United Colours, un esempio da seguire per il calcio

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Nel calcio stramiliardario si parla tanto di “fair play” (gioco pulito) ma durante ogni partita si azzuffano ricchi ragazzi, pieni di tatuaggi e tagli di capelli bizzarri, in barba ad ogni regola del rispetto e della più banale educazione.

Nei poveri ma dignitosi campi da calcio della Garfagnana – terra antica abitata da gente onesta, laboriosa e concreta – all’interno del campionato amatori UISP, milita per la prima volta la squadra composta al 95% da ragazzi africani provenienti dal Gambia, Guinea Bissau, Senegal, Mali, Nigeria, Costa d’Avorio (arrivati in italia dopo viaggi che sono durati in media quattro anni duranti i quali hanno dovuto affrontare problematiche, prevaricazioni e violenze di ogni tipo).

I ragazzi della  United Colours – sempre correttamente –  si battono  in campo come undici leoni, demandando giustamente – come a prescindere dovrebbe avvenire – solo al proprio capitano, il compito di recriminare e contestare all’arbitro le eventuali dubbie azioni degli avversari.

Un esempio da seguire, per imparare come ci si comporta con gli avversari. Anche per non viovere male il calcio; ritrovando forse anche quella felicita’ e quella dignità’ che questi ragazzi d sanno far loro quando finalmente trascorrono uno sprazzo di vita normale, giocando al calcio.

Quando ne avrete la possibilitàì venite a vedere una partita di questa squadra, magari quando giocano nella “bombonera” del “Don Guglielmo Muccini” di Pontecosi. Tornerete a casa più felici, con la consapevolezza di aver partecipato ad una gioiosa metafora della vita ed a un sano progetto di reale integrazione fra esseri umani dai colori della pelle diversa ma con lo stesso grande meraviglioso cuore.

 

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