La lezione di Giuseppe Marchi, attuale oggi come settantacinque anni fa

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Il 26 dicembre nel comune di Barga non è il giorno in cui si ricorda solo la battaglia di Sommocolonia, la controffensiva tedesca di disturbo che inizio nella notte tra il 25 ed il 26 dicembre e che alla fine portò ad un troppo grande tributo di vittime tra partigiani, civili e soldati degli opposti schieramenti.

Il 26 dicembre del 1944 è anche il giorno in cui bisogna ricordare Giuseppe Marchi, di Pietro e di Italia Fontana, nato il 20 agosto del 1916. Abitava a Renaio e faceva l’operaio e dopo l’otto settembre impegnato prima con l’esercito in Francia, poi in Sicilia e poi a Roma, era fuggito alla cattura dei tedeschi ed era tornato a casa. Non era un partigiano per quello che si sa e non era nemmeno un militante di un partito politico, ma quel giorno decise che era arrivato il momento di combattere; di unirsi a coloro che stavano opponendosi ai tedeschi. Giuseppe fu ucciso in un’azione solitaria in Loc. Ai Santi il 26 dicembre del 1944, mentre combatteva contro gli oppressori nazisti e fascisti, colpito mortalmente alla gola.

Nessuno glielo aveva ordinato, nessuno glielo aveva chiesto in quel momento in cui tutti battevano in ritirata. Lo aveva deciso da solo, con la propria coscienza

“Santi – come scrisse nel 1969 lo storico Giorgio Spini cadde in combattimento su questi monti che lo videro nascere”

 “La sua è una storia altamente civile – dice ancora Spini -: rendiamo omaggio alla memoria di un combattente; ma un combattente che fu soprattutto un esempio di alto costume civile. E direi che è proprio per questo che il sacrificio della sua vita conserva così intatto il suo significato benché siano ormai passati venticinque anni (era il 1969 quando lo scrisse, oggi sono 75 anni ndr): perché è ancora una solenne, attuale lezione per tutti noi”

Belle parole, come belle parole sono state quelle pronunciate a Renaio lo scorso 26 dicembre dall’assessore del comune di Barga Lorenzo Tonini che è salito nella piccola frazione insieme ai componenti dell’ANPi ed ha portato una corona per Giuseppe Marchi e che poi ha intonato con tutti i presenti, tra i quali i famigliari di Marchi, “O Bella ciao”.

Un bel momento di ricordo per una persona che, come scrisse Spini, con il suo sacrificio ci porta con la stessa attualità di allora un grande insegnamento.

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