Mamma mia!

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In una sperduta isoletta greca la ventenne Sophie (Amanda Seyfried) si prepara alle nozze con l’amatissimo fidanzato; per l’occasione il suo desiderio più grande è di venire accompagnata all’altare dal padre che non ha mai conosciuto. Trovato per caso il vecchio diario della madre Donna (Meryl Streep) che la ha cresciuta da sola gestendo un piccolo scalcinato hotel sull’isola, Sophie scopre di avere non uno, ma ben tre potenziali padri: l’americano Sam (Pierce Brosnan), l’inglese Harry (Colin Firth) e lo svedese Bill (Stellan Skarsgard); a insaputa della madre li invita al matrimonio. In un crescendo di equivoci faticherà a trovare il suo vero genitore mentre Donna, scoperta la presenza dei tre uomini sull’isola, tenterà comicamente di rimettere a posto i tasselli del passato.
Il film è la trasposizione cinematografica del musical di Broadway che tesse la trama usando come filo conduttore le canzoni del celebre gruppo anni ’70 Abba. Musicalmente gli interpreti del film si sono impegnati con ottimi risultati: l’esecuzione vocale e l’interpretazione sono lodabili, in particolare la Streep, sempre intensa, e la giovane Seyfried; le canzoni hanno inoltre il pregio di essere molto orecchiabili, della giusta durata e di intervallarsi discretamente nel corso della storia (il che in un film aspirante al musical è la cosa più difficile da realizzarsi). Se qualcosa può sembrare più approssimativo (i balletti, una sceneggiatura poco limata) o troppo scenografico (i panorami greci, la regia piuttosto anonima) o addirittura trash (un tripudiare di spandex e lustrini) bisogna ricondurlo nelle intenzioni della pellicola, cioè voler essere essenzialmente un film di svago. In tal senso è perfettamente riuscita: aleggia una piacevole sensazione di leggerezza, di dolce nostalgia per un mondo un po’ hippie, un po’ ellenico, genuino e familiare. I sentimenti positivi ben si riflettono nei colori vivaci che costellano ogni scena, nelle tonalità calde e brillanti della Grecia Mediterranea, nelle nostalgiche rivisitazioni degli anni ’70.

In questo film gli uomini rimangono in secondo piano: il nucleo familiare, i legami di amicizia, la complicità che si mostrano sono essenzialmente femminili; in prima battuta il rapporto madre – figlia che pur avendo trascorso una vita insieme, senza interferenze esterne, non hanno completa conoscenza né reciproca né delle proprie priorità: la giovane Sophie rischia di arenarsi ad una vita modesta senza essere mai uscita fuori dal guscio, abbandonando le sue qualità artistiche; Donna cerca ostinatamente di vivere alla giornata come da ragazza e si trova inaspettatamente a dover fare il bilancio della propria esistenza. Non è un rapporto simbiotico (ci sono le tipiche incrinature tra genitori e figli) ma piuttosto di rispecchiamento: due anime giovani, nonostante tutto ancora inesperte, legate da un amore tenero (sottolineato con discrezione dalla somiglianza fisica). Tenerezza che si riflette nel delizioso finale che si ricollega altrettanto deliziosamente alla scena iniziale.

MAMMA MIA!

USA, GB, Germania 2008

di Phyllida Lloyd

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