Rifugio Santi alla Vetricia. I gestori contestano lo sfratto e chiamano in causa l’Asbuc

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In riferimento all’articolo  pubblicato il 17 settembre sul giornale di Barga, relativamente alla notizia riguardante la decisione di procedere da parte di ASBUC con lo sfratto dei gestori del rifugio Giovanni Santi alla Vetricia, la Tuscany Food Export srls, assegnataria del bando pubblico per la gestione del Rifugio Giovanni Santi, tramite i suoi soci replica:

“Nell’articolo si legge che il nuovo direttivo dell’Asbuc di Barga ha “già preso una decisione”: quella di procedere allo sfratto per morosità nei confronti degli attuali gestori del rifugio Santi alla Vetricia in quanto questi non avrebbero mai pagato il canone, richiesto più volte, per la concessione del rifugio “siglata in data 20 agosto 2018”.

Nell’articolo in questione si legge anche che il nuovo direttivo dell’Asbuc avrebbe respinto ogni proposta transattiva avanzata dai gestori nel mese di agosto preferendo procedere con l’azione giudiziaria.

Tutto ciò è solo una dichiarazione di parte – scrive la Tuscany Food Export – che non rappresenta pienamente lo stato dei fatti.

E’ stato ad esempio omesso di dire che fin dopo l’assegnazione del Rifugio Santi, a giugno 2018, sono sorte importanti problematiche amministrative (legate alla categoria catastale) che hanno impedito la registrazione del contratto di affidamento redatto interamente dai tecnici dell’Asbuc, ma anche sullo stato di fatto dell’immobile: problematiche ben note e più volte segnalate all’Asbuc e ai suoi rappresentanti, che hanno impedito ai gestori di poter sfruttare pienamente il rifugio. I gestori hanno chiesto più volte all’Asbuc la risoluzione di problematiche presenti sul rifugio e legate alla impiantistica e alla sicurezza senza di fatto ricevere risposta. Anche oggi il Rifugio Giovanni Santi presenta tutte le iniziali problematiche legate all’impianto di riscaldamento (quali il non funzionamento dei termoconvettori a gas, il malfunzionamento dei termo camini e fino a gennaio 2019 il non funzionamento della caldaia a gas).

E’ ovvio che per un Rifugio montano, la mancanza di funzionalità della caldaia per l’acqua calda sanitaria e degli impianti di riscaldamento significa non poter ospitare (né per il pernottamento, nné per il ristorante) alcun avventore con conseguente perdita economica e di immagine. I nuovi gestori hanno così dovuto rifiutare numerose prenotazioni.”

“Siamo alle soglie di una nuova stagione invernale – termina la precisazione dei gestori – e il Rifugio è ancora nelle condizioni iniziali. Alle problematiche legate al riscaldamento se ne devono poi aggiungere altre quali: le zanzariere rotte, il forno a legna esterno non utilizzabile per via della copertura carbonizzata, la cappa aspirante della cucina non funzionante. Per non parlare poi della questione sicurezza, la struttura non è infatti provvista di porta antipanico di emergenza e di corrimano lungo la scala interna.

Tutto ciò lo si ribadisce, non ha permesso ai nuovi gestori di sfruttare il Rifugio; i gestori  avevano investito su di un progetto basato su di un bando pubblico, investendo tempo e denaro, sperando di poter iniziare una nuova attività economica che fosse anche utile al territorio, al turismo e all’ambiente.

Gli stessi non si sarebbero certamente aspettati di ritrovarsi uno stabile in quelle condizioni e con tutte quelle problematiche che gli avrebbe alla fine arrecato un danno economico così rilevante.

È per questo motivo che ad agosto 2019 i gestori del Rifugio avevano avanzato all’Asbuc la sottoscrizione di un accordo che prevedeva il rilascio volontario dell’immobile a fronte di un risarcimento per i danni e le spese subiti dagli stessi fino a quel momento. L’Asbuc, si legge nell’articolo, ha preferito scegliere una strada diversa.

Stando così le cose, anche i gestori del Rifugio agiranno per la difesa dei propri interessi chiedendo alle autorità un vaglio preliminare sulla correttezza formale e sostanziale di quel bando pubblico che è alla base della questione, delle modifiche catastali apportate al Rifugio successivamente all’assegnazione e su eventuali responsabilità personali e professionali di chi ha la responsabilità della gestione dei beni pubblici”.

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