Prima di addentrarci nell’elencare le professioni e altro che sono a Barga e nel suo Comune in questo 1916, pensiamo sia interessante vedere come si viveva la guerra tramite i combattenti di Barga che inviavano lettere al giornale La Corsonna, che ben volentieri pubblicava se non addirittura ne sollecitava la spedizione.
Il numero del giornale è il 15, del luglio 1916, uscito nel giorno 25, ricorrenza del patrono di Barga San Cristoforo. In prima pagina, al centro, appaiono due lettere, di cui una è purtroppo l’elogio alla fede patriottica dell’artigliere Biagi Ultimato, perché, senz’altro il giornale non lo sapeva, cioè a Barga non è ancora giunta la notizia che egli ha già sacrificato la sua vita per l’Italia l’8 luglio e la notizia della sua morte apparirà sul successivo numero del giornale del 20 agosto 1916. Leggiamo allora la sua lettera diretta ai genitori.
26 giugno 1916.
Cari Genitori. Se volete sapere le nostre forze, il nostro spirito, leggete i Giornali o fateveli leggere. Così saprete come ci difendiamo contro gli Austriaci.
Sapete ci volevano far paura, volevano andare a Vicenza, ma tutto invano per loro Austriaci, perché violentemente i nostri bravi fantaccini, il 5° Bersaglieri e noialtri valorosi Artiglieri del 39° che senza paura ne temenza abbiamo resistito alla distanza di 1500 metri. Ed ora hanno dovuto abbandonare il posto e ritirarsi precipitosamente e con grandi perdite lasciando molto sangue sulla terra italiana.
Ora siamo rientrati in Asiago Canove, poi abbiamo ripreso il monte Lemerie, monte Boscau, monte Cabberlaba e tanti altri paesi e monti dove noi ci vogliamo far furori.
Vi prego di farvi coraggio come ne faccio io a cercare di star sempre sani, perché presto spero di ritornare nelle nostre terre dove siamo nati.
Credete che quel giorno sarà un giorno molto bello e festevole che non ce ne sarà stati altri nel tempo della mia vita e quel giorno della pace e del ritorno nostro, saranno due giorni da non dimenticarseli più e per festeggiamenti con gran solennità Vittoriosa. Biagi Ultimato.
Pubblicata questa lettera ecco come su La Corsonna del 20 agosto 1916, n. 17, si annuncia l’avvenuta morte dell’artigliere Biagi Ultimato.
Anche la nostra terra continua a dare il suo generoso contributo al martirologio di questa guerra redentrice. L’ultimo caduto è un artigliere forte e valoroso: Ultimato Biagi. Di lui pubblicavamo recentemente una lettera ch’era appunto un documento di forza, di fierezza, di volontà incrollabile. … Noi pieghiamo le ginocchia dinanzi alla figura di questo nuovo umile eroe colpito a morte presso il suo cannone in cospetto di Gorizia alla vigilia della sua definitiva redenzione.
A seguire i suoi dati tratti dallo studio dello scrivente che riguarda tutti i Dispersi e Caduti del Comune di Barga in quella guerra.
Biagi Ultimato di Placido e Notini Maria Domenica – Soldato 39° reggimento artiglieria da campagna, nato il 12 settembre 1895 a Barga, d. m. di Lucca, morto l’8 luglio 1916 nell’ospedaletto da campo n. 150 per ferite riportate in combattimento all’assalto (Campo Mezzavia).
Abbiamo aperto quest’articolo con una nota dolorosa e allora facciamone altra molto più delicata e interessante l’arte musicale, seppur sempre a favore di quella guerra. Siamo all’agosto 1916 e su La Corsonna appare un articoletto che ci presenta una mirabile concertista di violino che sarà qui a Barga per esibirsi al Caffè Capretz, al ricordato salone che funge anche da cinematografo e teatro; tra l’altro, il prossimo spettacolo cinematografico sarà “Ultime recentissime dalla guerra”.
Si tratta della professoressa e concertista Antonietta Chialchia di Trieste, che esercita l’insegnamento nel Conservatorio di quella stessa città. Trieste … un nome, una città che infiamma al solo nome tutti gli italiani e anche i barghigiani. La Chialchia è già stata qui a Barga nel 1911 e ora torna per intrattenere con la sua maestria artistica, conosciuta in tutta la penisola e anche in Europa, chi vorrà partecipare a udire il suono del suo violino e così a sostenere, finanziandolo, il Comitato Assistenza Civile. L’appuntamento è fissato per domenica 13 agosto e veramente è dei più intriganti, sia per la conosciuta valenza della concertista, sia perché è circolata voce tra i cittadini che già avesse dato il meglio di se, assieme al suo mentore e insegnante, il prof. Sarti, anche di fronte al maestro di Pascoli, Giosuè Carducci, allietandone la sua vecchiaia a Faenza e Lizzano. Le due persone, professore e la cara stimata allieva, si esibirono più volte ed esclusivamente per Carducci, che su una sua foto consegnata alla giovane Antonietta Chialchia volle scrivere di par suo, con brevi parole, belle e colme di struggente poesia “Al mattino radiante, il tramonto brumoso”.
Ora, in questa domenica del 13 agosto 1916, Antonietta Chialchia non è sola al salone Capretz a Barga, con il suo violino che emana dolci e struggenti melodie che già erano state notate sin dal 1900 anche su la Gazzetta Musicale di Milano con queste eloquenti parole: “Una giovinetta destinata a grandi trionfi”. Sono con lei, così come annota La Corsonna, altre “signorine che suoneranno e canteranno scelti pezzi di musica”. Termina l’articoletto de La Corsonna: “Il nome dell’esimia artista … reduce dai trionfi nelle principali città d’Italia e d’Europa, e la santità dello scopo faranno accorrere un pubblico numeroso e plaudente”.
Resterebbe da capire chi avesse mosso per due volte una così importante concertista a inoltrarsi nella valle del Serchio per raggiungere Barga e forse un indizio si trova nel portale “Giovanni Pascoli nello specchio delle sue carte”, almeno per la venuta di questo 1916, infatti, lì possiamo vedere che ci sono due tracce che riguardano Antonietta Chialchia. La prima traccia è del 9 agosto 1916; un biglietto da visita con sopra scritto: “Antonietta Chialchia, porge i suoi devoti ossequi”. Questa è più che una traccia, se non una certezza, che fu Maria Pascoli a favorire a Barga la presenza della concertista. L’altra traccia ha per data il 26 settembre 1916 e si tratta di una cartolina della Croce Rossa Italiana che commemora la IV guerra per l’indipendenza italiana, che ha in fronte una pittura di Cascella che raffigura le truppe italiane che oltrepassano l’Adige. Fu spedita da Riola di Vergato e qui si può leggere “Un memore ossequio, Antonietta Chialchia, Ettore Trombetti e Celestino (?) Trombetti”. Ettore era il marito di Antonietta.
Dopo queste due ampie note, una triste, l’altra più felice, si pensa sia l’ora di vedere come fosse disposto il Comune di Barga in questo 1916 circa le professioni e altro. Iniziamo con le Agenzie Marittime, impegnate essenzialmente nell’emigrazione e vediamo che l’Annuario, soggetto dei nostri articoli, ne censisce ben sei ma come locazione non ci dice dove siano, pensando noi che nella maggioranza sono nel capoluogo Barga, nei nomi degli agenti Turrino Carlo, Merrighi Carlo, Lucchesi Raffaello, Luchini Cesare, Da Prato Piero e Nardini Luigi. Sono questi gli anni, come già accennato in altro articolo, che dal Comune di Barga e dalla Valle del Serchio, molti muovono per l’estero in cerca di fortuna.
Andando avanti vediamo che a Barga sono diverse le attività che albergano tra il Castello e il Giardino, come l’attività di Casciani Francesco, Caproni Demetrio e Gonnella Domenico dentro le mura, subito fuori, al Bastione c’è il Libano di Carrara Arsinoe, mentre al Giardino Chiappa Giuseppe e Castelvecchi Emilio.
I cosiddetti Caffettieri, oggi diremmo Bar, sono 4: Moscardini Umberto, Moscardini Alessandro, Arrighi Ranieri e Capretz Giuseppe con il figlio Italiano. Due i Pasticcieri nei nomi di Capretz Giuseppe e Santi Paolo. Esercitano l’arte a Barga e specialmente Capretz è molto conosciuto anche da fuori; sul suo locale spicca la grande scritta di reclame che si vede bene anche dal Giardino. I Ristoratori, cioè, per chi si trattiene a Barga e qui vuole mangiare ai pasti, sono Tonacci Carolina, Giannotti Giuseppe, Caproni Demetrio, Castelvecchi Emilio e Chiappa Giuseppe, di cui gli ultimi tre hanno anche un albergo. Le Paste Alimentari sono del luogo, cioè prodotte nel Comune, da Nutini Amerigo e Lombardi Francesco, perché si pensa siano attività esercitate nella frazione di Ponte all’Ania. Il pane è prodotto da vari soggetti censiti nell’Annuario, ma è da credersi che ci sia un’attività sommersa, specialmente nelle frazioni e nella campagna, che sfugge al censimento, comunque, ufficialmente si notano quattro Panettieri, nelle persone di Marchetti Francesco, Marchetti Pietro, Caproni Demetrio, oltre all’attività di un generico Forno Cooperativo.
I Vini sono venduti da vari esercizi, che seppur non si offra caffè in tazzine, sono attività che si può equiparare ai caffettieri, cioè ai moderni bar, come quello di Cosimini Francesco, Chiappa Giuseppe, Onesti Giovanni, Caproni Demetrio, Braccini Agostino e Caproni Enrico, tutta gente di Barga.
I Liquori si fabbricano a cura di Pellegrini Amato, Riani Giosafatte e Company, che parrebbero di Fornaci di Barga, inoltre da Nardini Enrico e Nardini Luigi e Capretz Giuseppe e figlio Italiano di Barga. Di questi ultimi è celebre il trittico di liquori che formano il tricolore: bianco è l’Edelweiss (stella Alpina), per loro molto importante anche perché è il simbolo della Svizzera, la terra da cui mossero i Capretz per venire a Barga; rosso è l’amaro Antonio Mordini, mentre verde il Giovani Pascoli, che avrebbe dovuto avere il nome del Poeta che lui stesso non gradì suggerendo di togliere un’enne al suo nome e così fu messo in commercio. Comunque il Poeta volle degnamente rendere omaggio al pensiero dei Capretz, alla loro “specialità bargea che ristora e che ricrea”, con il dedicargli una poesia che ricordasse il gesto e che recita:
Quando bevo questo verde
fior di giovani pascoli, si perde
il mio cuore e va lontano,
dove un fievole campano
lo richiama, lo richiama,
da Sanchirico o da Lama:
il mio petto, ecco, s’allarga
e respira aria di Barga!
Ecco io son per la via nova:
un brusio, come se piova,
par che sempre m’accompagni
sotto l’ombra de’ castagni.
Oh! Corsonna! Il cuor la sente,
la tua querula corrente:
vede un seguito di pioppi,
ode l’eco di due doppi,
di San Piero e di Caproni,
dolci suoni, cari suoni,
pieni di malinconia …
Ave, Ave, Ave Maria!
Ch’io ritorni al mio paese
Che fiorisce d’ogni mese,
dove son tante vïole,
dove è tanto bello il sole;
ch’io ritorni al campanile
del mio bel San Niccolò,
dove l’anima gentile
finalmente adagerò …
Qui, alle belle e indicative parole del Poeta, importanti non solo per Barga ma anche perché chiariscono dove era la terra in cui voleva riposare in eterno, ci fermiamo ancora una volta, fissando l’appuntamento al prossimo articolo con cui termineremo questo nostro racconto bargeo all’inizio della guerra 1915-18.
Stavo per dimenticarmi di ringraziare Marco Marchetti di Barga che mi ha voluto far conoscere chi fosse Marietta di sottopiazza, che aveva una bottega di commestibili quasi alla fine dell’allora salita via Umberto I che conduce alla piazza del Comune, oggi via di Borgo. Nell’immagine che è dell’epoca del nostro racconto, vediamo Marietta, che era una Marchetti, assieme ai due figli emigranti che sono tornati a trovare la mamma. Alla nostra destra Antonio, Tony Piacentini che poi sposerà Emma e insieme con lei condurrà quella bottega esistita sino agli anni ’70 del Novecento, morti loro, condotta dalla loro figlia Maria.
(continua)
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