All’ospedale di Lucca chiude l’ambulatorio pediatrico: i problemi e le preoccupazioni dei genitori

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Dal primo aprile dello scorso anno l’ambulatorio pediatrico che da anni funzionava presso l’Ospedale di Lucca nei giorni festivi e prefestivi, ossia quando i medici di famiglia non ricevono, è stato chiuso.

Nei giorni festivi (sabato compreso), questo determina di rivolgersi direttamente al Pronto Soccorso da dove si viene rimbalzati nel reparto di Pediatria: un passaggio inutile. Il particolare calendario delle festività ha poi determinato tra Natale 2013 e Befana 2014 una situazione incredibile che porta all’indisponibilità per i bambini lucchesi di un semplice ambulatorio pediatrico per 9 giorni su 15.

Per cercare di risolvere questa situazione è nata una pagina su Facebook (che ha raggiunto presto più di 900 like) dal titolo “Riapriamo l’ambulatorio pediatrico dell’Ospedale di Lucca”.

“Si è generato un aggravio lavorativo al pediatra di reparto (che segue anche eventuali urgenze della sala parto) e si riceve in cambio un servizio poco tempestivo nonostante l’impegno del personale medico ed infermieristico. L’alternativa è aspettare il primo giorno feriale disponibile per portare i bambini dal proprio pediatra”, si legge sulla pagina.

Sulla pagina sono stati invitati i genitori e familiari che volessero raccontare le proprie testimonianze.

Ha scritto Barbara Laschi: “Mi tranquillizzava tanto l’esistenza di un ambulatorio pediatrico per i giorni festivi a cui, peraltro, mi sono rivolta varie volte (i miei bambini sono fantastici nello scegliere il fine settimana per ammalarsi!). La chiusura è stata sicuramente un regresso ed i tagli non dovrebbero cadere su questi servizi assolutamente necessari”.

Patrizia Bartoloni, invece, dice: “Passare un fine settimana a casa con un bimbo malato e dover aspettare fino al lunedì per sapere cosa fare è brutto. Quindi che ben venga la riapertura dell’ambulatorio pediatrico. Però visto che ci siamo non si può organizzare un pronto soccorso pediatrico? Non è bello dover aspettare ore per mettere dei punti ad un bambino che nell’ attesa si vede passare davanti gente in barella messa peggio di lui! Lo spettacolo non è dei migliori e distrarlo non è così semplice!”

Poi ci sono le testimonianze. Ecco quella di Silvia Pieroni: “Di recente io e mio marito siamo dovuti andare al pronto soccorso con il bimbo – un anno e mezzo – di sabato mattina per una sospetta frattura ad un arto, dove abbiamo trovato circa una cinquantina di persone tra pazienti e non; tra l’ altro non c’è nemmeno la priorità per i bambini, i quali devono aspettare anche loro il turno al triage. Morale della favola: abbiamo atteso un bel po’ e vista la situazione statica, siamo andati a fare le lastre a pagamento e abbiamo portato il bimbo a casa che ovviamente piangeva per il dolore. Mio marito è tornato a fare la fila e quando ci hanno chiamati al triage ho portato di nuovo il bimbo; a quel punto ci hanno mandato in ortopedia per fare il gesso. Non discuto sulla serietà e la professionalità di medici ed infermieri che ci hanno dato adeguata assistenza, ma credo che non sia giusto trovarsi in queste situazioni…grazie a Dio era una frattura: bisogna dire così! Il problema più grosso e che fa paura a noi genitori, è quando al bambino si presenta un malessere grave, per il quale la tempestività è fondamentale: n quel caso che si fa!? Si va a Pisa o a Pescia se a Lucca i tempi di attesa sono lunghi!? Avendo un ospedale in città super nuovo e uno perfettamente funzionante è assurdo!”

Emilio Bertoncini e Serena di Puccio raccontano: “Sabato 28 dicembre all’ora di pranzo il nostro bambino di quasi 4 anni ha, per il secondo giorno consecutivo, iniziato a piangere e a dire che gli faceva male la testa nella zona frontale. Allarmati per un sintomo per noi sconosciuto ci siamo rivolti al centralino dell’ospedale per sapere se l’ambulatorio pediatrico fosse ancora nello stesso luogo e quali orari avesse. Ci è stato passato il reparto di pediatria da cui abbiamo avuto un invito a valutare con attenzione lo stato del bimbo perché l’ambulatorio pediatrico non c’è e saremmo dovuti passare per il pronto soccorso per poi finire in reparto dove avremmo rischiano una lunga attesa. Mossi dalla preoccupazione, ci siamo presentati al pronto soccorso. Fortunatamente abbiamo potuto fare l’accettazione (una mera formalità burocratica) in tempi brevi. Ne è seguito l’invito a recarsi autonomamente in reparto. Qui dopo una prima verifica dei parametri vitali da parte di due infermiere è iniziata una lunga attesa. La pediatra di turno, brava e gentile, stava iniziando il giro visite in reparto e avremmo dovuto attendere il termine di questa attività. Siamo arrivati in reparto alle 16.15 circa e la visita vera e propria è avvenuta alle 20 circa. E’ seguita una fase di osservazione in day hospital successiva alla somministrazione di un farmaco. Erano oltre le 21 quando ne siamo usciti.”

Chiariscono i coniugi: “Il personale del reparto è stato gentile ed efficiente, ma è risultato del tutto evidente che i vari bambini presenti (quelli non ricoverati come noi) costituissero un aggravio lavorativo. Al tempo stesso 5-6 famiglie hanno impiegato ore per avere la necessaria assistenza. Nella lunga attesa ci siamo chiesti perché, tanto le famiglie dei giovani pazienti, quanto la struttura ospedaliera, debbano subire questo disagio. Ci è anche parsa del tutto assurda la sospensione di un servizio che rischia di far rimandare di giorni la valutazione dei sintomi di bambini anche giovanissimi. Al tempo stesso, l’invito telefonico a valutare se fosse davvero il caso di accedere alla struttura ospedaliera rischia di essere un fattore di scoraggiamento verso i genitori che potrebbero sottovalutare l’effettivo stato di salute dei bambini. Nel complesso, questo fatto ci ha dato la sensazione di essere pesantemente penalizzati e di ricevere un servizio non degno di un paese civile e moderno”.

Barbara Di Puccio, infine, racconta: “Lunedì 23 dicembre mio figlio Matteo (di 9 anni) ha avuto un principio di shock allergico. Erano le due di notte, andati in ospedale, mandati in pediatria da soli dove abbiamo atteso mezz’ora in una saletta visita. Poi, finalmente, è stato trattato farmacologicamente (meno male che io sono infermiera e a casa li avevo già somministrato del cortisone)!”

Conclude Di Puccio: “Ci vuole la guardia medica pediatrica che aspettiamo a rimetterla egregio direttore generale della Usl 2 di Lucca?!?”

E questa alla fine è la domanda che pongono tanti genitori. A cui andrebbe data una risposta. Concreta.

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