Fantasma d’Oriente (qiattordicesima puntata)

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30. GRECO – TURCO: DUE FACCE DUE RAZZE

Pierre, riprendendo il controllo dopo la visione di Azyadè, entra in un cortiletto con al centro una fontana maiolicata. Si siede ai bordi ed estrae un fazzoletto dalla tasca. Lo bagna e se lo passa sulla fronte, poi sul collo, fissando lo zampillo d’acqua. E’ assorto nei suoi pensieri, quando un uomo gli si avvicina.

ACHMED

(con fare entusiasta)

Loti! Tu sei Pierre Loti!

Pierre si sente toccare la spalla. Confuso, alza lo sguardo e mette a fuoco: un ragazzo alto e moro, leggermente stempiato, sta in piedi di fronte a lui.

ACHMED

Sono il tuo amico Achmed, ti ricordi di me?

PIERRE

Achmed! O mio Dio, sei proprio tu.

Pierre lo riconosce e si alza d’impeto. I due si abbracciano calorosamente.

PIERRE

Ti sei fatto un uomo, eri solo un ragazzino quando mi portavi in giro per Istanbul! Ma dimmi, hai notizie di Azyadè?

ACHMED

Azyadè, la donna d’harem?

PIERRE

Sì, lei.

ACHMED

Tu sei qui per lei?

PIERRE

Devo ritrovarla, Achmed.

Pierre è evidentemente agitato.

ACHMED

Io non ho visto lei da molto tempo.

In quel momento il Greco entra nel cortile con un sacchetto di carta in mano, accompagnato dall’Armena, che va a sedersi sui bordi della fontana.

IL GRECO

(calorosamente)

Monsieur Loti, ho comprato dei buonissimi lokum, di tutti i tipi. Prendete!

ACHMED

Non offrire al mio amico degli stupidi lokum! Non vedi che sta male? Tu chi sei?

PIERRE

E’ il mio interprete. Va tutto bene.

Lo tranquillizza Pierre, che sa già in che modo andrà a finire.

ACHMED

Interprete? Tu hai bisogno di un interprete? Tu parli turco. Io ricordo!

PIERRE

Tu ricordi, ma sono io che non ricordo bene la tua lingua. Non più.

ACHMED

Faccio io da interprete. Tu non spendi altri soldi con lui.

Insiste Achmed, scocciato del fatto che l’amico si faccia condurre per la città da un interprete Greco.

PIERRE

Ti prego, lascia stare, non voglio discussioni, non ho tempo, lui fa solo il suo lavoro. Sono qui da ieri e tra due giorni parto, devo trovare quella donna.

ACMHED

Io non capisco. Sei qui per cercare una donna, in due giorni, con un interprete che … da come si veste… è greco. Greco vero?

IL GRECO

Sono Greco, dell’Arcipelago, brutto turco arrogante!

I due si strattonano, Pierre interviene a dividerli.

PIERRE

(desolato)

Basta! Cosa fate? Io non tolgo il lavoro a nessuno. Lui continuerà a tradurre per me. Riguardo all’amicizia, Achmed, scusami, ma le ore scorrono e non posso fermarmi con te, mi spiace tanto.

ACMHED

Tu ti fermi con me. Noi andiamo in hammam e parliamo.

Dice perentorio Achmed, abbracciando Pierre.

PIERRE

(scusandosi)

Vorrei, ma non posso. Non ho tempo.

ACMHED

(con tono persuasivo)

Basta con questa storia. Tu vieni con me. Hai bisogno di pace, hai bisogno di pulire il tuo corpo e il tuo spirito.

Il GRECO

(in modo provocatorio)

Signor Loti, volete mica fare l’hammam con questo turco?

Occhi di fuoco di Achmed.

PIERRE

Sì. Lui ha ragione. Non posso continuare la mia ricerca in questo stato. E’ meglio che mi calmi e riprenda in mano la situazione.

ACHMED

Ehi, Greco! Tra un’ora qui.

Dice con tono strafottente Achmed al Greco, felice di aver vinto la partita e di essersi accaparrato l’amico.

Il Greco fa cenno di sì con la testa, incassando il colpo. Poi scrolla le spalle e va verso la fontana, allungando il sacchetto dei dolci lokum all’Armena, che inizia a mangiarli avidamente.

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