Altari nel Duomo di Barga tra il sec. XVIII e inizi del XX. La sorte di alcuni quadri? (Prima parte)

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Chissà quanta arte in tanti anni di vita e di mostra di sé nelle nostre chiese o luoghi pii, per mano dei soliti ignoti di turno, sempre pronti e destramente interessati, ha preso il non richiesto volo da Barga? Certamente molta e di essa ci siano da esempio i bei lavori dei Della Robbia oggi in musei di fama mondiale, appunto, misteriosamente usciti dalla nostra Città senza lasciare un sia pur minima traccia di come sia potuto accadere ma anche varie pitture di cui si è persa la memoria.

Quanto detto serva da introduzione a questo lavoro che come vedremo si dirigerà verso un possibile recupero di opere di pittura che da molti anni sono negli interessi culturali di coloro che si sono addentrati nella nostra storia, opere di validi Maestri, in questo caso, uscite legalmente da Barga nei modi che vedremo. Infatti, chi era addetto al patrimonio locale, quando furono sfatti alcuni altari, luoghi dove esercitare il nostro accostamento a Dio, specialmente nel Duomo, certe opere non le segna in uscita e così le dirige e le fa giungere a richiesta saputa solo oralmente in luoghi di restauro conservativo sulla sola fede, appunto, della parola e in pratica mai hanno fatto ritorno in loco e deceduto chi sapeva riconoscerli, con il tempo rimasti ignoti. Come accennato, questo avvenne specialmente dopo che si mise mano al Duomo di Barga con l’idea di sottrarlo dalla superfetazione del suo interno, con un proliferare di altari che da “immemore tempo” ne stavano deturpando il misticismo e l’austerità romanica.

Questo accadde tra la fine dell’Ottocento e specialmente agli inizi del Novecento, quando le solite scosse di terremoto, non quella del 1920 ma 1902 – 1913 ecc, richiamarono l’attenzione del barghigiano al monumento che aveva sobbalzato. Così iniziando a porsi realmente la domanda se non fosse stato il caso di ridare all’interno della chiesa quel suo misticismo della fondazione, cioè, andando a togliere quel tutto di altari, quei barocchismi che si erano assommati negli ultimi secoli di vita. Si faccia attenzione che quest’idea sarà decisiva al tempo dei colossali restauri (1927 – 39).

Un’idea sorta già partendo dall’anno 1862 (1), quando allora s’iniziò a smantellare tutto l’intonaco interno colorato di Bianco e nero con cui da qualche secolo si erano coperti i bei blocchi di alberese di Barga, con ciò credendo di abbellire la chiesa, che se anche all’inizio così fosse stata, con il tempo andò creando problemi derivanti dallo sfaldamento della calce, le solite disattese manutenzioni. Questo particolare lo racconta il proposto Valentino Bientinesi nella sua relazione al vescovo di Pisa cardinale Cosimo Corsi di questo stesso anno 1862, testo pubblicato in Documenta n. 4, giugno 2011, Centro Studi Francescani, a cura di don Silvio Baldisseri. Scrive il proposto Bientinesi in quel 1862 al cardinale Corsi:

In questo restauro oltre la intiera rinnovazione de’ travi e del tetto, sono state stonacate pareti, riaperte molte delle antiche finestre, lasciate di pietra nello stato lor naturale dove erano in buono stato e finte con lievissimo incomodo dove il muro era a sasso non quadrato talché ora presenta un aspetto più bello, pulito, e dignitoso.

Se in quel 1862 alla fin fine si erano limitati, cosa di non poco conto, a togliere l’intonaco interno, già questo atto ci induce a capire che si stava già rivedendo criticamente lo stesso interno della chiesa romanica. Per ora non ci fu il coraggio di altre azioni restauratrici, cioè di iniziare a togliere degli altari ma certamente iniziando a vederli con un occhio assai diverso rispetto ai periodi precedenti. Infatti, togliere l’intonaco riportando in vista le belle pietre squadrate d’alberese di Barga, valeva a dire che era iniziato un capitolo nuovo: la riscoperta di un diverso misticismo con cui si doveva presentare al fedele la chiesa. In pratica, molto più austera rispetto al sovrabbondante apparire, frutto dei numerosi altari “baroccheggianti” che ora s’inizia a ritenerli dei veri e propri orpelli da sopprimere, così come accadde.

Un’operazione che se da un lato era encomiabile dall’altro presentava un possibile danno con riferimento all’arte che in quegli altari si presentava ammiccante e molto interessante; abbiamo già usato quest’espressione ma la ripetiamo: così come accadde, questo per far capire che sempre un’azione seppur diretta verso un modo ritenuto migliore lasci sul campo un qualcos’altro, nel caso il disfacimento di un qualcosa che oggi e in qualche misura siamo a celebrare.

A questo punto del nostro discorso ci preme porre in evidenza una cosa che riteniamo importante, ossia, che parlare così come stiamo facendo della storia del Duomo di Barga, seppur un percorso che alla fin fine offra solo uno spaccato della sua vita, comunque possa aiutare molto lo storico a spingere le sue attenzioni alla sua genesi. In pratica, invogliarlo a condursi allo studio di momenti ben più lontani, indagando quei misteri che a piene mani indicano aspetti visivi del monumento e che per ora, seppur si sia scritto assai, i risultati non ci convincono del tutto.

Detto quanto sopra, come dal titolo dell’articolo, per addentrarci a una virtuale rivisitazione di come si presentava l’interno del Duomo di Barga nel secolo XVIII, si fa ricorso allo Stato delle Anime che stilò l’anno 1739 l’erudito proposto di Barga Michele Guidi. In quel testo il Proposto, oltre al censimento della popolazione della Parrocchia di San Cristofano, ci comunica altre notizie attinenti alla stessa Parrocchia, come chiese e opere pie, riportando anche quali e quanti erano gli altari presenti nel Duomo di Barga, così per le altre chiese.

Di quegli altari non possiamo dare la precisa posizione dentro la chiesa. Resta ancora il dubbio di come fosse nel reale l’interno della stessa chiesa con riferimento al finale delle tre navate, le cappelle vicino a quella di San Cristoforo erano già in essere oppure no? C’era già la squadrata cappella di San Cristoforo? Questo perché esiste un disegno del Duomo del secolo XVII (probabile primi decenni perché verso la metà di questo secolo si fece una stanza mortuaria simile a cappella) in cui appare con chiarezza che la parte finale sia con una classica abside romanica che contrasta con altra saggistica che vorrebbe sin dalla fine del secolo XVI, l’abside abbandonata in favore di una cappella squadrata. Il disegno ci dice ancora che l’abside era isolata come corpo esterno dal resto rettangolare del Duomo. Comunque di questo sia pur importantissimo e affascinante aspetto, se qui non è argomento di parlarne, quantomeno sì è capito a che punto sia lo studio del Duomo di Barga. Veniamo ora agli altari presenti nel Duomo nel secolo XVIII.

 

 

Stato delle Anime parrocchia San Cristoforo dell’anno 1739

I quindici altari presenti nel Duomo di Barga.

Ovviamente ognuno aveva il suo quadro o altra opera artistica:

1) Altare della SS. Annunziata, dove è il venerabile (Il Corpo di Cristo). Entrando in chiesa si vedeva alla destra dell’altare centrale (Cornu Epistolae).

2) Altare della SS. Assunzione della Vergine che era del Comune. Entrando in chiesa, questo lo pensiamo alla sinistra del centrale (Cornu Evangeli).

3) Altare San Cristofano Martire titolare, il centrale.

4) Altare di Santa Caterina, con altri culti come Santa Lucia, Santa Brigida e Sant’Orsola. Questo era della famiglia Niccoli e stava sotto il campanile, cornu evangelii. (fu distrutto agli inizi dell’Ottocento dal crollo di parte del campanile causa i fulmini).

5) Altare San Carlo Borromeo e San Lorenzo della famiglia Bertacchi e stava dalla parte sopraelevata della chiesa in cornu evangelii.

6) Altare San Nicolao (Nicola) detto degli scolari, stava cornu evengeli nella parte sottostante della chiesa.

7) Altare della Pietà nella parte soprastante, cornu evangelii.

8) Altare San Filippo Neri parte sottostante, cornu evangelii.

9) Altare Sant’Andrea Avellino dell’ex proposto Manfredini, rovinò l’anno 1740 causa un fulmine (probabile cornu epistolae).

10) Altare San Giuseppe a destra entrando.

11) Altare San Paolo della famiglia Carrara, sottostante in cornu epistolae.

12) Altare San Giovanni Battista dei Balduini poi Tallinucci, sottostante in cornu epistolae.

13) Altare San Giovanni Decollato, sottostante in cornu epistolae.

14) Altare San Piero (Pietro), soprastante in cornu epistolae.

15) Altare SS. Rosario della congregazione, soprastante cornu epistolae.

 

Altari nel Duomo di Barga dalla Visita Pastorale del Vescovo di Lucca Giuseppe Palma dell’anno 1747.

Altro elenco di altari ci viene dalla ricordata Visita Pastorale alla parrocchia di Barga fatta dal Vescovo di Lucca Giuseppe Palma. Noi l’abbiamo tratto dall’articolo che fece Mons. Lombardi l’anno 1934 per il giornale locale La Corsonna. Quest’articolo fu ripreso quarantacinque anni dopo dalla Proloco barghigiana diretta da Pietro Marroni e ripubblicato dallo stesso presidente Marroni in un semplice opuscolo, con l’idea di riuscire a rilanciare l’idea di rintracciare quei quadri che furono spostati fuori di Barga per la ricordata soppressione degli altari, così come s’é detto in apertura dell’articolo (sec. XIX-XX).

L’intendimento di Pietro Marroni è chiaro con le parole che seguono, poste dove termina l’opuscolo e si accomiata dal lettore:

Questa descrizione degli altari delle chiese di Barga, si è potuta fare per gentile concessione della famiglia Stefani, ed è importante avere i dati dei Santi che si trovano sui vari altari al fine anche di poter rintracciare i quadri medesimi. Giugno 1979.

Va detto che in questi 1747 era passato per Barga un quinquennio drammatico di terremoti (1740-45) comunque il Duomo, seppur danneggiato, fu riattivato e allora vediamo l’elenco degli altari che fece Mons. Lombardi e lui stesso amplia con i dati in suo possesso di quel 1934, tempo dei colossali restauri al monumento (1927 – 1939):

1) San Cristoforo. Altare maggiore.

(1934) Il semplice e serio altare romanico è scomparso per dar posto ad altare con più ampi gradini, per fare solenni e fastosi addobbi, secondo lo spirito secentesco e settecentesco.

2) Concezione. (Madonna del Molino).

A quest’altare erano eretti i canonicati della collegiata, secondo le disposizioni del fondatore Sac. Leonardo Sarti parroco di Sommocolonia.

3) Annunziata.

A quest’altare fin verso il 1590 si venerò il “gruppo” che oggi è nella chiesa omonima. Siccome da detto altare erano state tolte le statue per metterci un quadro dipinto da certo pittore Zuccari, dai fondatori della chiesa dell’Annunziata (NdR – che avvenne l’anno 1595) furono richieste e dal Piovano concesse per la nuova chiesa. 

4)Madonna del Rosario. Interessante il bel quadro con cui figurano i quindici misteri (NdR – Oggi alla Pieve di Loppia). È opera di Baccio Ciarpi (da Barga).

5)San Pietro.

Il quadro, pure opera di Baccio Ciarpi, è all’altare del SS. Sacramento (1934). Il beneficio di detto altare servì in seguito (al 1747) ad aumentare le rendite del Parroco di Castelvecchio.

6)San Giovanni Battista. Si ricordi che questo Santo è il patrono di Firenze e conseguentemente fu patrono dello stato fiorentino a cui appartenne Barga. (NdR – San Giovanni aveva anche un altro aggancio molto importante con Barga, perché il 23 giugno, vigilia della festa del Santo, per il Duomo di Barga ricorreva la consacrazione e allora ecco a seguire che c’era nel Duomo anche l’altare di …)

7) San Giovanni Decollato.

Il quadro è nell’attuale cappella della Concezione (1934). È lo stesso San Giovanni venerato sotto altro aspetto, chissà forse a consolazione e conforto di quelli che venivano giustiziati sull’Arringo. Il dipinto è di Baccio Ciarpi.

8) San Paolo. Quest’altare si deve a un pio signore: Paolo Carrara, il quale volle ricordare così il suo Santo protettore. D’altra parte dov’era San Pietro non poteva mancare San Paolo.

9) San Giuseppe.

Ricordare l’interessante tavola cinquecentesca in cui il Santo patriarca è raffigurato con Sant’Arsenio e San Rocco. A questo quadro nel quale è raffigurato il panorama di Barga cinquecentesca, fu applicato per alcun tempo il quadretto della Madonna del Molino, come ebbi già in altra circostanza di ricordare.

10) San Filippo Neri e gli Angeli Custodi.

Ebbi già occasione di scrivere di San Filippo neri, il caratteristico Santo fiorentino. Quest’altare lo troviamo più di una volta dalla caduta di fulmini.

11) La Pietà.

Il quadro molto bello di questa Deposizione è nella cappella della Concezione. Ne è autore il fiorentino Bizzelli9, discepolo dell’Allori.

12) San Niccolò (Nicola).

Di questo Santo abbiamo ancora un ricordo nella festicciola che vien fatta ancor’oggi. Era uno dei più popolari. A questo proposito ricordo il mio recente articolo sull’Agape, cioè sull’architrave scolpito di San Niccolò. Il quadro che si venerava all’altare è di Baccio Ciarpi.

13) San Lorenzo (San Carlo Borromeo).

Era l’altare dell’Arcipretura del capitolo.

14) Santa Caterina (Brigida, Lucia, Orsola).

Con Santa Caterina a quest’altare venivano venerate Santa Brigida, Sant’Orsola e Santa Lucia. Anche di Santa Lucia si fa una festicciola. Notare la pittura trecentesca che è sulla colonna presso l’ingresso. Al suddetto altare era eretto un benefizio in onore della Beata Vergine e San Cristoforo.  (Fine prima parte – continua)

 

 

 (1) Nel 1862 non s‘iniziò a togliere gli altari dal Duomo di Barga, così come recitano certe pubblicazioni, ma solo l’intonaco dalle pareti della chiesa con cui avevano coperto le originarie bozze di alberese di Barga con cui era costruito. Vedi Documenta, Centro Studi Francescani. Barga, n. 4, giugno 2011. Pagine 11 – 77: Relazione della Chiesa Prepositiura di Barga nell’anno 1862 … Sacerdote Valentino Bientinesi Proposto di Barga.    

 

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