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- di Emilio Bertoncini

Quel borgo felice a metà

E’ un giorno d’agosto quando salgo sul treno con la famiglia con destinazione Equi Terme. Inseguo ricordi: un presepe vivente, gli odori del borgo antico, la visita alle grotte. Da Lucca ci vogliono circa un’ora e mezza su un treno che offre un po’ tutte le stagioni: c’è il vagone del caldo africano, quello del mite centro Europa e quello polare. C’è anche quello in cui le gallerie sono buio profondo, dato che la luce non si accende. Un po’ di spavento alla prima, poi si scherza sul fatto che a fine galleria, al ritorno della luce, qualcuno potrebbe esser scomparso, come nei migliori gialli. Scendiamo alla Stazione e il morso della fame (già, siamo partiti tardi e arriviamo verso le 13.20) ci fa precipitare verso il primo posto in cui si serve del cibo. Distacchi di intonaco e ampie crepe su alcune abitazioni ci ricordano che siamo dalle parti dell’epicentro del sisma dello scorso 21 giugno e dello sciame…