Le epidemie nei secoli di Barga tra fede e speranze (prima parte)

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La peste nera del 1348

È più di un mese che siamo alle prese con il corona virus, questa sorta di peste moderna, una pandemia mondiale, che ci perseguita e che speriamo di sconfiggere. Anche qui a Barga stiamo seguendo le direttive tese a rendergli difficile la vita, cosicché il contagio si fermi nella speranza, appunto, di un suo annientamento.

Di questi eventi, genericamente detta peste, Barga nel lungo corso della sua storia ne ha visti molti, in certi momenti subendone le drammatiche conseguenze, altre rimanendone quasi salva. Con questi articoli, scorrendo i secoli di Barga, ne vedremo alcuni momenti cruciali; in pratica di pesti conclamate ne capitavano circa ogni vent’anni ma anche meno, e quando accadevano, erano momenti che gettavano la comunità nel più totale panico collettivo. Questo perché il nemico, così come oggi, era invisibile e quando si manifestava in un cittadino, con il soccorso della scienza quasi nullo, ogni tentata cura era più che insufficiente e il dramma sociale nella collettiva paura si faceva dei più terribili. Solo alzando gli occhi al cielo si poteva sperare nel soccorso divino così come accadde a Barga per la “peste nera” di metà del secolo XIV, quando si narra che con l’intercessione di San Cristofano, il territorio, si dice per metà, né fu immune.

Prima della celebre “peste nera”, come l’odierna dal carattere pandemico, chissà quanti altri tipi di peste sopraggiunsero nel nostro territorio. Questa di cui si parla, era nata nel nord della Cina, si dice in Mongolia, circa il 1346 e si trasmise tramite la via della seta, poco per terra molto per il mare, così raggiungendo l’Europa. In Sicilia arrivò nel 1347 ampliandosi a tutto il continente e durò sino al 1353 mietendo un terzo della popolazione europea.  I maggiori diffusori della malattia furono i ratti infettati le cui pulci la trasmettevano all’uomo. Parliamo di questo tipo di peste perché si accosta molto all’attuale per gli effetti perniciosi sui polmoni, infatti, tre erano le forme virali: bubbonica, setticemica e, appunto, polmonare. La peste nel marzo del 1348 aveva raggiunto e contagiata Firenze. Dei colpiti, in genere solo quattro su dieci si salvavano e chi rimase in vita, si trovò ricco.

Di questo drammatico evento ce ne parla lo storico barghigiano Lodovico Verzani, figlio dell’ottocentesco sindaco di Barga dal 1875-87 avvocato Giovanni, in due articoli pubblicati su La Corsonna l’anno 1915 e che per titolo hanno: La peste sul territorio di Barga e le miracolose virtù di San Cristofano – Estate 1348; Lodovico Verzani, come il sottoscritto, sua volta rifacendosi alle storie di Barga scritte da un suo antenato vissuto nel Settecento, don Filippo Verzani.

Entrando nei fatti storici vediamo che all’epoca della “peste nera”, 1348, gli abitanti del territorio di Barga solo in parte ne furono afflitti e questo si vuole grazie all’intercessione del patrono San Cristofano cui si era rivolto lo speranzoso barghigiano.  Questa straordinaria e miracolosa evenienza fece decidere il Consiglio di Barga a istituire una perpetua festa il 19 febbraio, giorno in cui la Chiesa ricorda le “Traslazioni di Sant’Antonio da Padova”, di cui e non a caso, la terza traslazione si era avuta proprio l’anno 1350, quando il cardinale Boulogne, guarito dalla peste, volle donare alla basilica un prezioso reliquario che racchiudesse un resto del Santo, come fu fatto.   A questa festa di Barga, da celebrarsi nel Duomo con una Messa solenne, doveva intervenire tutto il Clero, il Magistrato del Comune e il Giusdicente, al termine la processione per tutta la Terra, cioè dentro il Castello.

In questi 1348 della “peste nera”, Barga e il suo territorio, che assommava meno di 2000 persone, da un anno era divenuta definitivamente fiorentina a tutti gli effetti, un processo iniziato l’anno 1342, però, allora rimanendo amministrata da Firenze e Lucca, appunto, sino al 1347. L’anno 1360 Barga avrà il suo Statuto che la legava a Firenze dove, tra le numerose feste da celebrarsi nella Terra di Barga si nota anche Sant’Antonio ma di preciso chi fosse non si dice. È aggiunto al termine dell’elenco con Santa Agata, quasi ci fosse stata una dimenticanza, che noi, per quanto detto sino ad ora, si pensa sia Sant’Antonio da Padova da poco preso in devozione dal Comune di Barga per la scampata falcidia dalla “peste nera”.

A proposito dello Statuto del 1360, all’interno c’è anche un possibile ricordo di ciò che fu la “peste nera” e come si comportò nel castello di Barga. Infatti, così come evidenzia anche il curatore della pubblicazione del libro, Mons. Don Lorenzo Angelini, si può leggere al capitolo 68 del secondo libro, che tratta degli Affari Straordinari, l’espresso riferimento ad una regola per il nuovo assegnamento di case in borgo a quelli del quartiere di Macchiaia, che lo stesso Angelini pensa si tratti di case rimaste vuote e senza padrone in riferimento alla peste di circa dieci anni prima.

Altro periodo di peste a Barga si ebbe nel corso dei primi decenni del secolo XV ma di cosa fu non lo sappiamo, anche perché nel nostro Archivio Comunale di quel periodo ci sono pochissime memorie.  (continua)

 

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Commenti

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  1. Ottimo Piergiuliano!

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