema, appunto, fiorentino, che accadde all’epoca del granduca Pietro Leopoldo, nel caso era il 1782. Infatti, alle terre staccate dal granducato, Barga, Pietrasanta e la Lunigiana, gli furono lasciate quelle che avevano in uso. Poi ci fu il passaggio napoleonico con l’introduzione del sistema metrico decimale, ecc. (10)

Le misure usate sino a qualche secolo addietro sono poste nel luogo deputato alla giustizia, sotto la Loggia dei Podestà di Barga, all’aperto, anche perché, fossero a disposizione di tutti, però, se qualcuno accusava altri e voleva giustizia, ecco che il giudice diventava la Corte del Podestà con il suo Notaio, il Cavaliere e i vari Famigli, cioè, i Birri per sbrigare le indagini.

A Barga, perché Terra isolata dal resto del territorio fiorentino cui faceva capo sin dal secolo XIV, era concessa la facoltà di amministrarsi autonomamente, salvo i finali riscontri sull’effettiva bontà del giudizio che competeva al Podestà, al suo Notaio e Cavaliere, che inviavano agli uffici di Firenze gli atti riguardanti il loro lavoro circa il criminale come il civile, ma anche del corrente andazzo della comunità e specialmente le spese erano sorvegliate attentamente. Era obbligo dare conoscenza agli stessi uffici fiorentini di cosa si stesse facendo in genere a Barga, questo con un assai fitto scambio di missive. Le lettere erano portate da un Fante a Posta a Firenze, che in certi casi poteva essere anche un ambasciatore, oppure a Pisa quando divenne fiorentina, il primo importante centro più vicino a Barga che poi divenne sul finire del secolo XVIII, il capoluogo della provincia o compartimento pisano cui l’exclave di Barga faceva riferimento.

Le risposte le riprendeva il Fante a Posta, quando settimanalmente si recava a Pisa. Questo tipo di rapporto era una prassi che riguardava anche i deliberati del Consiglio, detto della Terra di Barga, che era quella porzione di territorio che stava dentro le mura, mentre l’esterno era il Contado. Questo era diviso in tre grandi settori che avevano a riferimento i quartieri di Barga, come una grande torta divisa in tre fette che arrivava ai confini e da cui si sceglieva a sorte, naturalmente in epoche più lontane della storia di Barga, la gente del Contado a comporre il Generale Consiglio della Terra, poi sempre più iniziò a contare il censo. (11)

Altro particolare da dirsi circa gli interessi della Comunità, che nelle città or ora ricordate, la stessa faceva riferimento anche a delle personalità del luogo che li avevano preso dimora in parte stabile, gente assai importante, cui era data sempre per lettera, l’incombenza “cioè la balia che ha tutto il Consiglio” di seguire gli atti a loro affidati dalla cara e lontana comunità, fino all’ufficiale risposta. Per esempio nel corso del secolo XVI, questo per Pisa e Firenze, ecco incarichi affidati alla famiglia Angeli che ebbe nelle sue file il celebre poeta Pietro, altri professori universitari in Pisa e cavalieri di Santo Stefano, mentre a Firenze, ancora per fare un nome di una famiglia, ecco apparire quella dei Carlini, con Ser Matteo di Michele di Francesco di Carlino di Parduccio. Da Parduccio un primo cognome adottato della famiglia, cioè. Parducci, che fu anche inserito nello stemma nobiliare con la testa di un Leopardo o Pardo e che rimase anche quando il cognome e definitivamente dal citato Carlino divenne Carlini.  Era Ser Matteo un avvocato che con il fratello Ser Parduccio fu eletto l’anno 1566 Cittadino Fiorentino e che mosse da Barga, mentre era consigliere del Comune, perché fu chiamato a ricoprire importanti incarichi alla corte granducale, essenzialmente nella stipulazione di contratti. La famiglia Carlini per secoli fu molto importante in Barga, spesso erano nominati cancellieri della Comunità, sino alla scomparsa che avvenne nel secolo XX. In Firenze ebbe una bella fortuna, infatti, il discendente di Matteo, Cesare, creò nel 1586 anche una commenda dell’Ordine di santo Stefano. Ancora oggi al nome della famiglia Carlini si ricorda a Sesto Fiorentino una villa, il cui diritto di proprietà fu acquistato l’anno 1561dal padre di Cesare, Ser Matteo.

 

Crediamo sia il momento di tornare alle antiche misure di Barga che sono esposte sotto la Loggia dei Podestà a palazzo Pretorio, che poi è una storia molto intrigante per gli aspetti che presenta, primo fra tutti il fatto che ancora oggi, dopo quarant’anni, siano ancora corredate da una targa che non recita il vero e così restando, nei fatti, facendo un non rispettoso servizio alla storia di Barga. In pratica andrebbe cambiata con la vera dicitura che non è frutto d’intuizioni storiche ma dell’evidenza, nero su bianco, contenuta nei libri del Comune di Barga. Esattamente sotto l’anno 1582, tempo in cui furono deliberate, ma andiamo per ordine leggendo le spese che il Comune, liberato in ciò dagli uffici fiorentini, dovette saldare per le fatte misure da esporre sotto la Loggia a Palazzo Pretorio.

 

Le antiche misure, quelle per gli aridi, furono richieste a uno scalpellino di Gallicano lucchese, certo M° Jacopo di Niccolò Santucci, che le attuò scolpendo e scavando un masso di pietra serena che era stato preso al fiume Serchio e portato sotto la loggia qui a Barga dove il Santucci venne a fare il suo lavoro. Furono due di barghigiani a prendere il masso e a condurlo qui al Pretorio: Domenico detto il Girella, figlio del barghigiano Bartolomeo Diversi, mentre l’altro che era con lui si chiamava Jacopo di Mencho di Simon Cola. Continuando eccoci a chi aveva rappresentato in un listello di ferro il Braccio o passetto per i panni lini (stoffa) di Mt. 0,60 e poi allungandolo con uno sfalsa dello stesso listello fino a Mt. 075 per misurare i panni lani (di lana), fu il magnano di Barga M° Matteo Toti, che a lavoro finito dal Santucci circa le due misure per aridi, li cerchiò con un listello di ferro, così come ancora oggi possiamo vedere e questo per evitare la rottura dei fragili bordi, cioè, lo spigolo di pietra. Cosa importantissima per questo nostro intrapreso discorso e che il Podestà di Barga raccomandò a tutti i lavoratori impegnati con le misure di attenersi a quelle proprie di Barga.

Chiunque può andare alla loggia e misurare con un metro le misure lineari, mentre con semplici strumenti la portata in litri della misura dei cosiddetti Stai e quando lo scrivente si accinse alla sua pubblicazione in libro, attuò queste misurazioni, specialmente le due per gli aridi assieme all’Arch. Pier Carlo Marroni. Di quanto or ora si è detto ecco a seguire in sunto il risultato del rilievo effettuato alle due misure di capacità, tratto dalla pubblicazione inserita nel libro dello scrivente edito nel 2012: Le Antiche Misure di Barga. Anno 1582. Pagina 39: La sperimentale misurazione dello staio e del mezzo staio esposti sul muro della loggia a Palazzo Pretorio.

Fu questa un’operazione che a nostra memoria, mia e di Pier Carlo, nessuno aveva mai fatto e molto utile per riscattare da ogni congettura quelle misure. Questo lo incipit dell’impegno assunto e pubblicato:

Oggi martedì 21 febbraio 2012, Pier Giuliano Cecchi e Pier Carlo Marroni, si sono recati al Palazzo Pretorio per verificare la reale capacità in litri dello Staio e del mezzo Staio collocati sul muro della Loggia l’anno 1582, tempo del podestà Cherubino di Francesco Galluzzi.

La sperimentale misurazione è stata effettuata con l’utilizzo di argilla espansa Leca, i cui granuli sono di una grandezza molto simile alle granaglie che venivano immesse, negli stai in oggetto … La pratica misurazione è consistita nell’immettere nello Staio, chiuso nel foro per lo scarico, di volta in volta, quantità misurate della predetta argilla espansa sino al riempimento dello stesso, però attentamente rasato alla cerchiatura di ferro. Totale materiale immesso 28,5 Litri. Simile metodo è stato usato per il mezzo Staio o Mina, il quale ha accolto 14,25 Litri.

 

Dopo queste verifiche rifecero la giusta targa che per ora non è stata ancora messa in opera in sostituzione dell’errata:

Passetto per i panni lini o Braccio di Barga Mt. 0.60

Passetto per i panni lani Mt. 0,75

Staio Lt. 28,5

Mezzo Staio Lt. 14,25

 

Dopo di quello che si è detto ora, sperando che un giorno si tenga conto di rendere giustizia alle antiche misure di Barga, si deve ancora dire che sul fronte del sasso in cui dal Santucci di Gallicano erano stati scavati, gli stai (come due grosse pentole di pietra forate al fondo), l’uscente podestà di Barga Cherubino Galluzzi, forse per ricordare ai posteri il suo impegno per le misure ora lì esposte, volle lasciarci sopra effigiato il suo stemma.

Di stemmi allora sui muri e stipiti del Palazzo Pretorio ce n’erano già qualcuno, altri pitturati nella sala grande, il più antico del podestà Gerardi del 1391, cose che accadevano in ogni podesteria, cosicché anche lui decise di lasciare il suo ricordo di famiglia. Per farlo, questo lo abbiamo dedotto dalle spese di questi 1582, ecco che par vederlo a sé chiamare lo scalpellino artista Stefano di Battista da Settignano, abitante a Barga e qui giuntovi senz’altro al seguito del padre Battista, che ha proprio sotto questa loggia dei Podestà, casualmente però, un suo lavoro che si specchia con quello del figlio che gli sta in fronte. Entrambi in Barga lasciarono diversi lavori, molte delle pietre scolpite che abbelliscono i cinquecenteschi palazzi del centro storico di Barga.

A Stefano di Battista da Settignano gli si fa polizza di £ 2 per aver dato la sua opera intorno alle eseguite misure di Barga e queste sono lo stemma e il nome del Podestà cui far risalire la volontà dell’opera, questo scolpito sul fronte delle misure e che recita: Cherubino di Francesco Galluzzi Podestà l’anno 1582.

 Dopo aver detto di queste importanti cose, diamo ancora un’occhiata intorno ed è spontaneo rilevare che di cose da dirsi ce ne sarebbero ancora molte, specialmente guardando il Duomo che par che strizzi l’occhio, però è tempo di scendere in basso ma lo faremo dalla parte della scalaccia, annunciando che qui in Duomo ci torneremo alla fine della nostra passeggiata di memorie storiche ma anche d’arte.

Scenderemo verso la chiesa dello SS. Crocifisso ma in attesa di farlo preme allo scrivente di ricordare a tutti che una pagina del Duomo, esattamente del suo campanile, si potrà leggere sul numero di Natale del Giornale di Barga. Un breve racconto di fulmini che però è ricco d’importanti notizie.

 

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10) Su questo sito. –Pier Giuliano Cecchi: A proposito delle antiche misure di Barga. Anno 2011. –Pier Giuliano Cecchi: vi racconto delle antiche misure di Barga. Anno 2012.Nuova luce sulle antiche misure di Barga. Anno 2012.
Un libro: Pier Giuliano Cecchi: Le antiche misure di Barga – Anno 1582 – Il Braccio, il Passetto, lo Staio e il mezzo Staio. Garfagnana Editrice. 2012.
11) Pier Giuliano Cecchi e Pier Carlo Marroni: Le antiche Porte di Barga – Il Ponte di Borgo. Bandecchi e Vivaldi Pontedera, 2012. Pagg. 43, 46; Pier Giuliano Cecchi: Note storiche sull’organizzazione amministrativa della Terra di Barga.
 
12) Francesco di Battista da Settignano da Barga fu chiamato in questi anni dal Duca di Modena a scolpire le pietre alla nuova Fortezza di Monte Alfonso.

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