Barga sulla Linea Gotica (4): una città tra opposti fuochi d’artiglieria

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(Nell’immagine: stabilizzazione della Linea Gotica dopo che i tedeschi hanno lasciato Barga dopo il 26 settembre 1944, dal libro: “Val di Serchio e Versilia, Linea Gotica” – Fabrizio Federigi, 1979)

Nel precedente articolo abbiamo parlato della distruzione dei ponti di Barga avvenuta il 26 settembre 1944, poi altri del Comune e quello di Campia nel 4 ottobre, preludio al tanto atteso ritiro dei tedeschi dal territorio, che risalendo a nord la Valle del Serchio, avrebbero spostato il fronte in altre aree, pensate il più lontano possibile da consentire almeno un minimo di ripresa della vita civile.

La speranza ben presto però si cangia in altra disperazione che ravvisiamo nelle parole del diario di guerra del canonico del Duomo di Barga don Lionello Chiappa, rettore di Castelvecchio Pascoli, pubblicato nel libro di Bruno Sereni, La Guerra a Barga, 1968:

“La sera del 4 ottobre il Ponte di Campia viene fatto saltare. Speriamo ora di non vedere più tedeschi; ma al mattino del 5 veniamo a sapere che in località Bechelli e Pianaccia si scavano buche e trincee.”

Subitamente si fa chiaro a tutti che si tratta di un arretramento, rispetto a Castelvecchio, di poco più di cento metri e che i tedeschi non meditano assolutamente di mollare la zona. Le forze Alleate sono ancora lontane: Borgo e Bagni di Lucca, percependone la presenza solo dal loro cannoneggiamento. Le martoriate Castelvecchio e Barga sono lasciate a se stesse, come tutto il territorio in balia al terrore e a un’immensa incertezza.

Tutta una vasta area, che comprende anche il Comune di Coreglia, è terra di nessuno.

Gli Alleati non vengono, le forze dell’Asse hanno fatto una breve marcia indietro, perché sono ancora lì, pronti a compiere ogni cosa in assenza di appropriati ostacoli al loro agire. Si attende anche la presenza dei Partigiani che si fanno vivi il 5 ottobre in Barga. Anche i tedeschi tornano sul luogo del misfatto e catturano in Barga due Partigiani per poi fucilarli; ma chissà dove.

Nei giorni seguenti si vedono pattuglie di Brasiliani esploranti Barga, poi ancora Partigiani che cercano i Fascisti, come dei tedeschi.

Nel pomeriggio di domenica 8 ottobre si ha la conferma, la finale certezza che i tedeschi non hanno per niente intenzione di mollare la zona, perché tirano tre pesanti colpi di cannone su Barga. Così ne parla mons. Lino Lombardi nel libro Barga sulla Linea Gotica, diario di guerra pubblicato nel 1955:

“Da bravi e precisi maestri di arte militare, quasi direttori di orchestra che battono la bacchetta per rendere più attenti suonatori e pubblico, con quei tre colpi hanno preannunziato quella tremenda ‘sinfonia’ che per mesi e mesi sarà il duro travaglio di Barga.

E Barga capisce e ne è preoccupata. Frattanto arrivano altri Partigiani e questa volta con carattere ufficiale e in piena responsabilità sotto il comando di ‘Tiziano’.”

I Partigiani prendono possesso del Comune, catturano alcuni Fascisti e li obbligano a lavorare per togliere macerie e creare una strada nella valletta di Fontanamaggio, prima oltrepassata dai distrutti ponti. Alcune donne sono soggette alla tosatura del capo, classico spregio per chi si era compromessa con i Nazifascisti. Vita vissuta che mons. Lombardi così commenta nel suo diario:

“Rappresaglie nel senso stretto e sanguinoso della parola non ci furono e d’altra parte non avrebbero avuto la minima giustificazione. Del resto gli elementi più in vista erano ormai al di là della barricata.”

Dopo questa parentesi, finalmente arrivano gli Alleati, che sono i brasiliani; era l’11 ottobre 1944. Al passaggio sono acclamati dalla popolazione di Barga. Un piacevole brivido ma breve, per il duro richiamo alla realtà da parte del comando brasiliano, che per l’ovvio pericolo comanda lo sfollamento delle strade. Infatti, poco dopo arrivano su Barga delle cannonate tedesche che attuano delle vittime: due nel Castello e una al Giardino, con tre vittime.

Nel Castello una arriva sulla casa Antonio Piacentini di via Giannetti, facendo vittima la giovane figlia Isabella. Qui ricordo in particolare questo luttuoso avvenimento perché da ragazzo ne ho sentito parlare tanto in famiglia, da parte di mio padre e mia madre, che abitavano di fronte a quella casa. Entrando nei fatti ecco il loro racconto: eravamo al tavolo a mangiare qualcosa, quando sentimmo arrivare una cannonata, poi un vicino scoppio. Poco dopo udimmo il Toni Piacentini urlare aiuto, perché la figlia era rimasta sotto il crollo della cantonata della casa che guarda il palazzo Giannetti. L’incitamento d’aiuto era diretto anche a mio padre: Elfo, Elfo, corri, l’Isabella è rimasta sotto le macerie di una cannonata! Corri Corri.

Mio padre, nonostante il pericolo, con un figlio di quattro anni, una figlia di dieci mesi e la moglie, lasciò subito il tavolino e chiamato Barberino, un amico che abitava sopra di lui, insieme andarono in soccorso al Toni. Iniziarono a togliere i sassi dove il Toni diceva essere sepolta la figlia e toccò a mio padre trovarla ormai morta, e nel tirarla su, accorgersi che era spezzata in due alla vita.

Chiuso il ricordo, queste cannonate fanno decidere a chi può di lasciare la casa per raggiungere luoghi più sicuri, perché Barga sarà sotto il tiro dei cannoni tedeschi. Mons. Lombardi ricorda che nella notte tra il 12 e 13 ottobre arrivano su Barga numerosi colpi di cannone di grosso calibro, circa un quarto d’ora di fuoco tedesco. La mattina si quantificarono i danni, accorgendosi che tra le altre cose è stata colpita e semidistrutta la sagrestia della SS. Annunziata, con danni al tetto della chiesa e all’altare maggiore, dove è distrutto un quadro seicentesco raffigurante un’Annunciazione, datato ai 1636, del pittore barghigiano Baccio Ciarpi. (Due brandelli del quadro sono conservati presso la Soprintendenza di Pisa)

Le cannonate degli Alleati sono dirette verso Castelvecchio, alla Pianaccia, Bechelli, nel basso di S. Qurico, dove si sono attestate le forze dell’Asse, ma cadano anche con gravi danni sul desolato paese, abbandonato da quasi tutta la sua gente. A metà ottobre, per il pericolo dei cannoneggiamenti, Castelvecchio deve essere ancor di più abbandonato dalla sua popolazione e si pensa a Maria Pascoli che assolutamente non intende lasciare la villa che racchiude le care memorie di Giovanni e la sua tomba, come il caro cane Brigo:

“Sono vecchia; che cosa possono farmi i tedeschi? Non so rassegnarmi ad andare in casa d’altri: perdere così la mia libertà, le mie abitudini. Eppoi Brigo (il cane) non vuole abbandonare la casa; la devo abbandonare io? E d’altronde cosa farei al mondo, se tutto andasse distrutto?” (Diario can. Chiappa)

A novembre una grossa cannonata Alleata colpisce la canonica della chiesa di Castelvecchio, passa tra i muri e si ferma inesplosa all’altare del SS. Rosario, creando comunque notevoli danni. Il canonico Chiappa ci dice che se fosse esplosa la chiesa sarebbe andata distrutta. Ormai Castelvecchio è terra di nessuno. Dalla sinistra della Corsonna sparano gli Alleati, che a Loppia hanno le batterie dei brasiliani, sopra, nei vicinissimi colli, le forze dell’Asse rispondono.

Sulla sinistra della Corsonna c’è Barga, su cui cadono le cannonate dell’Asse, qualcuna anche degli Alleati.

Sabato 14 ottobre è giorno di ripetuto fuoco con gravi danni nella zona di Porta Reale. Si ripete il 16, 17, 18 e 20. Breve tregua e ripresa nei giorni 25, 26, 27, 29, 30 e 31. Non solo si mira a Barga e alla sua campagna, ma anche Mologno, Fornaci e Sommocolonia, quest’ultima occupata il 15 ottobre dai brasiliani. Albiano e Castelvecchio sono sotto il tiro Alleato, che fa sei vittime ai Paroli. Questo elenco è estratto dal diario di mons. Lombardi, il quale prosegue anche per tutto il mese di novembre, dicendo ancora che tra i giorni tre e cinque di questo mese avviene il cambio tra le truppe brasiliane e la 92a divisione Buffalo. Ecco l’elenco dei cannoneggiamenti su Barga, come per tutto il territorio, che provocarono diversi morti civili: 6, 8, 10, 12, 13, 15, 16, 17, 18, 20, 21, 22, 25, 26, 27, 28, 29. Così termina l’elenco mons. Lombardi:

“Inutile dire che ogni bombardamento ha aumentato i danni alle case.”

I punti del fronte dell’Asse più pericolosi per Barga sono due: Monte Perpoli, dove sono postate le truppe della Repubblica di Salò, e Lama, punto cardine per i tedeschi. Questi colli sono battuti dalle artiglierie Alleate.

Gli Alleati per meglio raggiungere Lama con i loro colpi di cannone, pensarono bene metterne uno di discreto calibro anche nella piazza Verzani che è sotto il Duomo di Barga. Mons. Lombardi è fortemente preoccupato, perché i tedeschi, individuata la zona di partenza dei colpi e lì concentrando le loro scariche, potrebbero colpire, oltre alla chiesa di S. Felice e SS. Crocifisso, anche il monumentale Duomo, che rispetto al cannone, come le altre due chiese, dista meno di cento metri:

“Protestai con il Comando e le osservazioni furono ritenute giuste tanto che il cannone non sparò mai, fu coperto e dopo alcuni giorni portato via.”

In occasione della mostra in ricordo del 40° della Linea Gotica, correva l’anno 1984, ricercando personalmente tra i documenti della parrocchia, mi venne alla mano proprio una copia della lettera che Lombardi consegnò al Comando Alleato di Barga, in copia fotostatica allegata anche alla dispensa: “Barga sulla Linea Gotica e Dintorni”. Lettera che così recita:

“Barga 22 novembre 1944.
Ecc.mo Sig. Governatore.

Nella mia qualità di Parroco di Barga e di Vicario Foraneo dell’Arcivescovo di Pisa, da cui Barga dipende, mi rivolgo a V. E. richiamando la Sua attenzione che nella piazza Verzani, in pieno abitato, a pochi metri dal Duomo Monumento Nazionale e da altre due chiese, è stato portato un cannoncino.

Siccome ciò può portare ad una reazione nemica a tutto danno dell’insigne monumento, alla cui sicurezza m’interessò recentemente un Ufficiale Alleato della Commissione per la preservazione dei Monumenti Artistici, chiedo il Suo interessamento, affinché, se possibile, il cannoncino sia portato altrove.

Quanto sopra a scanso di responsabilità nei riguardi del Monumentale Duomo, che contiene insigni opere d’arte; già del resto dalle artiglierie nemiche ha avuto danni e non vorrei che altri se ne aggiungessero.

Grazie per quello che V. E. potrà fare presso il Comando, e con distinti ossequi mi professo.

Dev.mo (Mons. Lino Lombardi).”

Questo è quanto annotò sul retro della lettera mons. Lombardi:

“Portata la presente, invece che al Governatore, al Comando, presso l’Albergo Libano, interessando personalmente, in assenza del Colonnello, il Tenente, il quale mezz’ora dopo, in piazza del Comune, mi informava di averne parlato al Superiore, che mi fossi trovato in casa per ulteriore risposta. Mons. Lino Lombardi.”

Il Governatore alleato risiede ai Bagni di Lucca, ma a Barga viene più volte la settimana.

Dal diario di mons. Lombardi continuiamo con l’elenco dei bombardamenti di dicembre, causa di morti tra i civili:

“1, 2, 4 (morte della colona Gina Biagioni in funai di Gragno) 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13 (morte della piccola Maria Grazia Piacentini in Canteo) 14, 15, 16, 17, 18 (morte di Giuseppe Picchietti in Canteo) 19, 20, 21, 22, 23”.

Qui si ferma mons. Lombardi per fare il punto della situazione, dicendo che i monti che sono a semicerchio di fronte a Barga, si presentano alla vista come arati dalle cannonate Alleate. Mentre i tiri tedeschi sono “parsimoniosi”, ma non mirano alla campagna o alle selve, bensì alla “chiarissima distesa delle case di Barga”.

Sommocolonia, soggetta ai tiri Alleati presenta evidenti danni, annotando che la chiesa e la canonica sono comunque intatte.

Più sotto diremo di Albiano.

Lombardi così finisce queste note:

“Siamo come una città assediata ed è questa la situazione la sera del 23 dicembre, antivigilia di Natale del 1944!”

Dal diario di mons. Lombardi apprendiamo che:

“Ad Albiano il 4 o 5 novembre un colpo di grosso calibro tedesco colpì in pieno la facciata sventrandola e facendo cadere tutto il tetto con danni irreparabili”.

Andando avanti a leggere il diario eccoci al punto in cui si dice:

“Nella giornata del 19 osservando Albiano noto che c’è qualcosa di nuovo nell’aspetto del Paese. Non duro fatica ad accorgermi che non esiste più il campanile. Saprò poi che era stato fatto saltare da una pattuglia americana perché ritenuto osservatorio di pattuglie tedesche”. (continua)

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