Il palazzo pretorio di Barga (prima parte)

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Quando una persona sale al Duomo di Barga, è come ascendesse verso il vero della storia di Barga, la sua essenza dell’essere. Salendo andrà sì a incontrare e conoscere la parte più elevata della città, la cosiddetta Acropoli, quella sommità degli antichi agglomerati urbani: dalla greca”acros” estrema, ”polis” città, ma come accennato, non solo questo, perché è da quell’altura, per certi versi sacra e non solo alla storia di Barga, che si può percepire l’importanza che la stessa Barga ebbe sin da tempi immemorabili.

Noi vi siamo saliti e proviamo a raccontare la storia del luogo, soprattutto del Palazzo Pretorio che verso Nord ci parla di tutte le attese che questo popolo cullava nei cuori, e che fosse riunito a Parlamento sull’ampio prato: l’Arringo, o avesse affidato i suoi progetti ai rappresentanti della comunità riuniti nel palazzo a consiglio, volgeva poi lo sguardo lontano. Là a Est ai “viridi” Appennini, mentre a Ovest alle rocciose Apuane che accoglievano il loro “totem”: l’Omo o la Donna distesa come generasse, per sincretismo religioso dai tempi immemori oggi accostabile a un richiamo a Maria, come nei predecessori alle loro idee cultuali, comunque e da sempre un dono visivo tutto diretto all’infinito come un presago che indica il destino, così, Barga beneficiata da tanta misterica bellezza sospirando libertà per se con aneliti per tutta la Valle.

A quelle rocce apuane, cui par che il fulmine del nembo primordiale abbia contribuito a rendere viepiù affascinanti, da sempre il popolo aveva voluto diretto il luogo sacro alla fede, a quella straordinaria visione di un viso forato che può somigliare al volto del loro cristiano santo gigante: San Cristoforo, appellato Cristofano. Tutta un’emozione che lega in un soffio di vita ogni tempo, anche quelli in cui regnavano sconosciute dottrine antichissime, per giungere ai Liguri Apuani, accertati nei nostri luoghi prima della romanizzazione, per poi giungere all’attuale religione dei meno lontani padri.

La chiesa di oggi, che affonda le radici nell’alto medioevo, nella parte centrale fu ricostruita ex novo alla fine del sec. XII e da allora dedicata al Gigante della Licia, che nel 250, per la sua nuova fede in Cristo, aveva subito il martirio sotto l’imperatore romano Decio. Circa il Duomo, il De Stefani nella “Storia dei Comuni di Garfagnana” del 1925, ci dice che nel corso del sec. XIII al suo interno si riunivano a Parlamento gli uomini dei quattro principali comuni liberi della Garfagnana: Barga, Coreglia, Ceserana e Castiglione, al tempo del rettore pontificio per la stessa Garfagnana che aveva a sede propria Barga.

Su questo colle sacro alla storia che sta alle falde a ovest degli Appennini, l’Alpe di Barga, da cui si domina anche parte della Valle solcata dal Serchio, prese avvio la città di Barga. Taluni legano al colle la memoria di un castellare Ligure, altri come luogo vissuto ben prima, ma certamente questi rialzi del terreno, da Nord-Est a Sud-Ovest circondati da rupi poi fortificate, recingendo poi tutto il castello più ampio, videro alla sua sommità il costruirsi di una Rocca Longobarda su pensati resti romani di un Castrum.

Il Castrum poi divenne la Rocca del Castello di Barga, che per la sua ampiezza e l’uguale struttura, dopo il primo quarto dal Mille, altro non appariva che un castello nel castello, con quest’ultimo che pian piano andava ampliandosi nella sua circonferenza.

La Rocca, come il Castello più ampio, aveva le sue porte d’accesso con dentro varie costruzioni, le più importanti di Barga, simbolo della sua potenza: il Duomo, l’antica canonica della Collegiata dei primi secoli dopo il Mille, il cimitero e sepolture in chiesa e argomento di quest’articolo, il civile Palazzo Pretorio con le carceri. Quell’ovvia sede del Comune e dei rettori, che sta sul fondo di quel prato dove i barghigiani erano convocati a Parlamento e se fosse stata pioggia o freddo, tutti riuniti nel Duomo, la chiesa che si mostra nella sua architettura divisa tra fede e bisogni laici.

Nel Duomo per prevenire ogni frode, nel corso del sec. XV, si tenevano anche i libri delle memorie comunali, simile a quando nel sec. XVI e altri a seguire, si tenevano presso le Clarisse del monastero di Sant’Elisabetta le “borse” con dentro le cedole dei cittadini “imborsati” per le estrazioni agli uffici comunali, in entrambi i casi lontani dai diretti interessati e dove il temutissimo occhio divino vigilava.

Venendo al Palazzo Pretorio, intanto diciamo, così come ci ricorda Pietro Magri nel suo libro “Il Duomo di Barga” del 1886, che secondo la tradizione locale sul prato detto Arringo si riunivano nei tempi antichissimi gli “Scabini” per amministrare sotto una grossa quercia la giustizia. Gli Scabini erano allora i giudici che il popolo si eleggeva in età carolingia, ma li potremmo vedere in altri nomi anche prima.

Altro elemento interessante la nostra storia del palazzo e il suo nome: Pretorio, appellativo che gli viene dal Medioevo, ma che potrebbe anche racchiudere significati più lontani di epoca romana, questo seguendo i dettati della “Tavola Alimentaria Traiana” o “Veleiate” dell’anno 114, esaminati da Pier Carlo Marroni in un articolo per il numero di Natale del Giornale di Barga cartaceo. Infatti, sulla scorta dei risultati del massimo studioso nella materia, il prof. Nicola Criniti, Marroni può affermare che quel discusso “Saltus Praedaque Bargae” dell’ipoteca 43, sia proprio riferibile alla nostra città: “Bargae, Pascoli e proprietà agrarie (vico? Bargae per alcuni) dichiarati da abitanti della colonia di Lucca nell’ipoteca 43.

Questa notizia ci porta a pensare che il sito del nostro Palazzo Pretorio potrebbe avere origini addirittura romane, allora racchiudendo nel “Castrum”, di cui si è fatto cenno in precedenza, una sorta di caserma militare e civile romana. Questo, quando nella Valle fu drasticamente ridotta la presenza degli sconfitti e sottomessi Liguri Apuani, gli indomiti e antichi padroni della regione, deportandoli in massa nel Sannio nel 179 a. C. Ovviamente di un tale Pretorio non ci sono memorie e la cosa è solo dedotta dall’esistenza almeno del nome Barga, con possedimenti, al tempo dell’imperatore romano Traiano. (continua)

Pier Giuliano cecchi

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