Se comprendere è impossibile conoscere è necessario: pellegrinaggio ad Auschwitz con i ragazzi del dopo cresima

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Estate 2023, in una delle tante chiacchierate con i ragazzi e ragazze del dopo cresima, viene fuori il discorso olocausto, campi di concentramento, sterminio e quel nome: Auschwitz. Se ne parla, domandano… allora, senza pensare troppo ho commentato: “mi piacerebbe portarvi a vedere l’orrore di Auschwitz per renderci conto di quello che è stato”; già più volte gli avevo citato le parole di Liliana Segre che dice continuamente: “che ne sarà della memoria dopo che l’ultimo sopravvissuto sarà morto? – la senatrice però prontamente risponde: – sarete voi ragazzi e ragazze a portare avanti la memoria”. Subito dopo questo mio commento loro, i miei ragazzi, mi dicono: “Dongio, ci porti ad Auschwitz?”. Una bella responsabilità, ho pensato. Dopo qualche settimana in cui insistevano, “dai Dongio, dai Dongio” gli ho detto: parlatene a casa e al primo incontro dopo cresima ditemi quello che hanno detto i genitori. Nemmeno uno dei loro genitori si è opposto: andate, vi farà bene. E così abbiamo organizzato questo… come chiamarlo? Viaggio? Gita? No… ho sempre in mente Liliana: ad Auschwitz si fa un pellegrinaggio, non una gita. Ci siamo preparati bene a questa esperienza, abbiamo visto documentari, 2 lezioni di storia e filosofia dell’ISI Barga e una testimonianza diretta di una signora delle nostre zone il cui padre morì in un campo di concentramento.

Così siamo partiti alle 21 del giorno di Pasqua e dopo 18 ore di viaggio arriviamo a Cracovia. Città bellissima, non distrutta interamente dalla guerra, storica, culturale. Martedì mattina, dopo colazione, il pullman ci ha portato a Oświęcim, nome polacco della città rinominata Auschwitz dalla furia nazista. Raccontare tutto quello che abbiamo visto, gli orrori, è impossibile in un articolo… posso dire che siamo stati fortunati ad avere una guida polacca, che parlava un perfetto italiano. Una guida polacca ha significato sentire una discendente di chi ha visto l’orrore nazista: non esiste storia familiare polacca che non abbia perso un parente o un amico nel campo di sterminio perché Auschwitz ha significato anche lo sterminio dei polacchi. Più volte, facendoci vedere le fotografie esposte ripeteva: “questo è quello che ci hanno fatto”. Abbiamo girato per i Block rimasti in piedi, adibiti a memoriale: valanghe di occhiali, vestiti, capelli, tazze e pentole delle vittime illuse di andare in un campo di lavoro, quel lavoro che gli avrebbe… resi liberi… sappiamo che non è stato così.  Abbiamo visto le carceri peggiori, i luoghi di tortura, la cella di San Massimiliano Kolbe… fotografie, filo spinato, i terribili forni crematori e una camera a gas. Nella camera a gas i ragazzi sono rimasti colpiti da un gruppo di ebrei che pregavano. “dongio mi ha fatto effetto vederli piangere”; in realtà quello che hanno scambiato per pianto erano lunghe preghiere, cantilenate alla maniera ebraica,  di gente che ha perso sicuramente tanti familiari in quel luogo di morte; anche in quell’orrore è possibile pregare.

Dopo la visita ad Auschwitz ci siamo spostati con i mezzi nel campo di sterminio di Birkenau. Dal mio punto di vista ancora peggiore. I binari, le baracche e in fondo le camere a gas, distrutte dai nazisti nel tentativo di non lasciare tracce. Ed è li che ho percepito la tragedia più tragica e indescrivibile: tutto era studiato, organizzato: la fabbrica della morte. La guida con voce tranquilla ma ferma e a tratti commossa ci ha raccontato della sorte più orrenda che poteva toccare a un internato: i Sonderkommando, coloro che erano costretti a bruciare i corpi delle vittime della camera a gas nei forni crematori, coloro che vedevano con i loro occhi l’immane… non so come descriverla, non c’è parola se non inferno, macchina, catena di smontaggio creata dai nazisti. L’atteggiamento dei nostri giovani, anche dei più normalmente agitati, è stato esemplare: silenzio, lacrime, occhi sgranati… domande alla guida. Mi ha fatto piacere vedere che hanno acquistato qualche libro, in particolare quello di Miklòs Nyiszli: sono stato l’assistente del dottor Mengele… io l’ho letto nel viaggio di ritorno… non sono riuscito a chiudere occhio…

Sicuramente i nostri ragazzi, del nostro comune, parrocchie mai si dimenticheranno questa esperienza… a loro voglio dire, come ho detto: siate voi i testimoni di questa immane tragedia. Raccontate, rimproverate chi fa battute di qualsiasi genere. Grazie ragazzi e grazie ai genitori che si sono fidati ad affidarmeli per questi 4 intensi giorni.

Don Giovanni Cartoni

 

Commenti

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  1. Ha fatto bene Don Giovanni a portare questi ragazzi ad Auschwitz per far si che la storia non si dimentichi e che si ricordi che il popolo ebraico ha sofferto e continua a soffrire. I ragazzi e soprattutto gli adulti non devono dimenticare che l’antisemitismo contro gli ebrei e’ ancora molto attuale e la guerra lo sta dimostrando. Quello che Hamas ha compiuto a ottobre contro Israele è totalmente da condannare, invece sembra che la sinistra abbia dimenticato l’olocausto e condanni Israele. E’ importante che i giovani imparino la storia. Ancora bravo Don Giovanni.

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