BargaJazz 2020: nel segno di Jack Rizzardi

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11 agosto, sala consiliare di Palazzo Pancrazi: la sindaca Caterina Campani e il direttore artistico di BargaJazz Alessandro Rizzardi presentano alla stampa l’edizione 2020 del festival. Edizione particolare, data la situazione che stiamo vivendo da mesi per ragioni sanitarie, allestita a tempo di record e con qualche limitazione, ma comunque di tutto rispetto sul piano artistico. E di questo la sindaca ha ringraziato l’organizzazione, dopo essersi concessa una breve parentesi per ricordare Giancarlo Rizzardi (al quale è dedicato il BargaJazz 2020), anima del festival e presenza di spicco della vita culturale barghigiana, maestro di musica per generazioni di ragazzi e apprezzato da tutti per le spiccate qualità umane, oltre che artistiche.

Alessandro Rizzardi ha contraccambiato i ringraziamenti, sottolineando che BargaJazz appartiene al Comune di Barga fin dalla sua nascita, prima che l’organizzazione venisse affidata all’associazione Polyphonia per motivi di ordine logistico. Ma gli amici di BargaJazz non finiscono qui: dal Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo che ha deciso di destinare finanziamenti del Fondo Unico per lo Spettacolo al festival per un triennio, permettendo una pianificazione con un respiro abbastanza ampio, alla Regione Toscana e la Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca che non hanno mai fatto mancare il loro sostegno. Senza dimenticare I-Jazz: l’associazione che raccoglie alcuni fra i più importanti festival jazz della penisola e con la quale è già in programma una collaborazione per il progetto denominato Jazz Rails, sul tema delle connessioni fra jazz e rete ferroviaria. Ultimi ma non meno importanti, Rizzardi ha ringraziato tutti i volontari del Barga Jazz Club, “gemelli” della Polyphonia nell’allestimento del festival e custodi per tutto l’anno, anche quando non c’è il festival, della fiamma della passione per questo genere di musica.

Passando al programma di BargaJazz 2020, spicca l’assenza del concorso di composizione e arrangiamento, elemento caratterizzante del festival fin dalla sua nascita: per motivi di sicurezza, non sarà possibile far esibire l’orchestra su un palcoscenico piccolo come quello del Teatro dei Differenti. Confermato invece il BargaJazz Contest, il concorso dedicato ai gruppi emergenti che ha visto in passato esibirsi giovani promesse poi diventate affermate realtà del jazz italiano. L’appuntamento è per il 18 e 19 agosto presso il giardino di Villa Gherardi, luogo che ospiterà più o meno tutti i concerti di BargaJazz 2020. Se l’appuntamento con l’orchestra di BargaJazz è rimandato al prossimo anno (già confermata l’edizione dedicata a John Surman), uno dei leit motiv di questa stagione saranno i progetti solisti dei membri della big band: musicisti di tutto rispetto che a volte, nascosti nell’organico dell’ensemble, non godono delle luci del ribalta che meriterebbero. Si parte con All Around Trio di Andrea Tofanelli e il quintetto di Mario Raja il 21 agosto, poi il vibrafonista Luca Gusella e il “barghigiano” Rossano Emili il giorno seguente, per finire con il chitarrista Angelo Lazzeri e il pianista Stefano Onorati il 30 agosto, ultimo giorno del festival. Altri solisti affermati, ma comunque membri dell’orchestra nel presente o suo passato, si esibiranno nei giorni di BargaJazz: Pietro Tonolo il 20 agosto con il progetto Twelve Gates, Nico Gori in Modalità Trio il 25 agosto e Dimitri Grechi Espinoza con Oreb – The Spiritual Way nella suggestiva cornice del Duomo di Barga (e Rizzardi non ha mancato di ringraziare il proposto Don Stefano Serafini per la collaborazione) nell’ambito della giornata di BargaINJazz.

BargaINJazz (23 agosto) è l’altra manifestazione ad aver subito le maggiori modifiche dovute all’emergenza sanitaria: non essendo stato possibile riproporre l’abituale mosaico di gruppi nelle piazzette del centro storico, è stato deciso di ospitare nel giardino di Villa Gherardi tre diversi gruppi provenienti da Siena Jazz University. Non mancheranno comunque né la street band in giro per le vie di Barga vecchia (Westcoast Street Band), né l’abituale jam session con l’enojazz quintet (Andrea Guzzoletti – tromba; Alessandro Rizzardi – sax tenore; Simone Venturi – pianoforte; Leo Gnesi – contrabbasso; J.J. Carde – batteria). Così come non mancherà la conferenza di Francesco Martinelli, barghigiano di origini e musicologo responsabile del centro di documentazione Arrigo Polillo di Siena Jazz, quest’anno dedicata alla figura di Dexter Gordon: il gigante del sax tenore (sabato 22 agosto nella sala consiliare del Comune di Barga).

Ci sarà spazio anche per gli ospiti internazionali, come abitudine consolidata di BargaJazz: da Scott Hamilton, personaggio storico nell’ambito del jazz tradizionale che si esibirà il 27 agosto in compagnia di un trio composto dall’organista Alberto Marsico e dal batterista Alessandro Fabbri e il vibrafonista Alessandro Di Puccio, entrambi vecchie conoscenze dell’orchestra di BargaJazz, al duo Andy Sheppard (sax tenore)-Rita Marcotulli (pianoforte), oltre al progetto Melez, già presentato al festival di Berlino, con protagonisti la cantante di origine turca Cansu Tanrıkulu, il pianista Elias Stemeseder e il formidabile batterista Jim Black.

Per la prima volta, sarà possibile prenotare il biglietto per gli spettacoli tramite il servizio liveticket.it. Per maggiori informazioni sul programma, è possibile consultare il sito bargajazz.it.

In definitiva, Covid o non Covid, anche quest’anno BargaJazz si presenta ai nastri di partenza con una formazione di tutto rispetto, per la prima volta senza “Jack” Rizzardi e nel suo ricordo, al quale due figure di spicco del jazz italiano quali Bruno Tommaso e Francesco Martinelli hanno dedicato alcune sentite parole:

Tra gli artisti (ma non solo gli artisti) abbiamo i sognatori e quelli con i piedi per terra. Jack riusciva ad interpretare alternativamente i due ruoli. In effetti se non fosse stato un utopista sognatore, BargaJazz non sarebbe neanche nata, ma se non avesse avuto il dono della sintesi e della concretezza, sarebbe naufragata già nel corso della prima edizione. Non aveva nè la voglia nè il tempo di giocare all’ideologo intellettuale impegnato: non ne aveva in quanto… era già troppo impegnato. Le sue “dottrine” semplici e chiare si sono tradotte in robuste azioni di stimolo alla crescita dei musicisti; compositori arrangiatori o strumentisti che fossero. La divulgazione, la didattica, ma anche il gusto e la gioia di condividere la buona musica sono stati al centro dei suoi interessi, svicolando dalle vuote formulette. La mia vita sarebbe più povera (…non mi riferisco alle finanze…) Senza “Barga Jack”. Eppure ogni tanto riusciva anche ad assestare qualche colpo da filosofo. Una volta, resosi conto che che ero a corto di fogli da musica, mi donò una bella risma di fogli da partitura la cui particolarità era quella di essere già squadrati con 10 battute per facciata (5 col foglio piegato). Nella prassi jazzistica più ordinaria le frasi musica vanno, salvo eccezioni (…senza le quali il mondo sarebbe più noioso…) a gruppi di quattro. Orbene, avendo la giovanile supponenza di scrivere direttamente in “bella copia” sui fogli da partitura orchestrale, mi resi conto poco tempo dopo che senza alcun motivo le mie composizioni avevano assunto un’architettura musicale basata su gruppi di 5 0 10 battute. Insomma ero passato da un condizionamento all’altro, con buona pace degli ideali di indipendenza intellettuale. Messo al corrente della faccenda, il buon Jack, dopo un’inevitabile sonora risata, si limitò a regalarmi un album di piccoli fogli pentagrammati senza divisioni di battute: “Usalo per prendere appunti e dare una forma in piena libertà, quando avrai finito passa all’orchestrazione. Impiegherai qualche minuto di più, ma il risultato sarà più coerente con le tue idee, e ti sentirai libero da futili condizionamenti”. Così feci, e cosi continuo a fare da trent’anni a questa parte”.

Bruno Tommaso

 

Giancarlo era felice quando faceva musica. Il contesto, lo strumento, il pezzo erano alla fine poco rilevanti: per il piacere di suonare, e di far suonare, ha superato con determinazione ferrea tutti gli ostacol, ed erano molti, che si è trovato davanti a tutti i livell, a costo di pestare qualche callo. Ricordiamo di lui le battute taglienti, le reazioni burbere, i vasti interessi intellettuali, ma alla fine resta soprattutto il suo sorriso mentre suonava o dirigeva. Che fosse una big band di jazz o mandolini e fisarmoniche, contava il piacere di far musica insieme con profondità e passione, e poi di permettere ad altri di farla con meno ostacoli di quelli da lui incontrati nella professione.
Per questo è nato Barga Jazz, come sono nate tante altre iniziative di una mente fertile, piena di energia e altruista, sempre attenta alla creazione della comunità di musicisti e ascoltatori, all’insegnamento e alla formazione di strumentisti e arrangiatori.
Una grande lezione per tutti.

Francesco Martinelli

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Commenti

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  1. Ma la mascherina? Se il Barga jazz inizia così chissà come finirà.. Il festival attira troppe persone da tutta Italia e sarebbe bene annullarlo quest anno e fare una manifestazione in grande il prossimo anno sperando che il virus ci abbia lasciati.

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