DUE GRANDI DELLA POESIA E DELLA MUSICA

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Una proposta dello scrittore Gualtiero Pia
Le celebrazioni dedicate al centocinquantesimo anniversario della nascita del grande musicista lucchese Giacomo Puccini, autore di immortali opere applaudite nel mondo, mi hanno richiamato alla mente i rapporti intercorsi fra il Maestro e il Poeta romagnolo Giovanni Pascoli, per anni figlio adottivo della terra barghigiana che cantò e amò come sua seconda patria e dove volle restare anche dopo la sua scomparsa terrena, nella cappella sul Colle di Caprona, a Castelvecchio.
I due personaggi si conobbero e s’incontrarono, stimandosi a vicenda,Puccini si recò due volte sul Colle di Caprona in visita al Pascoli ed ebbero sempre incontri cordiali.

Dallaltana il musicista ammirò il paesaggio di Barga e ascoltò il suono delle ore scandite dall’orologio del Duomo, ispiratore al poeta della sublime lirica “L’ora di Barga”.
Due personaggi esteriormente diversi, elegante e disinvolto Giacomo, sciatto e agreste Giovanni, avevano però in comune una vena di malinconica sensibilità e di timidezza che li univa in un identico ritmo.
Puccini, dopo la morte del Pascoli, ripeteva spesso: Io sono un orso. Sono tanto orso che per la mia orsaggine non ho osato coltivare la conoscenza di Giovanni Pascoli. E me ne dolgo, perché sento, ora più di un tempo, che il Pascoli, orso almeno quanto me, avrei potuto trovare un amico!
In occasione delle attuali celebrazioni ho ritenuto opportuno proporre all’Amministrazione Comunale di Barga la collocazione di un cippo marmoreo nella piazza antistante il Teatro dei Differenti recante la seguente epigrafe dedicata ai due grandi personaggi che con le loro opere onorarono anche la nostra terra.

IN QUESTO STORICO TEATRO

IL 6 OTTOBRE 1912

FU SOLENNEMENTE COMMEMORATO IL POETA ROMAGNOLO


GIOVANNI PASCOLI

(1855-1912)


FIGLIO ADOTTIVO DELLA TERRA BARGHIGIANA

STIMATO DAL MUSICISTA LUCCHESE


GIACOMO PUCCIN

(1858-1924)


PRESENTE ALLA CERIMONIA

DURANTE LA TRASLAZIONE DA BARGA AL COLLE DI CAPRONA

DIETRO AL FERETRO DEL POETA IL MAESTRO VERSÒ LACRIME SINCERE

LE OPERE SUBLIMI DEI DUE GRANDI ARTISTI

SONO PATRIMONIO IMMORTALE DELL’UMANITÀ

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Commenti

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  1. luti giuseppe


    cippo pascoli puccini
    abbiamo eliminato la bruttura degli archi annessial teatro, ora si pensa a metterci un cippo per il pascoli e il puccini. se per cippo si intende una lapideappiccicata alla facciata del teatro o anche appiccicata a palazzo stefani,a mio parere può ancheandar bene, ma un qualcosa che ingombra la già modesta piazza, ci penserei bene e forse non nè farei di nulla. Già quella piazza non è affatto curata,si presente senza alcuna personalità, e sopratuttonon curata frequentemente nella sua manutenzione,cosa che invece avviene anche troppo al giardino..ero assai più giovane, il sig. gualtiero pia, era andato in pensione da poco e ritornò a vivere a barga. in quegli anni, mi risulta su sua proposta, futagliato un bellissimo PINO ARGENTATO sito nel”campo degli avelli”, sembra perchè impedivala vista del panorama sull’appennino.questo almeno ciò dicono le vpci di quell’epoca:morale della favola, prendiamo atto delle propostedi qualsiasi cittadino, ma andiamoci con i piedi dipiombo ad accoglierle tout-cort, rischiamo di evre in meno un albero belllissimo e centenario, e di avere un obrobrio in una piazza di barga che veramente non nè ha proprio bisogno.


  2. Rif: cippo pascoli puccini. PRECISAZIONI
    PRECISAZIONISul sito Internet de “Il giornale di Barga” del numero di Maggio 2008, a seguito dell’articolo “DUE GRANDI DELIA POESIA E DELLA MUSICA” seguito da{testo di un’epigrafe da collocare incisa su targa;nella piazza antistante lo storico Teatro dei Differenti di Barga e dedicata a Giovanni Pascoli e Giacomo Puccini, scritti firmati dal sottoscritto, ritengo doveroso richiamare l’attenzione del lettore circa il commento a quanto sopra stilato dal signor Luti Giuseppe,il quale ha ovviamente tutto il diritto di esprimere la sua personale negativa opinione su tale proposta, ispirata unicamente alla riconoscenza per i due grandi personaggi che con le loro opere immortali onorarono anche la nostra terra.Come in tutte le cose è questione di vedute, di sensibilità, di cultura. I latini dicevano:”Quisque faber fortunae suae”. Del tutto inaccettabile invece quanto affermato in merito al taglio del “pino argentato”, così da lui chiamato, mentre lo sentì sempre definire “abete argentato”. Comunque, pino o abete, secondo lui il taglio sarebbe avvenuto su mia proposta onde liberare il prato degli Avelli dell’albero ostacolante la veduta dell’Appennino. Albero centenario, a suo dire, mentre fu sicuramente messo a dimora dopo i lavori di ricostruzione del Duomo,fra il 1940 e il 1950,in seguito al riempimento del terreno sottostante.Trasecolo a tale affermazione, del tutto destituita di fondamento. Quell’abete argentato era un albero bellissimo e le autorità competenti che lo fecero abbattere avranno sicuramente avuto le loro buone ragioni,come avvenne per l’abbattimento di alcuni cipressi e sul prato degli Avelli e su quello dell’Aringo. E,di recente, per l’abbattimento dell’ultracentenario Cedro del Bastione.Dopo il mio rientro a Barga dopo oltre vent’anni di assenza frequentai quasi quotidianamente il Duomo come organista e come appassionato cultore della sua bellezza e dell’ambiente che lo circonda, così come fu sempre dalla mia infanzia. E con queste precisazioni ritengo chiuso l’argomento per quanto mi riguarda.Ringrazio il “Giornale di Barga” per la cortese ospitalità.Gualtiero Pia

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