Un della Robbia da Barga al Louvre

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PARIGI – Nel 1906 lo storico barghigiano Pietro Groppi si preoccupò di raccogliere i monumenti principi di Barga, in una guida destinata ai visitatori. Parlando delle terrecotte policrome invetriate, scrisse che Luca della Robbia donò un quadro rappresentante il “Redentore orante nell’orto di Getsemani con alcuni discepoli addormentati” a un certo D. Donati (il cui nome rimane ignoto nei libri degli Estimi dei Beni Terrieri di Barga), in cambio della cessione di una cava di Argilla Plastica.

Questa informazione ha generato negli anni clamore doppio: il primo mosso dall’illusione che i della Robbia potessero avere un centro di produzione a Barga; il secondo a causa invece del fantasma menzionato di un’opera di cui poi se ne persero le tracce.

Difficile cercare di muoversi in questo passato intricato e in bilico tra verità storica e popolare, non una visita pastorale, né altre memorie – concesse pure quelle indirette – aggiungono dettagli a questa vicenda nebulosa.

Al Louvre è esposto un rilievo centinato invetriato (in foto) attribuito alla mano di Luca “il Giovane”, figlio di Andrea. Placida bellezza e domestica semplicità sono coagulate nella terra resa eterna dal sigillo del fuoco, e la composizione complessiva risulta così commovente. Giunto oramai alle soglie della Passione, Gesù ha portato con sé nell’orto degli Ulivi Pietro, Giovanni e Giacomo. Sono stanchi e nonostante conoscano il destino che sta per compiersi, i loro corpi cedono alle lusinghe del sonno. Tre rimproveri di Gesù invano, fino a quando anch’egli capisce la volontà del Padre, allora: “dormite pure e riposatevi!” (Matteo 26,45).

Certo la tentazione di unire il frammento del Groppi alla pala del Louvre è molto forte e del resto la volontà popolare locale considera questo lavoro come un esule in terra forestiera, rapito ed esposto assieme ad altri suoi cugini.

I documenti d’archivio che potrebbero aiutarci in questa ricostruzione errante, ahimè mancano, perciò le congetture che possono essere fatte sono se non infinite, molte. 

Il Louvre ne dichiarò la registrazione d’ingresso con l’acquisto della collezione Campana (1861) ed è lecito ritenere che anche questo raggiunse Parigi con quei quattro colli ora al Victoria & Albert Museum di Londra (già nel refettorio di San Francesco) che uniti formano, in reverse rispetto a quella leonardesca, la scena dell’Ultima Cena. Aridi di cuore quelli che non credono alla provenienza da Barga. Nel frattempo continuiamo a scavare, perché le carte d’archivio, se non son mangiate dai topi, tornano sovente alla luce.

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