Il Giornale di Barga festeggia con questo 29 maggio 2009 il sessantesimo compleanno. Il primo numero, infatti, uscì nel maggio del 1949. Per la Barga di allora l’uscita del giornale fu un segnale di vita che veniva a portare un messaggio di speranza.La guerra – una guerra terribile e sciagurata – era finita da poco, ma le sue ferite erano ancora aperte e sanguinanti.Erano ferite fisiche che mettevano una gran tristezza a vederle: macerie, distruzioni, ponti crollati, palazzi sventrati, strade lacerate. Ovunque miseria e abbandono. Erano il pesante tributo che il nostro paese aveva pagato al “fronte” che per più di un anno si era fermato proprio in Valle del Serchio. Ma c’erano anche ferite morali che gli uomini e le donne portavano nei loro cuori straziati: ogni famiglia aveva un lutto da piangere, un dolore da sanare, un caro da ricordare. E queste erano ferite profonde che ognuno portava con sé come un peso tremendo.La guerra, quella terribile guerra, aveva lasciato strascichi di odio, di rabbia, di esasperazione. L’Italia si era divisa e quelle divisioni stentavano a ricomporsi.Ma c’era anche tanta voglia di ricominciare. Di chiudere i conti con il passato. Di costruire un futuro migliore. “Il Giornale di Barga” fu il frutto di questa voglia di Vita Nuova. Così lo intese e lo volle Bruno Sereni che ne fece lo strumento per la “ricostruzione” del paese: Ricostruzione fisica,
che Bruno Sereni aveva avviato quando mobilitò tutti i cittadini nell’opera di rimozione delle macerie. Ricostruzione morale nello spirito della concordia e della solidarietà. Senza intenti punitivi nei confronti degli “sconfitti”, ma con la ferma convinzione che come la Nuova Italia della democrazia doveva essere la casa di tutti gli italiani così la Nuova Barga che risorgeva doveva essere la casa di tutti i suoi figli.
Per Bruno Sereni dare vita ad un giornale fu un’impresa. Ci volevano soldi che non aveva e li trovò soprattutto tra i barghigiani all’estero (dalla Scozia agli Stati Uniti) che lo sostennero con generosità. Per loro il giornale era la voce del paese natale e di quella voce non volevano farne a meno.
Sessanta anni fa “Il Giornale di Barga” nacque così. Da allora, fedele alla sua nascita, ha incoraggiato e stimolato la crescita della comunità; ha dato risalto alle sue attività economiche e commerciali; ha combattuto vigorose battaglie per la difesa dei suoi legittimi interessi: Ospedale, scuole, strade; ha stimolato e praticato continue testimonianze di solidarietà; ha valorizzato le opere dei nostri concittadini; ha celebrato la nostra storia; ha onorato il nome di Barga nel mondo. Ha fatto crescere la nostra comunità in serietà e onesta, che sono le qualità della quali intendiamo vantarci.
Giunti al traguardo dei Sessanta anni possiamo ben dirlo: Caro “Giornale di Barga” hai ben lavorato!
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Vincenzo Cardone
22 Marzo 2013 alle 21:25
Re: Sì alle unioni civili. In consiglio l’approvazione di un registro comunale
Premetto che trovo sempre utile ed interessante il confronto su temi così delicati come quelli afferenti i diritti delle persone. Non ritengo affatto un’elemosina concedere la cittadinanza onoraria a persone che sono nate e che vivono in Italia, ma lo considero un gesto di accoglienza, la mano tesa a chi “di fatto” è senza patria. Per quanto concerne il riconoscimento delle unioni civili io ritengo che sia un atto dovuto con particolare riguardo alle coppie gay e lesbiche che, al momento, non possono “ottemperare” a quando previsto dall’art. 29 della nostra Costituzione; ciò premesso anche il registro delle Unioni Civile ha una valenza soprattutto simbolica e di stimolo ai nostri legislatori perché sanino questo vulnus non piú presente nella maggior parte dei paesi europei.