Lungo la Loppora ora c’è la panchina delle persone educate

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LOPPIA – Lui si chiama Alessandro Nardi, ma in tanti lo conoscono come il Bufera, abita lungo la costa che si affaccia sulla Loppora nella zona delle Trine e questa zona e la via che costeggia il torrente Loppora e che parte dalla pieve di Loppia, la via che è anche la via del Volto Santo e la via Matildica, la conosce bene. Ama questa zona come del resto la amano in tanti tra Loppia e Fornaci, ma anche Filecchio; che spesso qui vengono a  fare le loro passeggiate. La amano anche gli appassionati della Mountain bike che magari scendono da Barga attraverso  Latriani ed arrivano fin quaggiù, in un scenario davvero bello.

Qui c’è anche il medievale Ponte di Solco e poco più in là l’antica pieve romanica di Loppia. Insomma, un posto speciale e  magico; basterebbe questo per venirlo a vedere e passeggiarci in santa pace.Ora però c’è una ragione in più, la “Panchina per  le persone educate”, ribattezzata anche la “panchina del viandante”. Si trova a pochi passi dal Ponte di Solco, poco dopo il ponticello di più recente costruzione che ad ogni piena importante viene spazzato via.

 

E’ stata realizzata da Alessandro da un pino caduto lungo la strada con il maltempo dei mesi scorsi: “Quell’albero mi ha fatto venire l’idea di farci qualcosa, così mi sono armato di motosega e di quello che occorreva, ho tagliato in due la pianta ed ho fatto questa panchina – spiega Alessandro – spero che piaccia a tutti quelli che frequentano la Loppora, con cani o senza o in bici, e vogliono riposarsi godendosi il panorama.”

“Perché l’ho chiamata la panchina delle persone educate? Perché se tutti fossero persone educate non ci sarebbero quelle non educate. E si starebbe meglio – dice ancora – Diciamo che è dunque un messaggio di buon auspicio per un mondo migliore. Ma l’intento principale era quello di valorizzare la Loppora e questa zona che tanti amano. Ora ne vorrei realizzare un’altra, prima del Ponte di Solco. Ho già l’idea in testa e presto la farò. Di alberi caduti qui ce ne sono tanti.”

 

 

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