Fantasma d’oriente (Prima puntata)

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Continuiamo la nostra collaborazione, molto gradita da parte nostra, con la scrittrice Brunella Ponzo.

Stavolta riproponiamo la sua penna con un romanzo d’appendice che verrà pubblicato a puntate su queste pagine a cadenza settimanale.

È una storia liberamente tratta da un libro di Pierre Loti, il famoso viaggiatore Ottocentesco. Diverso il finale e non manca l’introduzione di molti personaggi. Si tratta in particolare di una riduzione sintetica di una sceneggiatura di Brunella Ponzo, pensata e scritta per chi ama il Romanticismo

La storia si svolge alla fine dell’Ottocento, tra la Francia ed Istanbul, dove il protagonista arriva con l’Orient Express, alla ricerca di una giovane ragazza d’Harem che aveva sedotto dieci anni prima. Sulla sua strada incontra amici e nemici e i suoi sensi di colpa devono fare i conti con ciò che lo aspetta.

Detto questo la parola a brunella ed al suo romanzo. Buona lettura a tutti.

1. LA CASA DI PIERRE IN ALVERNIA (Francia)

Una dimora ottocentesca ai bordi della cittadina di Clermont Ferrand è circondata da un ampio giardino. E’ bianca, con finestre e scuri azzurri; dal tetto d’ardesia nero spuntano due abbaini. Siamo alle porte dell’autunno. Oltre il cancello in ferro battuto due chiazze simmetriche di ortensie invitano al vialetto in ghiaino grigio che conduce all’ingresso. Corone di malvoni corrono lungo il muro, accompagnando lo sguardo sino alla cancellata che circonda la casa sul lato Est. Qui una pergola ricoperta di glicini si prolunga ad incontrare una vigorosa vite, da cui pendono copiosi grappoli dorati, adorni di foglie gialle e amaranto. Nella camera da letto al primo piano, Pierre sta dormendo sonni agitati.

2. PRIMO SOGNO: AGHIA SOPHIA (Turchia)

All’interno della Basilica di Aghia Sophia, ad Istanbul, lampade appese a lunghissimi fili emanano un flebile chiarore. L’aria è pesante, come di nebbia. Una donna velata con le babbucce gialle esce a passi affrettati dalla Basilica. Pierre la segue ma non riesce a raggiungerla. La donna svolta in un vicolo. Poi in un altro. Un lembo del vestito sparisce all’angolo di una piazzetta decorata da una vecchia vite. Si sente il suono della sirena di una nave. Pierre si sveglia ansimando. Apre gli occhi e si alza a mezzo busto dal letto. Ha la fronte alta, capelli castani un po’ scapigliati, baffi curati all’insù, viso ovale, pelle chiara, occhi marroni. Indossa un pigiama di cotone bianco. Un raggio di sole entra nella stanza arredata in stile impero, come tutta la casa. Il ticchettio dell’orologio sul comodino da notte lo fa voltare: sono le otto del mattino.

3. Il DIARIO – CAMERA DA LETTO DI PIERRE

Pierre si infila la vestaglia ed entra nello scrittoio. Si siede ed apre un diario nero. Intinge la penna nel calamaio e inizia a scrivere: 30 settembre 1890. Il suo volto si fa cupo.

PIERRE

“Il tempo in cui abitavo sul Bosforo, un incantesimo del quale non mi libererò mai mi è stato gettato dall’Islam. Da quando ho lasciato Azyadè, sono continuamente tormentato da un incubo: la mia nave compie a Istanbul una sosta imprevista e rapida; scendo in fretta a terra, con l’angoscia di arrivare da lei e mille cose me lo impediscono, sino al momento di salpare. Di partire senza averla trovata. E, tanta è l’angoscia che mi risveglio”

Posa la penna sul diario e si alza, apre la finestra ed inspira profondamente l’aria del mattino. Vede nel giardino la madre e la zia intente a passeggiare lungo il vialetto d’ingresso. Indossano classiche cuffie di cotone bianche fermate con un nastro nero sotto il mento, che ne incorniciano i volti pallidi e paffuti. Una delle due dice qualcosa all’altra.

4. LA COLAZIONE DI PIERRE e LA VISIONE DELLE ODALISCHE

Pierre, sovrappensiero, si versa il the fissando lo sguardo sulla teiera fumante, di fattura orientale.

Ha una visione. La teiera adesso fuma su un vassoio circolare d’argento, appoggiato su un tavolo di legno scuro, basso e rotondo, circondata da piattini di porcellana e bicchierini di vetro giallo. Poco più in là compaiono una brocca d’acqua, un cestino di frutta secca, dolcini turchi, una scodella di formaggio tagliato a fette e piccoli pani. Una alla volta, sei odalische entrano nella stanza e si accomodano su grandi cuscini disposti sul tappeto intorno al tavolo. Presto si diffondono nella stanza vocii, risa e chiacchiericci. Tazze di the e dolcini passano da una mano all’altra. Kadya, un’ancella di colore di mezza età, entra nella stanza sporgendo un vassoio più piccolo colmo di frutta. Azyadè, la giovanissima odalisca dai capelli ramatie con profondi occhi verdi, si volta a fissare Pierre con sguardo interrogativo.

5. LA STANZA TURCA DELLA CASA DI PIERRE

Pierre si stropiccia gli occhi con le mani e la visione sparisce. E’ così reale che quello sguardo lo trafigge come una spada. Turbato, esce dalla sala da pranzo con passo deciso, attraversando l’ingresso, dove incontra la madre e la zia, che entrano in quel momento in casa.

MADRE

Dove stai andando? Ti aspettavamo fuori.

PIERRE

Avete ragione, mi sono attardato. Ho trascorso una notte agitata. Sarò da voi più tardi. Scusate.

Pierre entra in una stanza al pian terreno e chiude la porta dietro di sé. Le pareti sono dipinte di un colore rosso cupo e l’arredamento ricorda un salotto orientale, colmo di tappeti e cuscini damascati. Si muove lentamente osservando i disegni di Istanbul. Poi sfiora con le mani le ricche stoffe che tappezzano i divani. Prende da una vetrina un pugnale, dal manico d’avorio magnificamente inciso, lo accarezza. Poi una sciabola turca luccicante. La sguaina e la fa volteggiare, toccando appena con la punta un candelabro di fattura ebraica. Posa le armi su un tavolo e solleva da questo un grande vassoio d’argento; lo muove, per vederne i riflessi. Lo rimette a posto. Sospira e si lascia cadere su una comoda poltrona, sprofondando tra i cuscini, con le braccia distese sui braccioli.

6. SECONDA APPARIZIONE DI AZYADE’ – IL TALISMANO

Dietro un separé diafano di fattura cinese, si muove una figura femminile. Ne esce Azyadè. Si avvicina a Pierre, e gli infila al collo una collana a cui è appeso un ciondolo di stoffa dorata, poi si allontana indietreggiando. Pierre si alza e va verso di lei, allungando la mano per toccarla. Ma lei indietreggia ancora e lo fissa con sguardo provocatorio.

AZYADE’

Perchè non sei tornato? Ti ho aspettato a lungo, avevi giurato. Ti avevo dato il mio talismano, affinchè tu tornassi!

Lui cerca di sfiorarle il viso, ma la figura svanisce.

PIERRE

(ansimante, poi urlando)

Sto impazzendo, sto impazzendo… questa è la tua vendetta?

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