Italians

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ITALIANSIta 2009di Giovanni Veronesi –Squadra vincente non si cambia: Veronesi tenta di ripetere il successo dei suoi Manuale d’amore assoldando nuovamente i celebratissimi Verdone e Scamarcio (assieme alla stella Castellitto) ma stavolta toppa clamorosamente. Lo scopo: mostrare in due episodi quanto squallidamente e nobilmente possano comportarsi gli italiani all’estero.Fortunato (Sergio Castellitto) è un camionista che da anni trasporta illegalmente Ferrari negli Emirati Arabi per le corse clandestine. Nel suo ultimo viaggio prima del tanto agognato pensionamento porta con sé il giovane Marcello (Riccardo Scamarcio), destinato a prendere il suo posto. Tra avventure tragicomiche i due, ormai amici, si ritrovano in galera e poi coinvolti in una gara di velocità; finale con improbabile colpo di scena.
Il dottor Giulio Cesare Carminati (Carlo Verdone), celeberrimo odontoiatra depresso da una vita sentimentale inesistente, si reca in quel di San Pietroburgo per un congresso. Qui viene indirizzato da un collega a Vito Calzone (Dario Bandiera) magnaccia sbruffone che lo introduce a famigerati festini dove trovare “nipotine” disponibili a fargli compagnia. In un crescendo di equivoci Carminati finisce addirittura nel mirino della mafia russa ed è costretto a cercare aiuto presso la sua interprete, l’acida Vera (Xenia Rappoport).
Il messaggio sostanzialmente è questo: l’italiano all’estero potrà essere caciarone, manesco, irrispettoso, cialtrone, approfittatore ma rivelerà in fondo di avere un cuore generoso; purtroppo siamo a ragionare per stereotipi (non simpatiche macchiette: stereotipi). Veronesi non ha una regia particolarmente originale e, penalizzato da un’imbarazzante sceneggiatura che riesce a malapena a strappare due risate, si affida completamente alla verve dei due protagonisti. Questi rispondono prendendosi il film sulle spalle: Castellitto è sempre bravo ( purtroppo sacrificato) mentre Verdone ripropone il suo carattere in crisi di mezza età (comunque divertente). Due protagonisti e non tre poiché Scamarcio è tanto bello quanto inutile; il resto del cast è composto da macchiette imbarazzanti, compresa una deludente Rappoport (una citazione a parte merita il brioso, esilarante Bandiera: è sintomatico in questa pellicola di come al personaggio più simpatico viene fatta fare una brutta fine). La cosa che irrita di più è la redenzione che si intravede negli animi di questi “italianucoli”: il trafficante che si intenerisce alle telefonate della figlia (e la sera stessa va a prostitute), il giovanotto taciturno e poco sensibile che cerca di aiutare la ragazza araba reclusa, il magnaccia che un momento prima accusa di un “crimine” il cliente innocente per poi sacrificarsi al posto suo; il culmine di questo aspetto redentore arriva nel finale, dotato di una certa tenerezza un po’ retorica. Gli aspetti tecnici sono lasciati a discreti mestieranti e spicca solo la colonna sonora, con la splendida “Meraviglioso” di Modugno, ripresa dai Negramaro.

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