“Scarpette rosse” per la Settimana della Solidarietà

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Nel corso della XXV^ edizione della Settimana della Solidarietà organizzata dal GVS Barga ha avuto luogo un pomeriggio realizzato in collaborazione con l’ISI cittadino, incentrato sulla tematica della violenza contro le donne. L’appuntamento ha costituito la conclusione di un progetto dell’ISI – seguito dalle professoresse Silvia Redini e Maria Elena Bertoli e dal professor Leonardo Luongo – dedicato alla tematica “Educare alle differenze”. Ragazzi e spettatori hanno potuto assistere al pomeriggio “Scarpette rosse”, oggetto divenuto ormai simbolo della lotta alla violenza contro il mondo femminile e al silenzio che troppo spesso circonda questo tipo di violenza: nel 2009 un’artista messicana, Elina Chauvet, realizzò un’installazione dal titolo “Zapatos rojos” in memoria delle molte donne abusate e assassinate dalla malavita locale a Ciudad Juarez, cittadina ai confini tra Stati Uniti e Messico. Rosse come il sangue versato ma anche come l’energia vitale necessaria per ribellarsi ai maltrattamenti, ogni paio di calzature vuote rappresenta la traccia di una violenza subita e l’assenza di coloro che da quella violenza sono state cancellate; un sottile collegamento attraversa poi nei secoli la cultura, a partire dalle scarpette rosse di Dorothy nel mago di Oz per arrivare alla fiaba omonima di Andersen.

Il pomeriggio, introdotto dal giornalista Daniele Vanni, ha visto la rappresentazione di “Mai più sole” ad opera della compagnia teatrale Teatro Lucca – Se non ora quando. Questa compagnia, composta da una ventina di donne di ogni età, si è formata proprio per promuovere la sensibilizzazione a questa tematica attraverso spettacoli caratterizzati da recitazione, musica e letture: segnatamente oggetto dell’interesse del pomeriggio è stato il libro di Serena Dandini “Ferite a morte”, in cui l’autrice immagina, a partire da fatti di cronaca, una sorta di paradiso ultraterreno che ospita le donne vittime di violenza intente a riflettere sulle proprie storie.
La performance si è aperta con la proiezione del video “One billion rising”, campagna globale mirata a porre fine alla violenza sulle donne in tutte le sue forme: domestica, sessuale, sul lavoro, nello sfruttamento, nella povertà. Le interpreti hanno poi letto testi tratti dal libro della Dandini e ispirati ad altri episodi: dalla morte accidentale in una lite domestica alla fine per mano di un ex fidanzato violento, dall’assassinio in famiglia allo stalking, dalle pratiche sessuali che diventano violenza pura all’umiliazione sul lavoro, dai matrimoni combinati all’impossibilità di proseguire gli studi; un episodio quest’ultimo che ha riportato il pensiero alle ragazze nigeriane che in questi giorni sono ostaggio dell’arretratezza e della malvagità umana. Poi un momento toccante: dodici donne si sono alzate in mezzo alla sala con un lume acceso in mano recitando dei nomi. Anna Grazia Satta, Loretta Salemme, Vanessa Simonini, Alessandra Biagi, Cala Kalliannys Perez, Rajmonda Zefi, Laura Giannarini, Bruna Giannotti: le otto donne uccise in provincia di Lucca dal 2009 al 2012.
Sullo spettacolo ha riflettuto la psicologa Chiara Allegrini che di questa battaglia si è fatta portabandiera con l’associazione lucchese LUNA. Storie molto diverse, quelle raccontate oggi, che colpiscono per due elementi: la loro trasversalità (la violenza non conosce differenze di ceto, di età, di razza) e il fatto che tutte si siano svolte nella cerchia delle affettività. Il formarsi della ragnatela del controllo intorno alla vittima, la paura di denunciare, l’inspiegabile senso di colpa, gli ultimi incontri chiarificatori che quasi sempre si rivelano fatali. Le donne viste ancora oggi come streghe, da bruciare sui roghi ancora esistenti o da condannare per opera delle strane inquisizioni del terzo millennio.
Niente uccide peggio del silenzio e di questo argomento bisogna parlare, e parlarne ad altra voce. Una donna su nove, in base alle statistiche, ha subito una violenza almeno una volta nella vita. Bisogna superare la cortina della vergogna e trovare in sé stesse il coraggio, la dignità e la forza di prendere in mano la propria vita. Per questo esistono associazioni come LUNA, pronte a tendere la mano a chi ne ha bisogno. Per questo esistono anche gli affetti che ci circondano: chi sta accanto sarà il primo a voler aiutare chi ne ha bisogno. Va fatto non solo per il principio, ma in primo luogo per sé stesse, perché ciascuno ha il diritto ad una esistenza piena, bella e serena.
La presidente del GVS Myrna Magrini desidera ringraziare la compagnia teatrale, gli insegnanti e i ragazzi che hanno collaborato alla realizzazione di questo pomeriggio, confermando la disponibilità e il supporto dell’associazione ad affrontare tematiche quanto mai attuali e foriere di riflessione, nella speranza di sensibilizzare su questo importante argomento.

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