Passeggiando tra aspetti pubblici di Barga: arte e memorie collettive. (terza parte)

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Con il primo e secondo articolo si era qui (vedi immagine storica) sul Duomo e abbiamo parlato di diverse cose, del meccanismo che faceva funzionare l’orologio pubblico, conservato al Museo che è a Palazzo Pretorio, messo in opera sul campanile del Duomo l’anno 1802 e poi tolto nel 1930. Delle antiche misure di lunghezza e capacità che sono esposte sul muro della Loggia dei Podestà e altri accenni circa il Duomo di cui riparleremo quando saremo alla fine di questa passeggiata che affronteremo con l’idea di rivisitare le cose meno trattate e note e che storicamente ci vengono incontro ma anche di arte.

Ora, dunque, scendiamo per la scalaccia e avviamoci molto lentamente verso Porta Macchiaia, senza però trascurare ciò che si presenta all’occhio e ovviamente ecco li sotto la chiesa del SS. Crocifisso. Dove essa sorge è un luogo molto particolare, infatti, è il pensato primo ampliamento di Barga che fu difeso anche da mura e allora va detto che potremmo essere dentro la seconda cerchia muraria. La terza sarà quella che ancora oggi si può vedere e in parte intuire, mentre della seconda di cui si parla sopra, se ne può solamente intuire la conformazione andando dietro a quelle costruzioni che capiamo essere state fatte e poste su degli appariscenti scoscendimenti del terreno, importanti sbalzi che facilitavano la difesa del Castello e che inducono a questa supposizione.

Questi sbalzi partivano dall’antica Porta Mancianella o Reale, con il secondo nome era già appellata nei più antichi libri comunali e allora fate attenzione, perché ora invito tutti a correggere l’idea che quella Porta prese il nome di Reale per il passaggio da lì sotto del Granduca di Toscana nel 1786 (vedi immagine a fianco dell’anno 1470 in cui si cita Porta Reale l’anno 1470). Tornando al nocciolo del possibile tragitto delle mura, dalla Reale si arrivava alla Porta di Borgo ma messa chissà dove fosse, quindi arrivando a Porta Macchiaia o Latria che taluno vorrebbe arretrata rispetto all’attuale, ma qui chiudiamo il discorso. (13)

Aver detto che la chiesa del SS. Crocifisso si trova in un luogo antico ci introduce ovviamente a considerare che essa stessa sia assai antica, però nessuno può dire a quando risalga, non pensiamo alla posa della prima pietra, ma almeno un secolo. Chi dice il secolo XII, chi il XIII ma niente di concreto per ora ci viene incontro e neppure l’attuale edificio lascia trasparire antiche opere murarie, pietre o quant’altro, tutto è nel si dice.

Certo è che probabilmente nacque in un tempo indecifrabile come piccolo oratorio che parrebbe solo con il secolo XVI tenuto di conto nelle visite pastorali che il Vescovo di Lucca faceva alla pievania di Barga una volta di Loppia. Parrebbe che per la prima volta fosse stato visitato dal Vescovo Guidiccioni l’anno 1559 e che allora avesse solo due altari: quello del Crocifisso e altro dell’Assunzione della Beata Vergine, con un corredo liturgico per entrambi fatto di un calice e di un paramento completo da messe.

In questa chiesa, che fu classificata nel Novecento come la vice parrocchiale dopo il Duomo, ci fu una secolare e propria disfida circa la proprietà tra la numerosa Compagnia dei Battuti della Croce e i frati Osservanti del Convento di San Francesco, nata nel secolo XVI perché la Compagnia e sempre più, tendeva a estromettere dalla chiesa, allora oratorio, l’ingerenza degli stessi frati.

Perché i frati si sentivano padroni dell’oratorio del SS. Crocifisso? Perché accadde che sul finire degli anni ’60 del Quattrocento, colpita Barga dalla peste, i frati Osservanti, allora allocati al convento posto in fondo al Pian Grande, odierno San Bernardino, chiamati dalla loro missione ma anche dalla popolazione, eccoli che si trasferirono tutti in Barga. Presero alloggio su indicazione del Consiglio della Terra e Podestà, presso la casa di proprietà della Comunità, detta della Compagnia, che era nei pressi o annessa all’oratorio del SS. Crocifisso, forse abbandonato dai fuggiaschi della Compagnia timorosi dei contagi, cosicché i frati lo accettarono nel nome di San Francesco. La questione si protrasse per secoli, con i frati che seppur in cause perdenti mai si rassegnassero a non poter avere l’oratorio come proprio e che forse, proprio per la peste incombente in quegli anni del Quattrocento, mettendoci certamente il proprio impegno nel renderlo, dal punto di vista della fede, maggiormente efficiente, come sicuro rifugio spirituale e chissà se anche materiale, per tutti. La disfida tra la Compagnia e i francescani detti “Zoccolanti” durò lungo tempo con, in mezzo, l’idea attuata dalla Compagnia della Croce di aggregare la chiesa e la stessa Compagnia, onde sottrarla alla disfida, a quella della Misericordia di San Marcello in Roma, che avvenne tra la fine del secolo XVI e gli inizi del XVII.

Questo voler aggregare la chiesa ed essi stessi all’importantissima confraternita romana, che poi decise anche la nascita o rinascita a Barga di una Misericordia che affiancò quella ufficiale degli Agostiniani, non impressionò i frati, che forti di un diritto acquisito quando Barga ebbe estremo bisogno di loro, così come lo stesso oratorio del SS. Crocifisso ebbe bisogno di cure materiali e spirituali, quei francescani non demordevano mai dal volerlo veder tornare sotto la loro direzione. Questo fortissimo attrito durò “ahimè!” sino a quando Napoleone, però non per questi motivi ma per ben altri e di altro spessore, non soppresse il convento di San Francesco, circa il 1809-10 e automaticamente, la querelle così si risolse. (14)

Come si è capito nel Quattrocento lì c’era un oratorio del SS. Crocifisso, che possiamo vedere nel cerchietto bianco che è nell’immagine dell’anno 1539 che apre l’articolo. Qui si è detto che agiva una Compagnia detta dei Battuti della Croce e dato che Barga era allora nella diocesi di Lucca dove c’era un gran culto del Volto Santo, non è difficile capire, così come conosciamo, che quel simbolo cristiano avesse avuto anche tra i barghigiani una sua larga diffusione. Tra l’altro a Barga c’era anche lo Spedale di Santa Croce, che si trovava sulle mura, sulla linea di Porta Reale in direzione Giardino.

Durante questa nostro passaggio per procedere poi, lentamente e con l’occhio attento, verso Porta Macchiaia, scendiamo solo un poco le scale per osservare la facciata della chiesa, dove in due nicchie sono due statuette di buona fattura: una raffigurante Maddalena di Magdala, molto legata al Cristo che dacché lo misero in croce lo piange con calde lacrime che ancora e per sempre, come la vediamo qui in immagine, le solcherà la guancia. Questa statuetta è sulla sinistra guardando la chiesa, mentre sulla destra ecco San Giovanni Evangelista che guarda al cielo cercando di avere da Dio la giusta ispirazione per scrivere, sul libro che tiene aperto in mano, il suo Vangelo. Tra l’altro, Giovanni l’Evangelista, fu l’unico apostolo a essere presente sotto il crocefisso, quindi molto indicativa la sua presenza all’ingresso della chiesa che ricorda l’ultimo e drammatico passaggio della vita di Cristo.

 

Qualcuno scrive, forse sulla scorta del ricordo di un primo altare nell’oratorio del SS. Crocifisso dedicato all’Annunziata, che quell’immagine sia la Madonna, anche seppur sia lì senza l’angelo, ma non è credibile che lei piangesse all’annuncio che avrà un figlio divino, seppur ciò le rendesse lo sguardo sbigottito e spaurito.

Circa la Compagnia dei Battuti della Croce esistente presso l’oratorio se ne parla anche nel memoriale di Jacopo Manni pievano di Barga, che va dal 1487 al 1530, esattamente nel ricordo che si fa sotto l’anno 1499 in cui si dice che l’eredità lasciata da certo Pelliccia da Barga è divisa in tre parti e una spetta alla Compagnia della Croce. Forse, è obbligo usare la formula del dubbio, questa è la prima citazione a noi conosciuta circa la presenza di una Compagnia al SS. Crocifisso. (15)

Ci sarebbe da dire altre cento e cento cose ma comunque tiriamo innanzi, non senza, però, di aver prima detto del cattivo stato in cui si trova la piazzetta che è di fronte alla chiesa, che speriamo presto si possa risolvere, ma anche la stessa chiesa ormai piange quel passato in cui c’era, e molto presente, una compagnia che, favorita dai tempi, pensava alla stessa chiesa in maniera veramente forte, abbellendola con altari, quadri e lavori d’intaglio nel legno, come per esempio il bell’altare centrale del Santini: 25 aprile 1646 ditto lavoro ha fatto Francesco Santini di Cerreto Lucca. Oppure il coro divisorio, opera d’intaglio di legno di noce e buona fattura che ha un bell’impatto visivo.

Questi interventi, attuati man mano nel tempo, furono veramente pregevoli e straordinari, portando la chiesa a essere attrezzata e fondamentale per i culti della parrocchia di San Cristoforo. Infatti, qui si svolgevano i riti della passione pasquale, la festa della Santa Croce e altri momenti, come quello dedicato a Santa Rita da Cascia per venire a San Vincenzo, al cui altare, in certo periodo, si celebrava la Messa per i carcerati come all’altro di Sant’Andrea d’Avellino. I carcerati, sotto scorta dei secondini, erano qui condotti dalle celle del Palazzo Pretorio e assistevano alla Messa in esclusiva per loro ma a porte ben chiuse. Nella chiesa fu posto in opera ancora un organo, oggi fuori uso, posto sul piano dell’orchestra che è ancora sopra l’ingresso, lavorata d’intaglio e di pittura, poi gli altari che a un certo momento erano sette, con culti diversi susseguitisi nei secoli, come quello di Sant’Antonio e Ansano, di cui resta il quadro e altri come di San Saverio.

La Compagnia era tanto, anzi meglio dire troppo presente circa gli interessi del sacro edificio che, su invito granducale rivolto alla stessa Compagnia come al Comune di Barga, era l’anno 1817, tempo del tifo petecchiale che fece numerose vittime in Barga, aveva ridato nuova vitalità alla sua Compagnia di Misericordia, già sottostante e soffocata da quella della chiesa che si denominava Compagnia dei Bianchi. La Misericordia era separata dalla Compagnia dei Bianchi, però, dirette entrambe da un solito governatore. In pratica, dopo quel lavoro di straordinario soccorso effettuato dalla Misericordia in quei 1817 e che impressionò anche il Granduca di Toscana, questi gli chiese cosa avessero voluto in cambio, ma sentendosi dire che avrebbero avuto caro vedersi applicato l’intero sgravio fiscale circa le donazioni, lo stesso Granduca non accettò, però, gli concesse il titolo di Arciconfraternita con i soliti distintivi di quella di Firenze, la prima sorta in Italia, oltre alla facoltà di seppellire i propri morti negli Avelli vicino al Duomo.

 

Tale commistione d’interessi tra Misericordia e Compagnia dei Bianchi sempre più presa dai bisogni propri della chiesa, alla prima distogliendo forze economiche, rimase sino all’anno 1835. In quell’anno ci fu la forte presa di posizione del Vicario Regio di Barga, certamente sospinto dagli Uffici di Firenze che volevano avere in Barga un’efficiente Misericordia e fu che si decise, in accordo con il Comune, di sciogliere il legame tra Compagnia dei Bianchi e l’Arciconfraternita di Misericordia. Nei fatti ci fu lo spostando della Misericordia, membri e cose a lei appartenenti, presso la chiesa di San Felice Cappuccino, concessa all’uso per l’importante occasione dalla famiglia dei Verzani che abitava nel palazzo a fianco, poi distrutto dal terremoto 1920. (16)

Dell’Arciconfraternita di Misericordia e della chiesa di San Felice ne parliamo con il prossimo articolo.

 

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13) Per il discorso seconda cinta muraria di Barga vedi: Pier Giuliano Cecchi –Alla scoperta di un mistero di Barga. Su questo sito: https://www.giornaledibarga.it/2014/06/alla-scoperta-di-un-mistero-di-barga-239094/
14) Per maggiori informazioni vedi: Barga Medicea; a cura di Carla Sodini, Olschky, Firenze, 1983. Pagg. 166-168: Vita civile e religiosa a Barga nei secoli XVI e XVII, Roberta Martinelli e Stefania Conte,
15) Il memoriale di Jacopo Manni, a cura di Don Lorenzo Angelini – Barga – Gasperetti – 1971.
16) Su quest’argomento vedi: L’Arciconfraternita di Misericordia di Barga compie 200 anni (1817 – 2017). Di Pier Giuliano Cecchi e Sara Moscardini – Gasperetti – Fornaci di Barga – 2017.

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