26 Dicembre 1944,  la battaglia di Natale. Tra “Bufali” e bufale… della Storia

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Il 26 dicembre 2019 ricorre il 75° anniversario della tragica battaglia di Sommocolonia, scaturita dalla controffensiva tedesca denominata Operazione “Wintergewitter”, Tempesta d’inverno, una delle ultime operazioni militare effettuate dalle truppe dell’Asse sul territorio italiano, in questo caso proprio nella nostra terra, la Media valle del Serchio. Per ricordare quei giorni il 26 dicembre 2019 alle 10,30 verrà celebrata a Sommocolonia  una santa messa in suffragio di tutti i defunti della battaglia, civili, partigiani e militari.

A seguire deposizione di corone presso il monumento ai caduti in Piazza della Chiesa ed in loc. Monticino, al monumento ai martiri della battaglia. Dopo le cerimonie Solace Wales, già autrice del volume “La battaglia e il bombardamento a Sommocolonia: testimonianze dal vivo”, presenterà il suo nuovo libro dedicato alla battaglia, dal titolo “Braided in fire. Black GIs and Tuscan Villagers on the Gothic Line”.

Nell’annunciare le commemorazioni del 26 dicembre, vi presentiamo invece questa ricostruzione di quei giorni che fa per noi,  con la scoperta di alcune notizie interessanti ed inedite, il col. (r) Vittorio Lino Biondi.

 

Questa lettera, proveniente dall’archivio tedesco di Friburgo e pubblicata sul sito del Museo della Liberazione di Lucca, ci introduce al 75° anniversario della Operazione “Wintergewitter”, Tempesta d’inverno, una delle ultime operazioni militare effettuate dalle truppe dell’Asse sul territorio italiano, in questo caso proprio nella nostra terra, la Media valle del Serchio e la bassa Garfagnana.

Questa operazione militare qui da noi è conosciuta anche come la “Battaglia di Sommocolonia”. Essa inizia alla mezzanotte del 25 sul 26 Dicembre del ’44, e per questo è conosciuta anche come  Battaglia di Natale

In effetti questa è l’unica vera “battaglia”, nella nostra valle del Serchio; battaglia  intesa come scontro aperto tra due eserciti contrapposti per la riuscita di un obiettivo strategico: tutti gli altri episodi di guerra, anche cruenti si riconducono da un punto di vista prettamente militare, a scontri di truppe, puntate occasionali, combattimenti episodici ecc.

La traduzione della lettera è significativa. E’ molto precisa da un punto di vista storico militare. Ci serve per capire e ribaltare una serie di imprecisioni storiche spesso pretestuose e faziose.

Di seguito si riporta integralmente come riprodotta dal sito citato:

La lettera conservata nell’archivio di Friburgo

Comando generale
Del LI. Geb. A.K.     K.Gef. St., del 30.12.44

Ordine del Giorno Nr. 51

Nei giorni dal 26. al 29. 12. 1944 il gruppo “Fretter Pico” ha effettuato un attacco con l’obiettivo limitato su entrambe le sponde del fiume Serchio.  L’audace pianificazione, l’accurata preparazione e la severa guida, ma in particolare la predisposizione e il coraggio delle truppe hanno portato a un completo successo dell’operazione.
L’attacco a sorpresa ha colto il nemico impreparato e gli ha inflitto gravi perdite sia di persone che di materiale. Il nemico è stato costretto a fuggire e a lasciare indietro le sue ben attrezzate postazioni. Anche questa volta è stata dimostrata nuovamente la superiorità d’attacco del soldato tedesco.
Numerosi prigionieri e un ricco bottino sono rimasti nelle nostre mani, una parte consistente delle truppe del nemico,  parte delle loro armi e sostanziosi depositi di diverso tipo sono stati distrutti.

Con fierezza e contentezza esprimo a tutte le truppe partecipanti tedesche e italiane il mio ringraziamento e il mio riconoscimento per la loro ottima esecuzione.
In particolare evidenzio il gruppo alpino “Mitterwald” e il quarto battaglione Alpini, i quali hanno inflitto  il colpo decisivo  nel fianco del nemico, grazie alla loro tenacia e al loro spirito di battaglia, nonostante le difficoltà estreme del territorio e la forte resistenza del nemico.

Con fondata fierezza possiamo guardare indietro su questi difficili ma gloriosi giorni.

Viva il Führer
Viva la Grande Germania

Feuerstein

La firma il generale Valentin Feurstein; era il superiore diretto del Gen. Otto Fretter Pico, il comandante tedesco del “Kampfgruppe Fretter-Pico” ( Kampfgruppe= gruppo da combattimento), che conduce l’operazione “Wintergewitter”con il rinforzo di alcune unità della Divisione alpina “Monterosa” della R.S.I.

Dalla analisi militare del documento si evincono alcune importanti informazioni che sarà interessante comparare successivamente-

La prima è che la durata della operazione è di 4 (quattro) giorni. Indiscutibile. Lo dice il Gen. Feuerstein stesso, e se lo dice lui… dal 26 al 29 12 1944; son quattro giorni, c’è poco da fare. Girala come ti pare, ma son quattro giorni. E non sono 10, o addirittura un mese come taluni narratori di vari articoli storici hanno ripetutamente e faziosamente sostenuto.

I tedeschi non avevano alcun motivo di mentire o scrivere cose errate. Come invece faranno molti fanfaroni di regime.

Ad esempio…La rivista settimanale “Oggi” nr. 21 del 22 maggio 1952, riportava: “…Per dieci giorni i soldati della R.S. I. non ebbero più contatto con il nemico e raggiunsero Barga, Gallicano, e Bagni di Lucca.”

Anche la effettiva entità dello sfondamento era stata già precisata nel diario storico dello stesso gen. Otto Fretter Pico.

Suo Memoriale in: “ Bersaglieri sulla Linea Gotica” – Davide Del Giudice – pag. 229 “… Io bloccai il mio attacco nei pressi di Fornaci di Barga perché non disponevo di forze sufficienti per proseguire l’azione verso Bagni di Lucca o Lucca”.

E questa informazione precisa anche la massima penetrazione nel territorio. Altro che Bagni di Lucca, Lucca o addirittura Livorno, come erroneamente sostenuto anche da altri storici.

Oscar Guidi: La guerra in Garfagnana MPF. Pag. 44 “…  Gli Americani della Bufalo si ritirarono, consentendo alle forze tedesche-repubblicane di rioccupare Barga e Gallicano, di poter puntare verso Coreglia e Calavorno….” 

Se una persona ha una vaga idea della geografia locale, capisce che le cose e le località non tornano.

Direi più chiaro di così…ma se non bastasse abbiamo un altro documento tedesco (è il terzo), scritto da un sergente, un tipo un po …curioso per la verità, Hans Burtsher della 2^ cp/4^ Hoch, (che, per mero errore trasla di un giorno tutte le date), riporta alla sera del 27 dicembre:

”…ci viene detto che Fornaci di Barga era il nostro obiettivo finale; ..mi hanno appena comunicato che io devo assumere la sicurezza alle spalle delle truppe in ritirata… il rumore dei cingoli dei panzer nemici (n.d.r. 8^ Divisione Indiana), si ode ora chiaramente…ci ritiriamo in fretta nella direzione dell’Istituto Pascoli….”

Bene; con queste sono tre le testimonianze dirette che la “puntata offensiva, da parte dei tedeschi (e in piccola parte dagli italiani della Monterosa), è riuscita limitatamente alle posizioni di Sommocolonia, Barga e Fornaci. E dura al massimo 4 giorni. Non oltre!

Eccezionale documento storico; lettera del Partito Fascista Repubblicano di Barga, a firma del Commissario del Fascio Giuseppe Picchietti, indirizzata al capo della provincia di Lucca, nella quale si segnalano …”elementi notoriamente antifascisti”, tra le quali …Vanda Sereni, sorella di Bruno e zia di Umberto Sereni che sarà poi sindaco per due mandati di Barga. La lettera è stata sequestrata dalla polizia della XI Zona, nascosta in una valigia con altro carteggio riservato del Picchietti, nel giardino della sua abitazione.

Ma tra tutte le testimonianze, ve ne è una inequivocabile e per fortuna alla data di pubblicazione di questo scritto, vivente. E che ha una memoria di ferro!

Casualmente è anche il padre dello scrivente.

Il patriota della XI Zona, Berto Biondi, classe 1925 da Sommocolonia, al mattino del 26 dicembre assiste alla battaglia, in particolare al bombardamento alleato di Sommocolonia dalla posizione in Canteo alto, preoccupatissimo per la  sorte della sua famiglia, rimasta sotto le bombe.  Rimane miracolosamente vivo in seguito all’arrivo di un proietto di mortaio che si conficca, non scoppiando, a pochi metri da lui; la fortuna in genere non si ripete e il giovane Biondi “intuisce” che è tempo (primo pomeriggio) di sganciarsi e ripiegare lungo i “Latriani”( una valletta a Nord-est di Barga, che la mette in collegamento con la piana di Loppia) dove erano posizionate le artiglierie della 92° Divisione “Buffalo”, con i tedeschi che ormai sono alle calcagna.

Al suo arrivo nel grande prato davanti alla Pieve di Loppia, troverà una scena desolante. Tutti i pezzi di artiglieria, le armi, i telefoni, gli automezzi completamente abbandonati …Gli artiglieri afroamericani avevano mollato la posizione…

Tessera di Riconoscimento n.27 del patriota Biondi Berto, firmata da Pippo, e controfirmata dal magg. Herald Sabatino, del 5° Detachement dell’ O.S.S.

Il Biondi, dopo essere stato rifocillato e ospitato per la notte dalla famiglia Dini di Ghivizzano, si ricollega alla sua unità di Servizi Speciali-Polizia della XI Zona Patrioti “Pippo” al comando del Patriota “Bortolo”, posizionata nelle prime coste di Coreglia, dove non c’era alcun soldato, ne tedesco ne italiano dell’Asse…e quindi successivamente raggiungono Bagni di Lucca, dove era dislocato il Comando Americano e Inglese.

In merito alla durata della operazione del 26 dicembre, si ricorda perfettamente di aver guidato, la notte del 28/29 dicembre, una colonna di soldati inglesi, da Bagni di Lucca a Barga fino a Sommocolonia, passando da Catagnana assieme al suo “coppio” Picchietti Giuseppe di S. Anna a Pelago. Senza incontrare alcun tedesco. Successivamente sono rientrati a Bagni di Lucca per la sera del 31 dicembre dove hanno passato l’inizio del nuovo anno, non prima di aver raccolto i cadaveri di due soldati afroamericani, uccisi lungo la strada, poco sotto la chiesina delle Palmente!

Il magg. Herald Sabatino e Berto Biondi a Barga 60 anni dopo

 

Una storia nella Storia

Di recente, Gary Cloud, figlio del tenente Frank Cloud, un osservatore diretto della 366 ° Cannon Company quando erano in Toscana, ha inviato un regalo al prof. James Pratt, figlio del cpt Pratt del 366°/92 buffalo division.  Per una strana stranezza del destino, il tenente Frank Cloud del 366° Cannon Company era entrato in possesso dei pantaloni di John Fox il 24 dicembre 1944. Sommocolonia.

La storia inizia con il 1Lt Fox che si offrì volontario per essere inviato come osservatore in avanti in Sommocolonia per dare a 2Lt Cloud una pausa per Natale nel 1944 quando i comandanti pensarono che ci sarebbe stata poca azione. John Fox non era mai stato in precedenza osservatore e, in effetti, non era nemmeno stato in prima linea. Lui e il suo equipaggio salirono a Sommocolonia in jeep e si rese subito conto di apparire fuori posto perché aveva la sua divisa da “vestito verde” e non le uniformi kaki indossate in combattimento. Ha chiesto a Frank Cloud di cambiare i pantaloni con lui, Cloud lo ha fatto, e Cloud e il suo team sono partiti per Barga. Naturalmente, quando il nemico ha attaccato  Fox e molti altri sono morti. Fox è morto quindi nei pantaloni di Frank Cloud. Cloud tenne i pantaloni di Fox con le sue uniformi e li portò a casa dopo la guerra.. Frank ora ha 101 anni e la sua famiglia sta preparando la sua casa per trasferirsi in una casa di cura. In uno degli armadi con i panni della moglie di Frank Cloud (è morta diversi anni fa), hanno trovato i pantaloni di John Fox. Li aveva portati negli addetti alle pulizie e non erano mai stati rimessi con gli altri panni di Frank.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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