Castagne: raccolto in ripresa (-15%) ma insufficiente per autonomia; buona qualità per prodotto fresco a farina di neccio Dop  E’ allarme: metà castagneti sono in abbandono.

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VALLE DEL SERCHIO – Raccolto in ripresa nonostante i contrattempi climatici e buona qualità per la castagna garfagnina. Altissime le aspettative per la qualità della prossima farina di neccio della Garfagnana DOP che caratterizzano la filiera della ristorazione e della panificazione. La stagione 2021 non sarà delle più generose dal punto di vista quantitativo con una produzione stimata in lieve calo (-15%) e con differenze anche notevoli tra alta quota e bassa quota ma sarà comunque positiva.

A dirlo è Coldiretti Lucca sulla base dell’analisi dell’associazione nazionale “Città del Castagno”. “Il prodotto fresco e così anche trasformato non mancherà sulle tavole. E’ stata una stagione anomala, come lo è stata per altri prodotti agricoli importanti come le olive la cui produzione è quasi dimezzata ma per la castagna sarà abbondante a livello generale. – analizza Andrea Elmi, Presidente Coldiretti Lucca – La castanicoltura in Garfagnana continua a rappresentare una fonte di sostentamento per imprese agricole e molte famiglie ma che ha bisogno, e per questo mi unisco all’appello dell’associazione nazionale Città del Castagno, di favorire ed accompagnare un ricambio generazionale che oggi sta faticando a concretizzarsi. I castagneti da frutto hanno bisogno di cure ed attenzioni tutto l’anno. La filiera della castagna è una filiera che può garantire reddito, occupazione, impegno ed interessanti prospettive per il trasformato collegato al campo della ristorazione che è in grande crescita così come quello turistico autunnale”. Anche per la castanicoltura la presenza fuori controllo dei cinghiali è diventata insostenibile: “l’agricoltura ha sempre alimentato gli animali selvatici. E’ nell’ordine della natura. Ma oggi ci troviamo di fronte ad una situazione senza precedenti. I cinghiali mangiano le castagne appena sono cadute a terra lasciando alle briciole per l’attività castanicola”.

A fornire una puntuale lettura della stagione è l’associazione Città del Castagno:

“Nonostante una importante fioritura primaverile, il prolungarsi della siccità e le alte temperature accompagnate da leggere brezze di tramontana hanno ritardato la crescita dei ricci. In alcune zone, a bassa quota, sono anche seccati. – spiega il Presidente, Ivo Poli – Meglio è andata per i castagneti che si trovano a quote superiori, grazie a temperature più basse ed umidità notturna. Con le piovosità importanti arrivate a settembre inoltrato, il castagno si è ripreso velocemente portando in venti giorni ad una maturazione ritardata e ad una produzione abbondante di castagne di buona pezzatura e sane”.

Nel suo complesso il comparto ha una rilevanza economica notevole in Toscana: su di una superficie di 33.000 ettari, di cui 16.000 ettari coltivati con castagni da frutto, si ottengono quasi 200mila quintali di castagne per una produzione media annua di oltre 90 milioni di euro. Secondo Coldiretti la metà degli castagneti da frutto presenti oggi è in stato di abbandono. Un fatto che contribuisce alla dipendenza da altri paesi. “Il rischio però – analizza ancora Elmi – è quello di trovarsi nel piatto castagne straniere provenienti soprattutto da Portogallo, Turchia, Spagna e dalla Grecia che vengono spesso spacciate per italiane, con forti ripercussioni sui prezzi corrisposti ai nostri produttori. Per limitare la dipendenza dall’estero c’è bisogno di recuperare i castagneti oggi abbandonati nella nostra bella Garfagnana che può rappresentare una nuova vecchia economia da riscoprire e valorizzare”.

Da qui la richiesta di assicurare più controlli sull’origine delle castagne messe in vendita in Italia. Ancora peggiore è la situazione dei trasformati, per i quali non vi è l’obbligo di etichettatura di origine e per le farine di castagne che, non avendo un codice doganale specifico, non è neppure dato a sapersi quante ne vengano importate. Se non si vuole comunque correre il rischio di acquistare spesso a caro prezzo caldarroste straniere in vendita nel centro delle città, Coldiretti invita i consumatori a prestare attenzione alla qualità e suggerisce di ricorrere a un più genuino fai da te casalingo per garantirsi un prodotto fresco, sicuro e a costi accessibili. Meglio allora frequentare i mercati degli agricoltori di Campagna Amica dove è possibile fare buoni acquisti di alta qualità oppure rivolgersi alle imprese agricole e riscoprire il gusto di partecipare nei boschi alla raccolta delle castagne.

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