KME, preoccupati i sindacati dalle prospettive emerse nel confronto con l’azienda

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Era in programma per oggi a Firenze il confronto tra KME e sindacati per capire gli sviluppi della situazione ed alla fine non sono arrivate notizie in grado di attenuare la preoccupazione dei lavoratori ormai costante da mesi.

I sindacati si attendevano di avere qualche certezza in più sul futuro di KME Fornaci ma di certezze ce ne sono state poche a cominciare dagli sviluppi della joint venture di cui è in corso la trattativa con il Gruppo Gnutti Metalli; casomai sono emersi altri dubbi ed altre perplessità riguardanti proprio il futuro dello stabilimento a cominciare da quelli sul futuro della produzione del rame.

Dopo il confronto di oggi i sindacati hanno deciso di rimettere in mano ai lavoratori la decisione sul come affrontare in futuro la situazione, condividere con loro le preoccupazioni e decidere insieme le azioni da mettere in campo. Lo faranno in assemblea il prossimo 9 marzo, mercoledì.

Tra i primi punti dovrà essere deciso anche il come procedere riguardo ai contratti di solidarietà che nell’incontro di oggi sono stati prorogati, nonostante la mancanza di un accordo tra le parti, per un altro mese. Manca l’intesa sulla franchigia per i ratei di tredicesima, ma: “Per evitare di rimanere scoperti da ammortizzatori sociali – come ci ha spiegato il segretario provinciale di FIOM, Mauro Rossi – abbiamo firmato il rinnovo della solidarietà per un mese e ne discuteremo con i lavoratori il 9 marzo in assemblea”.

Ma vediamo nel

dettaglio quello che è emerso a Firenze. Nel corso dell’incontro, come spiega un comunicato emesso dalla FIOM –CGIL, l’azienda ha riproposto lo stato della trattativa con Gnutti con un ulteriore allungamento dei tempi. Che determina per i sindacati sempre di più incertezza e preoccupazione fra i lavoratori. Non sono poi piaciute alcune possibilità emerse per le produzioni del rame a Fornaci. E’ bene forse andare per ordine a questo punto: la trattativa con Gnutti rimane aperta ed ancora la strada più probabile, ma si aprono altri scenari che potrebbero portare non tanto ad una vera e propria joint-venture ma ad una cessione di alcune produzioni. Ipotesi e niente di più per il momento, come le ipotesi sono diverse anche sulle eventuali produzioni che sussisterebbero a Fornaci dove si è parlato di una prevalente produzione di laminati e non si è escluso da parte dell’azienda l’eventualità di chiudere la fonderia rame e tutta la produzione ad essa legata. E tra le ipotesi possibili anche, in alternativa, la continuazione della produzione di rame e ottone insieme ad una parte dedicata a idroponico. Già, l’idroponico. Tutto accantonato? Ancora no. Il progetto è in stand-by in attesa degli sviluppi della trattativa con Gnutti; e almeno per qualche altro mese resterà ancora una delle possibilità sul campo.

Proprio il discorso della fonderia rame è però quello che più preoccupa i sindacati: “L’azienda ha dichiarato – scrive un comunicato FIOM – che c’è la possibilità, in caso di saturazione dei laminatoi, della non riaccensione del forno verticale Asarco – ad oggi fermo per un incidente dovuto alla assoluta mancanza di manutenzione – con conseguente spostamento delle produzioni fusorie in Germania”.

Per Mauro Faticanti, coordinatore nazionale per Kme: “Come Fiom siamo assolutamente contrari a questa ipotesi come lo eravamo nella trattativa del 2013, ora come allora diciamo che senza il forno fusorio, il più grande d’Europa, non solo si determinano esuberi nell’ambito della fonderia rame, ma tutto il sito di Fornaci di Barga, oltre 600 persone, è assolutamente a rischio visto che dovrebbe laminare billette provenienti da oltre 1.000 km di distanza.

“Oltretutto – continua – questa proposta lede l’accordo dell’aprile 2013, recentemente prorogato, dove espressamente non solo si manteneva il forno acceso e si determinava un’aggiunta di produzione fusoria di 14.000 tonnellate, ma si vietava esplicitamente la possibilità di portare fuori dal paese produzioni italiane.”

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